domenica 12 maggio 2019

Le valli monregalesi


San Michele M.vì - San Paolo - Monasterolo Casotto - Colla Bassa - Saint-Grée - Pamparato - Serra - San Giacomo di Roburent - Roburent - Montaldo di M.vì - Corsagliola - Vasco - Santuario di Vicoforte - Vicoforte - San Michele M.vì (Km 68)


Un aprile al di sotto delle aspettative si aggiusta all'ultima data utile grazie al giro che non ti aspetti. Le contingenze mi portano nel cuneese, e visto che è troppo presto per le grandi montagne e per la Langhe ci sarà tempo più avanti, tiro fuori dal cassetto un percorso incentrato sulle valli monregalesi, pensato anni fa ma mai messo in pratica, perché i posti non sono di quelli indimenticabili.

Altitudine variabile tra i 500 e i 1000 metri, paesaggi prevalentemente boscosi interrotti talvolta dall'apparire di alcuni dei peggiori scempi edilizi della Granda, cui fan da contraltare paesini al limite dell'abbandono nei quali risulta impossibile anche solo trovare un bar: non sono le premesse per un giro da consegnare agli annali, eppure una giornata dal clima finalmente perfetto, ancorché freddina, la lunga e inedita salita iniziale molto più bella di quanto immaginassi, e una cifra tecnica complessiva di tutto rispetto, ne fanno finora la miglior uscita dell'anno dopo la trasferta sul lago di Como.
Partenza da San Michele Mondovì, e dopo un solo chilometro si svolta a destra per una strada secondaria che segna l'inizio di 15 chilometri di ascesa. La salita, moderata e regolare nei primi quattro chilometri fino alla borgata Franchi, nei tre seguenti si incattivisce proponendo una serie di rampate davvero ripide, fortunatamente alternate ad altre più pedalabili, mentre il tratto che precede l'arrivo a Monasterolo Casotto è addirittura in decisa discesa, col risultato di perdere una cinquantina di metri di quota faticosamente guadagnati in precedenza.
Da questo punto, inizia una seconda parte di salita più continua, ma soprattutto più bella della prima, con la strada completamente deserta che supera prati e boschetti verdissimi, mentre sullo sfondo fa da contrasto all'azzurro del cielo la cornice imbiancata delle Alpi. Sono questi probabilmente i chilometri finora più piacevoli dell'anno, che culminano al raggiungimento della solitaria Colla Bassa, ai margini dei 1000 metri, da cui si dipartono sulla sinistra le discese per Lisio e Viola, che ignoro per proseguire diritto in direzione del santuario della Madonna della Neve e Saint-Grée. In questo tratto, si continua a salire su pendenze molto moderate, poi, raggiunto il santuario, comincia la tecnica discesa a Pamparato, interrotta da un paio di brevi ma secche contropendenze prima e dopo Saint-Grée.
Dal paese noto per i suoi biscotti di meliga, inizia la seconda salita di giornata, che in circa sei chilometri mi porterà a San Giacomo. Discretamente impegnativa solo nella prima metà fino a Serra, successivamente spiana e raggiungo senza problemi anche San Giacomo. Ho percorso una trentina di chilometri non impossibili ma neppure banali, e a questo punto faccio l'errore di non fermarmi a bere e mangiare qualcosa, con l'idea di farlo in uno dei paesi che attraverserò di lì a poco, magari già a Roburent, che mi aspetta quattro chilometri più in giù.
Purtroppo, in paese non incontro l'ombra di un bar e mi tocca proseguire per altri sei chilometri in rapida discesa, al termine dei quali lascio la strada per Torre e la fondovalle per attaccare la terza salita del giro. Sono in tutto cinque chilometri non particolarmente insidiosi, ma per la prima volta comincia ad affiorare un po' di stanchezza, compensata dalle belle visuali che da Montaldo in su si aprono sulla val Corsaglia e la pianura che si estende alle sue spalle, ma acuita dalla frustrazione di non trovare nessun punto di ristoro nei piccoli centri abitati che attraverso strada facendo.
La situazione non cambia quando scendo a Villero e Corsagliola, e tantomeno quando ripiego sul versante opposto della valle, più selvaggia e assolata dell'altra. Ho ormai superato la soglia dei 50 chilometri, e i quattro che seguono, in falsopiano a salire, sono i più dispendiosi del giorno, prima che una discesa bella filante mi porti a Vasco. Ormai ai limiti di una crisi di fame, attraverso tutto il paese, ma anche in questo caso non trovo nessun locale dove sostare, ma ormai sto per ritornare nel mondo civile, e dopo un'altra manciata di chilometri posso finalmente sedermi al tavolino di un bar nel piazzale del monumentale santuario di Vicoforte. Divoro un panino e prosciugo una Coca Cola, e infine con tutta calma percorro l'ultimo breve tratto di strada, fino a concludere un giro che ha offerto molto più del previsto e che mi fa tornare l'ottimismo dopo la mezza delusione di Planaval.

il meglio del giro

Percorso senza picchi straordinari ma di un livello qualitativo costantemente elevato, forse anche grazie alla stagione e alla giornata ideali.

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