mercoledì 6 aprile 2016

L'entroterra di Imperia


Diano Marina - Diano Calderina - Diano Serreta - Diano Gorleri - Imperia - Caramagna L.re - Vasia - Pantasina - Dolcedo - Bellissimi - Santa Brigida - Civezza - San Lorenzo al Mare - Imperia - Diano Marina (Km 65)


Secondo giro consecutivo nell'entroterra, disegnato sulla falsariga del primo, ma un po' più breve e teoricamente un po' meno impegnativo. Teoricamente, perché se è vero che il dislivello totale è minore di qualche centinaio di metri, lo è pure che alla lunga la fatica di due giorni prima si fa sentire e che i chilometri finali della salita di Santa Brigida hanno pendenze di tutto rispetto, maggiori rispetto a quelle del Ginestro. Ne esce comunque un giro coi fiocchi, dal punto di vista del paesaggio anche superiore a quello di Pasqua, e in definitiva è questo il risultato più importante da portare a casa al termine di una giornata in bicicletta.

Inoltre, questa volta c'è un bel cielo azzurro e il clima perfetto per pedalare. Il primo obiettivo è raggiungere Imperia, e stavolta scelgo di passare da Diano Gorleri, che scavalca Capo Berta un po' più su (e più in alto) rispetto al classico tracciato dell'Aurelia. Raggiungo quindi la zona del cimitero di Diano Marina, e da qui imbocco la strada in salita che mi porterà a scollinare attraverso i passaggi nelle frazioncine di Calderina, Serreta e appunto Gorleri. Per circa tre chilometri si sale col mare alle spalle al 5-6%, poi la strada spiana e si scollina in scioltezza a circa 200 metri di quota, un buon riscaldamento in attesa di asperità più probanti. La discesa è molto filante e più panoramica rispetto a quella della statale, con ampie viste sulla città in tutta la sua lunghezza e sul borgo storico di Porto Maurizio che svetta sul resto dell'abitato.
Rientrato sull'Aurelia all'ingresso in Oneglia, iniziano i cinque chilometri più trafficati del giorno, con l'attraversamento obbligato di Imperia da est verso ovest, fino a incrociare finalmente la rotonda con la deviazione per Vasia, distante dieci chilometri. Dopo un paio di chilometri pianeggianti che portano a Caramagna, inizia una salita molto simile a quella di Torria, con la strada che si inerpica con pendenze regolari in un mare di oliveti e rari tratti di macchia mediterranea, e quando dopo il primo chilometro si abbandona la strada principale per Dolcedo e si imbocca la solitaria provinciale per Vasia, anche gli ultimi rimasugli di traffico automobilistico diventano un ricordo. Non resta dunque che pedalare verso il paese ben distinguibile già dall'inizio della salita, peccato solo che le gambe girino un po' meno fluide rispetto a due giorni prima, ma il paesaggio è davvero meraviglioso e rilassante, con le alture coperte dai rinomati ulivi taggiaschi tra i quali spuntano qua e là piccole borgatine fuori dal tempo e dal mondo.
Quando poi raggiungo Vasia, lo spettacolo è tutt'altro che terminato, perché da qui la strada prosegue compiendo un lungo giro in quota che dopo i passaggi a Torretta e Pianavia arriva fino a Pantasina, dove si conclude la seconda salita del giorno, altra perla da ripetere in futuro.
Da Pantasina, ha inizio una discesa altrettanto bella di circa sette chilometri, a tratti abbastanza tecnica, ma che conosco bene per averla percorsa più volte in auto, e in salita pure in bici. Dopo aver superato Casa Carli e Molini di Prelà, raggiungo infine Dolcedo, dove senza soluzione di continuità comincia la terza e più dura salita del giorno, che in circa sei chilometri mi porterà alla cappella di Santa Brigida.
Sin dalle prime rampe mi rendo conto che faccio più fatica rispetto alle due salite precedenti, ma i primi quattro chilometri fino a Bellissimi sono abbastanza regolari e riesco a gestirli senza troppi problemi, pedalando con buon ritmo sempre nel contesto bucolico degli uliveti che si estendono a perdita d'occhio. All'ingresso di Bellissimi, paese nientemeno che delle mongolfiere di carta (!), uno stretto tornante a sinistra introduce agli ultimi due chilometri di salita. Immediatamente, le pendenze si inaspriscono di almeno un paio di punti percentuali, e appena oltrepassata la piccola frazione di Trincheri anche il paesaggio si adegua alle nuove condizioni, con gli ulivi che lasciano improvvisamente il posto a una boscaglia di arbusti e alberi ad alto fusto. La velocità cala sensibilmente, e per scongiurare guai peggiori mi sforzo di cambiare spesso posizione in sella, alzandomi sui pedali con frequenza maggiore al mio solito. Un po' alla volta percorro con pazienza le ultime rampe, e quando finalmente raggiungo il valico, lo spettacolo che si apre davanti ai miei occhi mi ripaga di tutta la fatica: la cappella in pietra di Santa Brigida, a un pugno di chilometri dal mare, svetta (in realtà sotto i 500 metri di altitudine) in un ambiente che pare di alta montagna per l'ampiezza dei panorami e soprattutto per la pace e il silenzio che vi regnano.
Dopo una sosta per bere e per godermi un po' di sole, sono pronto per la successiva discesa che in otto chilometri mi porterà a San Lorenzo: è una strada semplicemente stupenda, da godersi metro per metro col mare che si avvicina a ogni curva, l'affascinante passaggio in Civezza e quindi il ritorno ai colori (e ai rumori) forti della costa, fino al ricongiungimento con l'Aurelia. Fin dagli ultimi chilometri di salita pregustavo come giusta ricompensa alla fatica il finale in piano accompagnato dal vento alle spalle; invece, secondo la più classica legge del ciclista, dopo giorni di vento verso ponente, la direzione si è improvvisamente e misteriosamente invertita, e dunque eccomi a spingere un'altra volta controvento negli ultimi 15 chilometri, tanto per non alleggerire neppure per un metro lo sforzo della mattinata a cavallo di due ruote. Me ne faccio in fretta una ragione e supero con calma il saliscendi a lato del mare che separa San Lorenzo da Imperia, slalomeggio nel traffico di Porto Maurizio, e infine raggiungo l'area del porto di Oneglia attraverso il veloce lungomare Vespucci. I tre chilometri che separano Imperia da Diano li percorro infine lungo la pianeggiante strada 'incompiuta', a chiudere un giro che ha forse superato tutte le migliori aspettative.

il meglio del giro

La salita e la discesa di Santa Brigida mi hanno entusiasmato, come sempre sorprendente è la facilità di creare percorsi spettacolari e impegnativi a due passi dal mare: basta imboccare una qualsiasi strada che si distacca dalla costa e cominciare a pedalare, lontano da tutti i pensieri.

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