Malaussène - Touët-sur-Var - Rigaud - Beuil - Col de la Couillole - Roubion - Saint-Sauveur-sur-Tinée - Clans - Malaussène (Km 88)
Chiudo un ottimo agosto come l'avevo aperto, con una memorabile trasferta in Francia alla scoperta di una delle strade che considero tra le più straordinarie mai percorse in bicicletta. Questa volta, niente salite mitiche o vette di 2000 metri, ma all'apparenza la banale scalata di uno dei tanti colli - la Couillole - disseminati nel dipartimento delle Alpi Marittime, qualche decina di chilometri a nord di Nizza; in realtà, l'obiettivo primario del giro non è tanto di un colle di mezza montagna abbastanza anonimo, quanto l'attraversamento, nella parte centrale della salita delle Gorges du Cians, un fantastico canyon di cui avevo visto alcune foto qualche anno fa e che da allora era entrato tra i miei progetti ciclistici di medio-lungo termine. Dopo tanto tempo, arriva finalmente il giorno di andare alla scoperta anche di questa autentica meraviglia della natura, perfettamente coniugata col tracciato della strada, ardito e spettacolare, ma tutt'altro che invasivo.
Fisso il punto di partenza a Malaussène, più che altro perché mi ricorda il personaggio di Pennac, dove arrivo al termine di un viaggio in macchina comunque abbastanza agevole. Il giro, di per sé, è un classico anello con salita e discesa lungo due vallette laterali tributarie di quella principale, e la prima dozzina di chilometri attraverso i passaggi da Villar e Touët, è in effetti una tranquilla risalita della fondovalle del Var fino a raggiungere la confluenza col Cians, modesto torrentello che nei millenni è stato però in grado di disegnare un capolavoro aprendosi la strada tra le rocce rosse tipiche della zona.
Imboccata a destra la strada laterale, si comincia subito a salire moderatamente, con la strada che si fa largo in uno stretto budello di alte rocce a picco, uno spettacolo imponente ma tutto sommato già visto altrove, se proprio non ci si vuole far prendere troppo presto dall'entusiasmo, che per un paio di chilometri accompagna la pedalata in comodo falsopiano. Superato questo primo assaggio delle Gorges, la strada raggiunge Rigaud e per qualche chilometro prosegue in moderata salita coi connotati di una normalissima via di montagna, contornata da pini col torrente che scorre tranquillo sulla destra.
Improvvisamente, in corrispondenza con l'incrocio con la strada proveniente dal col de la Sinne, un paio di duri tornanti che si arrampicano sul fianco della montagna, fanno compiere un netto balzo che porta alla media valle del Cians, da dove ha inizio lo spettacolo indimenticabile dell'attraversamento delle Gorges: le rocce rosse in contrasto col verde degli alberi e l'azzurro del cielo, la strada scolpita a mezz'altezza lungo uno strapiombo spaventoso, il torrente che gorgoglia almeno 100 metri più in basso, tutto porta in pochi minuti in un ambiente selvaggio e inaspettato, claustrofobico e maestoso allo stesso tempo.
Per circa tre chilometri ci si arrampica lasciandosi di tanto in tanto alle spalle una breve galleria scavata nella roccia, ma è poi in corrispondenza delle quattro più lunghe che le Gorges danno il meglio di sé. Paralleli ai tunnel, si snodano infatti i tronconi più arditi della vecchia strada, oggi chiusi al traffico a motore e che solo la biciletta permette di esplorare in successione coi tempi giusti per non perdersi nemmeno un metro di questa sorprendente opera della natura. Lo scenario è davvero difficile da esprimere con le parole, e neppure le fotografie rendono appieno la bellezza dei budelli della Petite e della Grande Clue, con le altissime pareti che arrivano quasi a toccarsi e la stradina che si insinua in un strettissimo cunicolo nel quale perfino la luce stenta a penetrare.
Quando infine si arriva all'uscita della quarta galleria - aggirata, come la terza, da una strada priva di manutenzione e cosparsa da pericolose pietre taglienti che mi obbligano a qualche passaggio a piedi -, dopo poche centinaia di metri le Gorges terminano rapidamente come erano iniziate: nella parete rocciosa il rosso si sfuma col grigio, il torrente ritorna all'altezza della strada e la pineta riprende il posto del canyon rosso come la si era lasciata una decina di chilometri più in basso.
Da questo momento, il giro ridiventa un normale giro di montagna, tra prati e boschi del tutto simili a mille altri che si incontrano nell'arco alpino. Manca una manciata di chilometri alla stazione sciistica di Beuil, che raggiungo in capo ad alcuni facili e panoramici tornanti, e una volta raggiunto il centro del paese mi assale un dubbio: in alternativa alla strada che sulla destra porta al preventivato col de la Couillole, a sinistra c'è quella che prosegue fino al col de Valberg per poi ridiscendere alla valle del Var lungo le Gorges de Daluis, gemelle di quelle del Cians. Ci penso un attimo, poi decido di optare per la Couillole perché se la saltassi difficilmente tornerei ad affrontarla in futuro, mentre l'accoppiata Daluis - Cians è già lì bell'e pronta per un percorso nei prossimi anni.
I sette chilometri che distanziano Beuil dal colle, dopo una contropendenza di circa 500 metri, sono in ascesa regolare e via via più facile, salvo l'ultimo chilometro che porta ai 1678 metri del colle, nuovamente impegnativi, ma lo sforzo è di breve e una volta raggiunto il valico l'idea è che tutte le difficoltà siano ormai alle spalle.
In realtà, le cose non stanno proprio così. Innanzitutto, la discesa dalla Couillole a Saint-Sauveur-sur-Tinée, a parte i primi cinque chilometri scorrevoli fino a Roubion, è molto tecnica, con strada stretta, fondo in condizioni precarie, pendenze accentuate e burrone sulla destra che richiedono la massima attenzione; ma proprio quando mi ricongiungo infine alla fondovalle della Tinée pensando che i 30 chilometri finali saranno una tranquilla passeggiata fino alla macchina, ecco la brutta sorpresa che non mi aspettavo: avevo messo in preventivo lo stesso vento contrario già incontrato una settimana prima ridiscendendo la valle Argentina, ma quello che spazza violentemente la Tinée è qualcosa di mai visto, il lunghissimo falsopiano che scende fino alla valle del Var è un'interminabile galleria del vento, percorsa da raffiche forti e continue che rallentano l'andatura e costano un'inutile fatica aggiuntiva, unica macchia in una giornata altrimenti indimenticabile.
Solo quando raggiungo la fondovalle, il cambio di direzione mi riporta il vento in poppa per gli ultimi cinque chilometri, degna conclusione di uno dei giri più originali e remunerativi della mia pluridecennale carriera cicloturistica. Non resta che risalire in macchina e dare un arrivederci a presto a questo meraviglioso angolo di Francia.
il meglio del giro
Nessun dubbio: gli otto chilometri che attraversano le Gorges du Cians sono forse i più belli che abbia mai percorso in bicicletta.
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