Borgo San Dalmazzo - Fontanelle - Santuario di Sant'Antonio - Cerati - Colletto del Moro - Cerati - Boves - Fontanelle - Borgo San Dalmazzo (Km 20)
Per l'ultima uscita prima del classico appuntamento al seguito del Giro d'Italia, il progetto è un bel percorso a cavallo del Gesso con la doppia scalata al famigerato colletto del Moro e alla Madonna del Colletto dal duro versante di Valdieri; un meteo molto peggiore delle peggiori previsioni entra a gamba tesa sulle mie buone intenzioni e il risultato è un giro di 20 chilometri ma non privo di significato, visto che i due chilometri finali del Moro sono terrificanti, forse i più duri che mi siano mai capitati sotto le ruote.
il punto di partenza è fissato a Borgo San Dalmazzo, e già dal momento in cui scendo dalla macchina è chiaro che non raggiungerò mai la valle Stura, sopra la quale incombe un cielo nero come la pece, ma la speranza è almeno di chiudere un anellino con discesa in valle Vermenagna all'altezza di Robilante: anche questa aspettativa minima andrà strada facendo rivista al ribasso.
Dopo circa tre chilometri per superare il gesso e raggiungere il santuario di Fontanelle, abbandono la provinciale per Boves e imbocco la stradina che mi porterà direttamente a Cerati dopo uno scollinamento all'altezza del solitario santuario di Sant'Antonio. La salita misura poco più di un chilometro e mezzo, ma qualche tratto è decisamente ripido e una delle ultime rampette rasenta il 15%: affrontata a freddo, anche questa piccola asperità richiede un certo sforzo, ma non è che un'anteprima minima di quello che sta per arrivare.
Sceso velocemente a Cerati e svoltato a destra, inizia infatti subito la salita al colletto del Moro. Ero passato da queste parti solo una dozzina di anni fa, in occasione di un passaggio del Giro, e come sempre il ricordo non rendeva pienamente merito della realtà. Dopo poco più di un chilometro molto tranquillo a parte un breve tratto intorno all'8%, si attraversa un ponticello che come la porta dell'inferno introduce a 2000 metri di pura sofferenza. Per circa 700 metri, le pendenze si stabilizzano tra il 10 e il 13%, ma è subito dopo che in una semicurva di circa 200 metri di toccano le percentuali più alte, con una punta sopra il 20% che non ha bisogno di commenti: impegno massimo, ricerca spasmodica e vana di un rapporto più leggero del mio 25, velocità che scende ai 5 all'ora e infine l'arrivo all'agognatissimo tornante, che tuttavia non segna affatto la fine dei problemi.
Per altri 6-700 metri, si continua a salire tra l'11 e il 13%, che di fatto diventano il settore in cui "rifiatare" prima di un'altra tremenda rasoiata al 16%. Quando alzo la testa e mi trovo davanti quest'ultimo muro, ho davanti due alternative: stringere i denti e buttare tutte le forze sui pedali per un ultimo sforzo estremo, oppure prendere fiato un minuto e poi ripartire con calma. Inutile dire che opto per la seconda scelta e che raggiungo infine i 950 metri del colletto con grande fatica ma senza rischiare l'infarto.
Il tempo di una breve sosta e di due chiacchiere con un ciclista arrivato poco dopo di me, e dal versante di Robilante arriva una macchina coi tergicristalli attivi: è il segnale della ritirata immediata, che tuttavia non mi salverà da una discreata imbarcata d'acqua. La discesa, stretta, ripidissima e col fondo umido, va affrontata con la massima prudenza, e quando arrivo a Boves la pioggia è ormai diventata battente. Dando un'occhiata al cielo, non si intravvede nessun segno di una rapida inversione di tendenza, e quindi non mi resta che rassegnami a pedalare l'ultima mezza dozzina di chilometri sotto la pioggia, ma rispetto all'esperienza dei 2000 metri del Rombo di qualche mese fa, stavolta almeno non c'è da pagare il sovrappiù del freddo.
il meglio del giro
Per i fachiri, il colletto del Moro è una Zoncolan in miniatura; per chi ama le strade più tranquille e nascoste, quella che collega Fontanelle a Cerati è una bella chicca alla portata di tutti.
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