lunedì 18 giugno 2018

Il lago della Rovina


Valdieri - Entracque - Lago della Rovina - Entracque - Valdieri (Km 30)


Altro giro dimezzato per causa di forza maggiore, e ancora una volta a farne le spese è la Madonna del Colletto, che nell'ultimo paio d'anni sta diventando più inafferrabile della primula rossa. In attesa di poter finalmente scalare il valico tra le valli Gesso e Stura, in questo caso devo accontentarmi di un percorso a dir poco minimale, ma con discreti contenuti tecnici e cicloturistici, che mi vedrà salire da Valdieri al lago della Rovina, e ritorno sulla medesima strada.

E' una bella giornata, e la prima cosa che mi colpisce mentre faccio colazione nel bar della piazza centrale del paese è la grande quantità di ciclisti, tra i quali spicca un buon numero di donne; non so se si tratti di un caso o se in giornata sia in programma qualche gara o raduno, fatto sta che percorro i primi due chilometri verso Entracque superando una coppia di attempati ciclisti e poi un terzo che sale in mountain bike. Poco prima di arrivare in paese, lascio poi la strada principale per prendere a destra quella diretta alla grande diga del lago della Piastra: la salita comincia qui e terminerà solo 13 chilometri più in su, ai 1500 metri del lago della Rovina.
Saranno vent'anni che non vengo da queste parti, ma ricordo abbastanza bene le caratteristiche della strada, in particolare che la salita è divisa in due tronconi più o meno della stessa lunghezza: dal bivio di fondovalle si sale a scaloni fino a quello per San Giacomo, mentre da qui al termine non c'è praticamente più tregua, con la pendenza che balla sempre dalle parti del 10%. Il tratto più duro in assoluto è però il primissimo, con un breve rettilineo seguito da un curvone nei quali si raggiungono punte dell'11-12%, ma è un passaggio breve che a energie intatte si supera senza problemi.
Saltato questo primo ostacolo, si continua a salire senza difficoltà fino alla diga, con solo qualche rampa intorno al 7%, quindi si costeggia in piano il bel lago della Piastra e si perviene agevolmente al bivio per San Giacomo. Metà della salita è già alle spalle e fino a questo punto non ci sono stati problemi, ma basta prendere a destra la deviazione per il lago perché tutto cambi. Mancano sei chilometri e mezzo al termine, ma sono davvero difficili, fin dalle prime battute quando la strada si impenna penetrando in una scoscesa valletta laterale caratterizzata da pietraie contenute nei chilometri successivi da numerosi paravalanghe.
Riesco malgrado tutto a mantenere un ritmo discreto che mi permette a circa tre chilometri dal lago di mettere nel mirino una coppia di ciclisti che procedono ad andatura di poco inferiore alla mia e che per un buon tratto mi fanno da gradito punto di riferimento, fino al momento dell'aggancio che avviene quando mancano solo due chilometri alla fine. Per qualche centinaio di metri un po' meno ripidi procediamo insieme scambiando due chiacchiere, poi la strada si riassesta per un buon chilometro e mezzo al 10% e pur senza variare la mia cadenza finisco per distanziare gli estemporanei compagni di strada in quella che in gergo tecnico si definirebbe "selezione all'indietro". Un drittone all'11% introduce alle ultime dure curve e controcurve prima di raggiungere il livello del lago, attorno al quale sono ancora presenti abbondanti accumuli di neve. Gli ultimi 2-300 metri sono pianeggianti e mi sto preparando a una bella volata a bordo lago, quando vengo bruscamente bloccato proprio dalla neve che occupa tutta la sede stradale.
Poco male, mi fermo qualche minuto a godermi la tranquillità della testata di questa valletta nascosta dominata qualche centinaio di metri più in su dalla diga del Chiotas e dalle retrostanti cime di confine. La discesa, tecnica nella prima metà, mi riporta velocemente al punto di partenza, dove chiudo un giro certamente limitato nel chilometraggio, ma non inutile nel suo insieme, avendo riscoperto a distanza di tanti anni una di quelle strade che sembrano essere state concepite a misura di bicicletta.

il meglio del giro

I chilometri finali nobilitano per durezza e per bellezza una salita che da sola non spicca né per lunghezza né per quota raggiunta. Consigliata nel quadro di un percorso più completo.

Nessun commento:

Posta un commento