Châtillon - Antey-Saint-André - Valtournenche - Breuil-Cervinia - Valtournanche - Antey-Saint-André - Châtillon (Km 57)
Gli organizzatori del Giro d'Italia 2018 sono stati molto generosi col nord-ovest, disegnando in Piemonte e Valle d'Aosta le tre tappe decisive prima della farsa finale tra le buche e i sampietrini romani. Da Pratonevoso a Bardonecchia e a Cervinia ci sarebbe solo l'imbarazzo della scelta, ma è sulla tappa torinese (Finestre, Sestriere, Jaffereau) che da tempo avevo puntato gli occhi, e l'impresa "alla Coppi" di Chris Froome mi avrebbe dato ampiamente ragione. Purtroppo, alla fine spuntano cose più importanti di una giornata in bicicletta che mi inducono a ripiegare sulla tappa valdostana. Anche qui, le opzioni sarebbero molteplici, dallo Tsecore a una divagazione a Cheneil sopra Valtournenche, ma una volta sul posto vengo letteralmente trascinato dall'onda lunga dei suiveurs al traguardo di Cervinia, che comunque non avevo mai raggiunto partendo dal fondovalle.
Raggiunta Châtillon poco prima di mezzogiorno, ho tutto il tempo di prendermela con calma e le caratteristiche della salita, lunga e senza passaggi particolarmente cattivi asseconda il proposito di una giornata a basso tasso di competitività; semmai, è una prima parte piuttosto regolare, con pendenze tra il 6 e il 7%, che può indurre a forzare l'andatura più del dovuto, fatto sta che completo il primo terzo di salita fino ad Antey-Saint-André con una certa baldanza e qualche minuto di anticipo sulle mie previsioni.
In paese, confluiscono nel frattempo gruppi numerosi di ciclisti provenienti da Torgnon che risalgono la Valtournenche dopo aver scalato il Saint-Pantaleon: c'è gente molto più allenata di me, ma non è il caso di accodarsi a ruote più preformanti delle mie, anzi approfitto di qualche chilometro semi-pianeggiante per inserirmi in un gruppetto che procede tranquillo e riposarmi un po' in vista della ripresa della salita.
La strada torna in effetti a salire per un paio di chilometri su pendenze regolari, ma è solo dopo un ulteriore tratto in falsopiano all'altezza del lago di Maen che arriva il passaggio più duro della giornata con altri due chilometri all'8% medio, ma sopratutto con punte prolungate tra il 10 e il 12% quando si entra nell'abitato di Valtournenche. E' un settore che ricordavo bene dall'altra volta che l'avevo percorso e che in quell'occasione mi costò una crisi di crampi nei chilometri successivi, per cui faccio attenzione a non strafare, ma lo sforzo anche stavolta rischia di presentarmi il conto nel finale.
Dopo Valtournenche, mancano infatti altri nove chilometri prima raggiungere Cervinia, e tra i meno sei e i meno cinque, quando la pendenza si attesta nuovamente tra l'8 e il 9%, c'è un momento in cui affiora un po' di stanchezza che mi forza a diminuire abbastanza sensibilmente il ritmo. Poco male comunque, perché già ai meno quattro, insieme alla pendenza cala anche la sensazione di affaticamento e senza altri problemi raggiungo il lago Blu, all'altezza del quale termina di fatto la salita. Gli ultimi 1500 metri sono infatti quasi pianeggianti e l'arrivo al villaggio degli sponsor a 50 metri dallo striscione d'arrivo diventa una bella formalità.
Il tempo a Cervinia sta però cominciando a guastarsi, e come punto di osservazione della gara scelgo prudentemente i tornanti a 5 chilometri dalla fine. La corsa, dopo i fuochi d'artificio di Bardonecchia, ha da raccontare solo la vittoria di Nieve, la pronta risposta di Froome ai tentativi di Dumoulin e la crisona di Pinot che si gioca il podio, ma come sempre più dell'aspetto agonistico conta il piacere di trasformare a uno dei pochi eventi sportivi aperti davvero a tutti.
il meglio del giro
Salita molto regolare che avrebbe poco da ricordare, non fosse che si conclude ai piedi di una delle più belle montagne delle Alpi.
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