Pré-Saint-Didier - Morgex - Arpy - Colle San Carlo - La Thuile - Colle del Piccolo San Bernardo - La Thuile - Pré-Saint-Didier (Km 60)
Testa a Berlino, gambe sulle montagne della Valle d'Aosta, nella giornata sportivamente più lunga degli ultimi anni; e visto che in serata ci si giocherà il tetto d'Europa, per ingannare l'attesa faccio rotta proprio sul Monte Bianco, più precisamente sul durissimo colle San carlo, dopo il quale deciderò il da farsi, ma l'idea è comunque di non fermarsi lì.
La giornata fin dalle prime ore del mattino si preannuncia perfetta per pedalare in alta quota, e dopo un buona ora e mezza di macchina sono finalmente a Pré-Saint-Didier, pronto a montare in sella e sfidare a modo mio il gigante d'Europa. Per i primi chilometri in leggera discesa fino a Morgex, evito la statale percorrendo la strada sul versante nord della Dora, molto più tranquilla, al prezzo minimo di un primo chilometro in leggera salita, una specie di salatino in attesa della grande abbuffata che mi aspetta.
Entrato in Morgex, c'è appena il tempo di riscavalcare la Dora che cominciano i dieci chilometri e mezzo che mi porteranno al colle San Carlo: i 1050 metri di dislivello non lasciano margini di dubbio, col 10% di pendenza media quella che sto per affrontare è una delle salite più difficili e costanti della Valle d'Aosta, senza mai un metro per recuperare in caso di crisi. L'unico accorgimento quando si scala un ostacolo tanto impegnativo è quello di trovare in fretta un ritmo sostenibile e mantenerlo il più a lungo possibile, sperando che sia sufficiente.
Fin dalle prime pedalate ancora entro l'abitato di Morgex, la strada sale a doppia cifra, e così si prosegue quando si entra nel bosco e si raggiunge dopo un chiilometro la frazioncina di Montrotter, con unici momenti di relativo sollievo all'altezza dei tornanti, che mi impongo di prendere il più largo possibile per poi rilanciare lungo le ripide rampe successive. Il San carlo è tanto difficile da domare quanto facile da spiegare: la strada si snoda all'interno di una fresca pineta che se da un lato limita molto la vista sulla bassa valle, dall'altro ha il pregio fondamentale di evitare un bagno di sudore; tecnicamente, il discorso è ancora più semplice, perché la pendenza è sempre attestata al 10%, tranne nel quarto e nell'ottavo chilometro, dove la salita tocca i suoi passaggi più estremi con medie oltre l'11% e punte al 13% quando si affrontano interminabili e inesorabili drittoni.
Man mano che scorrono i chilometri, mi rendo tuttavia conto di essere in buona giornata e di riuscire a gestire senza eccessive sofferenze anche i tratti più duri, e quando dopo circa sette chilometri supero la borgata di Arpy, capisco che il San Carlo non mi riserverà altre brutte sorprese, a parte altri tre chilometri da guadagnarsi con fatica metro dopo metro, pedalata dopo pedalata; e quando nell'ultimo chilometro e mezzo, la pendenza si decide finalmente a scendere tra l'8 e il 9%, mi sembra addirittura che la salita sia finita e mi concedo una specie di sprint al rallentatore nell'ultimo rettilineo di 200 metri.
Raggiunti i 1950 metri del colle, sarebbe il momento di scendere a La Thuile, ma prima voglio togliermi lo sfizio di raggiungere lo splendido punto panoramico della Tête d'Arpy, cui si arriva percorrendo circa un chilometro di strada sterrata (in buona parte agibile anche con la bicicletta da corsa): un piccolo ulteriore sforzo ripagato da una meravigliosa vista sul massiccio del Monte Bianco che domina Courmayeur e tutta la valle sottostante. Peccato solo che le vette siano in parte coperte da qualche nuvola isolata, un presagio non positivo per la sera...
Dopo una breve sosta, torno velocemente al colle, dove nel frattempo sopraggiungono altri due ciclisti provenienti da Novara con i quali proseguirò per buona parte del percorso. La discesa ai 1450 metri di La Thuile è ampia e veloce, non fosse che talvolta si incontra qualche crepa e salto di troppo, niente di preoccupante, ma una cosa abbastanza inconsueta da queste parti.
A La Thuile, la strada si ricongiunge con la statale del Piccolo San Bernardo, e visto che sono andato meglio del previsto e per una volta non ho grossi problemi di orario, decido di affrontare anche questa seconda ascesa, con l'idea di superare i 2000 metri per la prima volta nell'anno. I chilometri alla vetta, che coincide col confine di Stato, sono circa 13, ma le caratteristiche di questa salita sono completamente diverse a quelle del San Carlo: le pendenze si mantengono su valori moderati per tutto il percorso, e l'impressione finale è che la punta di massima difficoltà del Piccolo San Bernardo raggiunga a stento il tratto con pendenza più agevole del San Carlo. Pedalo la prima metà della salita ad andatura men che turistica in compagnia dei due estemporanei compagni di viaggio, poi il ritmo diventa troppo blando e decido di procedere col mio passo fino al colle.
I chilometri si susseguono senza particolari strappi e, altra differenza rispetto al San Carlo, adesso la visuale è apertissima e maestosa, con qualche residuo di neve a bordo strada a conferire all'impresa un aspetto più eroico di quanto non sia in realtà.
A un paio di chilometri dal colle, in corrispondenza di uno dei tratti dalle pendenze più marcate, intorno all'8%, accuso un leggero mal di gambe, ma mi basta scalare un dente per superare anche quest'ultimo ostacolo prima che la strada spiani nettamente nell'ultimo mezzo chilometro, permettendomi un altro arrivo in volata.
Dopo qualche minuto di sosta in vetta, raggiunto anche dai due novaresi, ci concediamo insieme una bevuta in favore di sole prima della lunghissima discesa, nella quale stavolta sono io a lasciare via libera per scendere col mio solito passo tranquillo.
Tornato senza problemi a Pré-Saint-Didier, non mi resta che congedarmi dal gigante alpino e rientrare in città, dove ormai si respira a pieni polmoni l'aria del grande evento, e pazienza se alla fine Buffon e compagni dovranno mettere il piede a terra proprio all'ultimo chilometro, ci riproveranno ancora e alla fine anche il Monte Bianco si inchinerà.
il meglio del giro
Un giro perfetto dal primo all'ultimo chilometro. Il San carlo è una salita tostissima, ma presa col passo giusto non riserva sorprese; la deviazione alla Tête d'Arpy richiede pochi minuti ed è assolutamente consigliata; il Piccolo San Bernardo sarà pure il fratello minore del Grande, ma nella giornata giusta regala panorami che hanno poco da invidiare a passi più alti e rinomati.
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