Torino - Superga - Rivodora - San Mauro T.se - Torino (Km 28)
Quando la bicicletta come svago cede il passo agli incroci della vita, succede che per resettare si chieda aiuto alla bicicletta come medicina dell'anima, possedendo le due ruote, tra le altre cose, quella speciale capacità di impegnare testa e corpo, svuotandoli di pensieri e tossine. E così, sfruttando le giornate più lunghe dell'anno, dedico un paio di serate post-lavoro a faticare su e giù per la collina, andando a spulciare alcune delle salite più dure della zona. Per il primo giro, fari puntati soprattutto sulla salita inedita di Santa Brigida da Moncalieri; per il secondo, il piatto forte (e unico) è Superga dai Sassi.
Fa molto caldo quando parto da piazza Vittorio e comincio a pedalare verso Moncalieri, prima lungo la ciclabile e poi lungo il corso che abbandono all'ottavo chilometro per affrontare la modesta salitella che mi porta in breve davanti al castello; fin qui un tranquillo riscaldamento, ma basta girare l'angolo perché la prospettiva cambi radicalmente una volta imboccato il viale della Rimembranza, un tremendo drittone tra il 12 e il 15% che per un po' mi riporta a Malga Ciapela, non fosse che sono a due passi da Torino e che (per fortuna) qui la sofferenza dura meno di mezzo chilometro, prima che la salita prosegua su strada Santa Brigida. Avevo sentito parlare di questo muro, e devo dire che la realtà è ampiamente all'altezza della sua fama: durissimo.
Terminato il rettilineo, la salita prosegue decisa per oltre un chilometro e mezzo fino al bivio per Cavoretto, ma per quanto non manchino altri passaggi a doppia cifra, adesso si procede senza eccessivi problemi. Il tratto seguente fino a Cavoretto, circa tre chilometri, è prevalentemente in discesa, interrotta da una innocua contropendenza di qualche centinaio di metri; poi, dopo un ulteriore chilometro in discesa verso la città, arrivo al bivio per la val Pattonera che imbocco sulla destra. Anche in questo caso, si tratta di due chilometri molto impegnativi, coi primi 500 metri nuovamente su pendenze abbondantemente superiori al 10%, fino ad affiancare villa Somis; da qui, come nella salita precedente, si prosegue su pendenze serie ma tutto sommato umane per circa un chilometro e mezzo, poi la strada spiana fino a congiungersi di lì a poco con la strada di val Salice.
La parte più complicata del giro è ormai alle spalle, ma le difficoltà non sono finite, a cominciare dai tre chilometri che mancano per raggiungere il colle della Maddalena. Dopo la breve ma sempre apprezzata pausa del Pian del Lot, la strada ricomincia a salire con decisione, toccando punte del 10-11%, ma nel complesso si sale con discreta lena fino a scollinare al ventesimo chilometro. Sono più o meno a metà percorso, ma le difficoltà altimetriche sono pressoché tutte alle spalle.
Dopo una veloce discesa all'Eremo e il facile saliscendi fino a Pino, imbocco la Panoramica, bella strada in quota che unisce il centro abitato a Superga: dopo un paio di chilometri in leggero saliscendi, la strada ricomincia a salire verso il Monte Aman, ma stavolta su pendenze molto pedalabili che solo raramente superano il 5%. Una volta raggiunto l'abitato di Superga, non resta che l'ultimo strappo di poco meno di un chilometro al 9% per raggiungere la basilica e chiudere di fatto il giro: la decina di chilometri che mancano a terminare l'anello mi riportano ai Sassi e da lì a tornare al punto di partenza attraverso un trafficato corso Casale.
Se la sera del primo luglio è stata molto calda, quella del 2 è addirittura asfissiante e mi induce a ridurre al minimo la portata del giro, che impernierò sulla Sassi-Superga. L'afa che toglie il fiato e un traffico sostenuto, uniti alle tossine non ancora completamente smaltite del giorno prima, rendono lo sforzo più gravoso del dovuto, ma per fortuna sono in un periodo di buona gamba, e a parte un momento di difficoltà nel tratto più pendente prma di Pian Gambino, riesco a salire con un ritmo più che dignitoso. Arrivato al piazzale della basilica, è impressionante la cappa che ricopre la città, a malapena visibile da 400 metri più in su. Per la discesa, opto per il versante di Rivodora, abbastanza tecnico nella parte centrale, prima di rientrare da San Mauro.
il meglio del giro
La collina torinese non sarà magari esaltante, ma tecnicamente propone un'infinità di variazioni sul tema. Santa Brigida e val Pattonera sono belle e probanti, Superga e Maddalena da qualunque parte le si prenda sono i traguardi obbligati che non deludono mai.
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