Diano d'Alba - Montelupo Albese - Pedaggera - Serravalle Langhe - Bossolasco - Pedaggera - Arbi - Montezemolo - Arbi - Pedaggera - Bossolasco - Serravalle Langhe - Pedaggera - Montelupo Albese - Diano d'Alba (Km 90)
La breve ma intensa nevicata del primo sabato di marzo consegna agli annali una domenica da archiviare con cura nell'album dei ricordi. La compresenza di neve, sole e nebbia in bassa quota regala infatti una serie infinita di panorami a perdita d'occhio, eppure la giornata era sembrata iniziare col piede sbagliato. L'idea di partenza era di fare un po' di su e giù con partenza da Gallo, ma quando poco prima di mezzogiorno arrivo ad Alba, la città è ancora coperta da un fitto strato di nebbia e il termometro segna un grado, condizioni per me assolutamente fuori portata, e non ho né il tempo né la voglia di aspettare che la nebbia si dissolva. Non mi va in ogni caso di buttare via la giornata, e così non mi resta che salire sulla prima collina per verificare com'è la situazione in quota, poi si vedrà.
Mi dirigo quindi verso Diano immerso nelle nuvole, ed è solo quando manca mezzo chilometro al centro abitato che arriva la sorpresa più gradita: nell'uscire dall'ennesima curva, supero il livello della nebbia e scopro una stupenda giornata di sole. Arrivato in paese e prima ancora di muovere i pedali, il panorama è da togliere il fiato, col mare di nebbia che galleggia poche decine di metri sotto i 500 di Diano, i cucuzzoli delle colline più alte che spuntano come isolette coperte di neve e laggiù in fondo tutto l'arco alpino a svettare come un mondo a parte; uno scenario di una bellezza rara e intensa, come solo le Langhe sanno regalare in tutte le stagioni.
Resta il problema che il giro progettato sulla carta è diventato improponibile, perché scendere nelle fondovalle Tanaro, Belbo o Talloria significherebbe tornare dentro la nebbia che sono appena riuscito a scansare. Non resta che studiare un percorso in quota, cioè dirigermi verso Bossolasco e Murazzano, e poi decidere sul momento, in base alle sensazioni e al tempo a disposizione, anche se fin dalla partenza l'idea è di raggiungere Montezemolo, che mi pare di ricordare disti all'incirca 35 chilometri. La temperatura, d'altra parte, è sugli 8 gradi e tale si manterrà per tutto il pomeriggio, più che sopportabile con l'abbigliamento invernale.
Quando infine salgo in sella, i primi due chilometri in moderata discesa mi confermano che il freddo non sarà un grosso problema, e posso dunque concentrarmi sulla normale gestione delle energie e sulla molto più piacevole ammirazione di un paesaggio da favola. Alla discesina di partenza, segue la decina di chilometri più impegnativa del giorno che mi porterà alla Pedaggera in capo a una salita abbastanza continua fino a Tre Cunei ma mai complicata: l'importante è non forzare l'andatura e procedere a passo regolare.
Raggiunti i 720 metri della Pedaggera al termine di un ultimo strappetto, comincia una lunga ed esaltante andata e ritorno in cresta, oltre 60 chilometri a cavallo dei 700 metri, una spettacolare traversata sul crinale tra le valli Belbo e Tanaro, quasi interamente baciata dal sole e avvolta dal bianco della neve in contrasto con l'azzurro del cielo.
L'unico dubbio è fin dove protrarre il mangia-e-bevi, perché man mano che avanzo mi rendo conto che Montezemolo è più lontana di quanto ricordassi di una buona decina di chilometri, e il timore è che una crisi possa rovinare il finale di una giornata memorabile. Nel frattempo, supero Serravalle, raggiungo Bossolasco, scendo al passo della Bossola e risalgo a Murazzano e alla seconda Pedaggera, da dove entro nella più aspra Langa Cebana. Sono ai margini degli 800 metri di altitudine, e da qui comincia un tratto di una decina di chilometri con prevalenza di discesa che mi porta fino al quadrivio per Camerana e Sale delle Langhe. Quando arrivo alla rotondona, ho sulle gambe circa 40 chilometri, e siccome ne avevo messi in preventivo una settantina in totale, la tentazione di invertire la rotta è grande, non fosse che la vista del cartello dei quattro chilometri a Montezemolo mi induce a fare un altro piccolo sforzo.
Quest'ultima appendice è forse la più ondulata in assoluto, con rampe in salita e in discesa con pendenze abbastanza sensibili, ma alla fine raggiungo l'abitato e poi il congiungimento con la statale Ceva-Savona, praticamente al confine con la Liguria; obiettivo raggiunto, ma a questo punto la via del ritorno resta una bella incognita.
Dopo una breve sosta, mi decido a ripartire con l'idea di guardare il contachilometri il meno possibile e di concentrarmi sul ritmo della pedalata, soprattutto nei tratti in salita, che saranno brevi e pedalabili ma frequenti; in particolare, mi preoccupa l'arrivo in salita da affrontare con 90 chilometri sulle gambe, il che significa dover conservare un minimo di energia per evitare un finale in sofferenza.
Nel frattempo, sono appena ripartito da Montezemolo, ripercorro il tratto ondulato e quello in leggera salita fino alla Pedaggera, gestendo con attenzione l'uso dei rapporti e cercando di distrarmi assoporando la pedalata tra pendii coperti da un alto strato di neve, alla fine è proprio per questo che mi sono avventurato fin qua in una giornata come questa.
Dalla Pedaggera a Bossolasco sono un'altra dozzina di chilometri abbastanza mossi, e a differenza dell'andata ho già parecchia strada alle spalle, con conseguente affioramento dei primi segni di stanchezza. La salita dal passo della Bossola a Bossolasco è più faticosa di quanto l'altimetria potrebbe far supporre, ma quando al chilometro 70 raggiungo il paese, ho la consapevolezza che il peggio è superato. Il saliscendi da Bossolasco a Serravalle e alla Pedaggera non fa più male, e a questo punto non resta che godersi la lunga discesa per rifiatare prima dell'ultimissimo sforzo.
Quando arrivo ai piedi della salita finale, sono intanto rientrato nella Langa dei vigneti e il sole ha cominciato la sua discesa verso l'orizzonte. La nebbia si è nel frattempo completamente dissolta, e posso finalmente godermi anche lo spettacolo delle basse colline del dolcetto e del nebbiolo, dove gli scheletri neri e geometrici dei filari fanno da affascinante e suggestivo contrasto con lo sfondo bianco della neve. Ancora una foto, e sono pronto ad affrontare con una certa apprensione l'ultima asperità del giorno. Il timore è che il freddo e la stanchezza possano far spuntare un crampo, ma dopo poche centinaia di metri capisco che sto riuscendo a gestire la situazione senza affanni, e l'ultimo chilometro diventa il meritato premio a compimento di un giro straordinario sotto tutti i punti di vista.
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