lunedì 5 maggio 2014

La Sacra di San Michele


Torino - Collegno - Rivoli - Avigliana - Sacra di San Michele - Colle Braida - Valgioie - Giaveno - Colletta di Cumiana - Cumiana - Piossasco - Orbassano - Stupinigi - Torino (Km 90)


Primo Maggio e primo 1000 della stagione, primo percorso dal chilometraggio importante con annessa salita medio-lunga, ma soprattutto prima volta alla Sacra di San Michele e al colle Braida per un giro superclassico che in passato in più occasioni avevo dovuto cancellare e rimandare. L'occasione buona arriva tuttavia in un momento piuttosto delicato, con l'allenamento ai minimi sindacali e con parecchi dubbi instillati dall'ultima, faticosissima uscita di pochi giorni fa. La prima tentazione è di dare una bella sforbiciata al chilometraggio raggiungendo Avigliana in treno, ma a parte la macchinosità della cosa, uno degli obiettivi secondari del giro era l'attraversamento di tutta la città deserta per la concomitanza dei ponti festivi, e dunque via col percorso completo. Per una volta non ho nessun vincolo coi tempi e in un modo o nell'altro a casa ci tornerò, anche se prevedo con parecchia sofferenza.
Parto di buon mattino con quei pochi rimasti in città evidentemente ancora sotto le coperte, perché percorro tutto corso Francia da piazza Statuto a Rivoli incontrando un traffico simile a quello di certe viuzze sperdute tra le colline, una sensazione strana che prosegue nei dieci chilometri di statale, normalmente trafficatissima, tra Rivoli e Avigliana. I 25 chilometri pianeggianti che avrei teoricamente potuto tagliare sono filati via che è un piacere, col vantaggio di aver 'fatto la gamba' in vista dell'imminente salita, oltre a quello di vedere la Sacra, piazzata lassù a guardia della valle, avvicinarsi poco per volta.
Tra Avigliana e l'imbocco della salita, ci sono un paio di chilometri col passaggio degno di nota tra i due laghi, la strada costeggia infatti per un buon tratto le sponde del lago Grande. Peccato solo che il cielo grigio offuschi i contrasti dei colori, ma le nuvole stratificate sono le benvenute dal momento che mi eviteranno una cascata di sudore lungo i chilometri che mi porteranno ai 1007 metri del colle Braida.
La salita misura undici chilometri ed ha il grosso pregio di essere lineare: primi cinque chilometri pedalabili con pendenze dal 5 al 7%, poi un breve tratto in contropendenza per rifiatare e infine gli ultimi cinque chilometri duri ma costanti, all'8-9%, intervallati dalla deviazione per la Sacra.
La prima cosa che mi colpisce è la massiccia presenza di ciclisti, sembra che tutti oggi abbiano deciso di fare lo stesso giro. Qualcuno lo raggiungo, qualcuno mi supera, un paio mi sverniciano letteralmente, ma quel che conta per me è mantenere il mio passo, anche perché una volta in cima di strada da fare che ne sarà ancora tanta e so bene che se si entra in crisi la pianura può far male quanto la salita. La regolarità della salita mi dà una bella mano a trovare e mantenere la cadenza giusta, e da parte mia devo solo fare attenzione a trovare i rapporti giusti; anche in questo caso, presto fatto: 39x21 nella prima parte, 39x25 nella seconda.
I primi cinque chilometri, facili e privi di scorci panoramici significativi, scorrono veloci, poi, dopo il tratto in discesa, arriva il settore più temuto che non farà più sconti e mi darà l'idea definitiva del mio stato di forma.
Quando la strada riprende a salire, mi impongo di non badare ai ciclisti che ad andatura ridotta sembrano adesso sospesi poco sopra di me, inutile fare uno sforzo per raggiungere qualcuno se poi molto probabilmente lo dovrò pagare successivamente. Quello che invece mi sarà di aiuto in questa fase è la presenza di traguardi intermedi: dopo un chilometro di salita compare per la prima volta la mole imponente della Sacra, dopo un altro si attraversa l'abitato di San Pietro, dopo il terzo si raggiunge il bivio per la Sacra che imbocco dribblando un paio di bancarelle. C'è da percorrere solo mezzo chilometro, questo sì molto discontinuo, ma ne vale la pena per arrivare al cospetto del monumento simbolo del Piemonte, dal cui piazzale si gode peraltro di una splendida vista che va dalla Bassa Val di Susa fino a Torino, coperta da un sinistro strato di smog, e la sua collina.
Dopo una breve sosta per qualche foto, torno sulla strada principale per affrontare gli ultimi due chilometri di salita, anche questi intervallati dal passaggio in una borgatina di cui nemmeno ricordo il nome. Nell'ultimo chilometro comincia ad affiorare un po' di fatica, ma niente che non si possa sopportare, e colle ormai vicino, con gli ultimi 200 metri che finalmente spianano, mi dà la spinta per un finale addirittura in volata.
La discesa verso Giaveno e la val Sangone, a parte il primo chilometro un po' gibboso, è larga e scorrevole, e arrivo in fretta in paese, con ormai 50 chilometri sulle gambe.
Il grosso delle difficoltà altimetriche è alle spalle, ma per arrivare a Cumiana devo ancora scalare l'omonima Colletta. Niente più di un paio di chilometri di salita, ma a parte un breve tratto centrale in falsopiano, per il resto le pendenze sono ancora intorno all'8%, e con le energie ormai agli sgoccioli mi sembra di faticare più qui che sul Braida. Ben venga dunque lo scollinamento e la successiva discesa a Cumiana, dove mi fermo a un bar per riposare un po' e mangiare qualcosa. Non mi sento particolarmente affaticato, ma mancano ancora 35 chilometri per chiudere il giro, su strade peraltro molto noiose, rettilinei infiniti con niente intorno per distrarsi, almeno fino a poco prima di Stupinigi.
La sorpresa positiva è che le gambe rispondono più che bene anche nella decina di chilometri tra Piossasco e Orbassano, dove solo un paio di rotonde impongono un breve cambio di ritmo e di posizione in sella. Arrivato a Stupinigi, manca ancora una decina di chilometri da percorrere ancora lungo i corsi semideserti della città, ma quando infine scendo di sella la sensazione è di non aver dato tutto per quanto il giro abbia rasentato il mio limite attuale. Un ottimo risultato dopo le pene di cinque giorni prima, e domenica si replica sulle strade delle Langhe.

Nessun commento:

Posta un commento