giovedì 8 maggio 2014

Le Langhe che non tradiscono mai


Cherasco - Vergne - Barolo - Monforte - Dogliani - Somano - Bossolasco - Serravalle Langhe - Pedaggera - Sinio - Gallo d'Alba - Pollenzo - Cherasco (Km 78)


Altro giro piuttosto lungo e impegnativo dopo soli tre giorni dalla scalata alla Sacra e un'ora buona di corsa la mattina precedente, con conseguente indolenzimento dei muscoli normalmente meno impegnati in bicicletta. Il percorso programmato in settimana doveva essere un po' più breve e snodarsi al confine tra alessandrino e genovese, poi un piccolo imprevisto mi impone una puntata nel cuneese e dunque trasferta spostata nel cuore delle Langhe. Vista la giornata climaticamente perfetta, ne guadagna certamente il valore turistico dell'uscita e forse anche quello tecnico, mentre non posso dire che le strade percorse si distinguano per originalità, avendole battute in lungo e in largo nel corso degli anni. L'aspetto positivo è che l'ottima conoscenza dei luoghi mi consente di avere sempre la situazione sotto controllo, con ben chiara in mente una serie di alternative valide da sfruttare secondo le necessità del momento, come in effetti avverrà nell'ultima parte del giro.
L'idea di base prevede partenza da Cherasco e poi un giro più o meno a zonzo per le colline, secondo quel che mi diranno le gambe strada facendo, privilegiando però salite morbide e strade panoramiche piuttosto che muri spezzagambe o la ricerca di qualche remota striscia d'asfalto. La prima destinazione è Dogliani, e la soluzione più semplice sarebbe percorrere la fondovalle Tanaro fino a Monchiero e poi il successivo falsopiano di cinque chilometri, però si tratta di strade trafficate e noiose, per cui arrivato dopo 7-8 chilometri al bivio per Vergne decido di imboccare la salita per poi proseguire in direzione di Barolo e Monforte; in sostanza, dopo un brevissimo riscaldamento mi addentro subito nel cuore delle Langhe.
La salita di Vergne è lunga quattro chilometri e in linea di massima sempre pedalabile. La affronto a buon ritmo e senza problemi arrivo al cimitero, dove la strada spiana prima di proporre le due rampe più impegnative nell'attraversamento del paese fino alla rotonda da cui partono le deviazioni per La Morra e per Barolo. In un trionfo di vigneti che cominciano a verdeggiare, mi lascio alle spalle la prima asperità del giorno e comincio la tortuosa ma veloce discesa che nel giro di pochi minuti mi porta al centro di Barolo, da dove proseguo lungo la provinciale in direzione di Monforte. Dall'uscita da Barolo, la strada riprende a salire su pendenze più simili a un falsopiano, e ne approfitto per spegnere un po' il cervello e pedalare col pilota automatico assaporando la bellezza unica di questi luoghi che sembrano fatti apposta per distenderci i nervi in bicicletta. Ignorato il bivio per Novello, la strada scende leggermente fino a ricongiungeri con quella proveniente da Monchiero e diretta a Monforte.
A questo punto, si ricomincia a salire per un paio di chilometri proponendo pendenze un po' più impegnative nel primo e nell'ultimo tratto: siamo al 7-8%, ma insieme a qualche settore della salita successiva, sono questi i punti più ripidi di tutto il giro. Si tratta in ogni caso di ordinaria amministrazione ed entro in scioltezza nella piazzetta centrale del paese, dove mi concedo una sosta per mangiare con circa venti chilometri di divertente saliscendi percorsi. Un buon tagliere di formaggi e un tortino alla nocciola gustati annotando il gran numeri di ciclisti e cicliste che transitano in paese, e sono pronto a tornare in sella con prossima destinazione Dogliani. Ricordavo i sette chilometri in leggera discesa che separano i due centri come alcuni tra i più anonimi di tutta la Langa, in realtà la prima parte offre ancora molti scorci panoramici degni di nota, mentre nella seconda la strada entra nella boscaglia perdendo tutta la poesia.
Arrivo a Dogliani tagliando fuori tutto il centro, già sulla strada che esce dal paese verso i centri dell'Alta Langa. Si sale subito, per quanto su pendenze assai moderate, e si continuerà a farlo per tutti i dieci chilometri che mi separano da Bossolasco. È una salita bellissima, che conosco a menadito ma che non faccio da parecchi anni, motivo in più per prenderla con calma e godermela pedalata dopo pedalata. Lasciati alle spalle i bivi per Serravalle e per Bonvicino, si comincia a progressivamente a salire per circa tre chilometri verso Somano, piccolo centro abitato posto più o meno a metà strada tra Dogliani e Bossolasco. In questo tratto, la strada s'incunea in una valletta poco panoramica, in compenso è qui che si incontrano i tratti più difficili, in particolare lungo la rampa che dal cimitero porta al centro del paesino. Si sale comunque con regolarità, raggiungendo la pendenza massima dell'8% su tratti molto brevi, per il resto siamo intorno al 5-6%.
Superato il paese con un ampio e pianeggiante curvone a destra, si entra nella seconda parte della salita, forse poco significativa per gli amanti dell'impresa a tutti i costi, ma a mio parere tra le più spettacolari che si possano percorrere in zona. Fin dal primo tornante sopra Somano, al di là della linea delle colline comincia a spuntare quella delle Alpi, sovrastata dalla piramide inconfondibile del Monviso che da questo momento mi terrà compagnia praticamente fino a fine giro. La strada sale tranquilla seguendo una serie di larghi tornanti, solcando dapprima una distesa di noccioleti e poi risalendo poco alla volta gli ampi e verdissimi pascoli che ricoprono questo versante. In questo tratto, la vegetazione è abbastanza scarsa, e la visuale su buona parte della Bassa langa e verso la pianura in giornate terse come questa può estendersi a dismisura. È quasi un peccato quando si arriva alla chiesetta della Madonna della Neve, a un paio di chilometri da Bossolasco, e dopo una svolta a sinistra la strada prosegue in falsopiano ma con la panoramica chiusa dalla linea aggirata del crinale della collina, ora frapposta alla valle sottostante.
Vale dunque la pena di fare il punto della situazione fisica, perché al di là della piacevolezza del percorso, il dislivello accumulato comincia a essere discretamente rilevante ed è quindi il caso di pianificare la seconda metà del giro, perché da qualche chilometro le gambe non girano più fluide come prima. Per cominciare, ci sono da percorrere i sei chilometri in cresta che mi separano dalla Pedaggera, sfidando un'aria piuttosto frizzante, poi si scende a Sinio attraverso una dozzina di divertenti tornanti, e da qui a Gallo attraverso un falsopiano in discesa di circa otto chilometri che sulla destra mi regala l'ultima cartolina del giorno col castello di Grinzane Cavour che sormonta una bassa collinetta coporta di vigneti.
A Gallo, i chilometri sono nel frattempo diventati 60 e s'impone l'ultima scelta per il ritorno a Cherasco: da un lato, la scelta più allettante prevederebbe la salita a La Morra dall'impegnativo versante di Santa Maria e successiva discesa a Cherasco; dall'altro, quella più prudente consiglia di girare intorno alla collina, seguendo il corso del Tanaro fino a Pollenzo. Sono convinto che con qualche fatica potrei portare a casa anche la salita di La Morra, ma il giro è già stato più che appagante e non voglio rischiare di rovinarne il ricordo con un'inutile sofferenza finale, per cui opto per la soluzione più tranquilla, regalandomi una chiusura con una quindicina di chilometri di pianura che supero d'inerzia fino ad arrivare ai piedi di Cherasco, appena dopo il passaggio sul ponte del fume Stura, da dove si svolta a sinistra e si attacca la salita al centro del paese.
Si tratta di uno sbalzo all'insù di meno di un chilometro ma decisamente duro, con pendenze che si aggirano sempre intorno al 10% e talvolta superano la soglia, ma è davvero l'ultimo sforzo della giornata e mi basta controllare l'andatura per superare senza troppi affanni anche questo ostacolo e chiudere con piena soddisfazione la seconda ottima uscita nel giro di tre giorni.

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