venerdì 23 maggio 2014

Selvaggio Appennino


Isola del Cantone - Sottovalle - Carrosio - Bosio - Monte Lanzone - Voltaggio - Fraconalto - Porale - Ronco Scrivia - Isola del Cantone (Km 59)


Giro intenso e interessante sulle alture appenniniche al confine tra alessandrino e genovese. Prima uscita con dislivello abbondantemente al di sopra dei 1000 metri, tanti chilometri in salita e altrettanti in discesa attraverso prati e boschi solitari di tanto in tanto punteggiati da qualche paesino perfettamente inserito nel contesto bucolico dei luoghi attraversati. Un giro quasi perfetto, non fosse per un paio di piccoli nei: il primo è che un percorso che non arriva a toccare gli 800 metri di quota è di per sé un po' limitato, per quanto le caratteristiche ambientali abbiano poco o nulla di collinare e molto di montano (per rendere l'idea, i 900 metri di Mombarcaro sono dal punto di vista del contesto territoriale decisamente più 'collinari' dei 700 di Porale); il secondo, più soggettivo e già riscontrato in altre uscite in zona, è una vaga ma perdurante sensazione di incompiutezza, come se la strada non puntasse a una meta o un obiettivo preciso, ma si avvitasse su sé stessa lungo una serie di non-luoghi, affascinanti e spesso incontaminati, ma privi di una chiara caratterizzazione - naturale o antropica - capace di dare al giro una connotazione definita (per rendere un'altra volta l'idea, è mancato il passaggio cruciale accanto a un 'castello nella pietra', né si può paragonare il profilo del Tobbio a quello del Monviso...).
Come punto di avvio, scelgo Isola del Cantone, comune più settentrionale della Liguria, per un percorso che di strettamente ligure avrà in realtà soltanto i punti di partenza e di arrivo, e che per il resto si snoderà quasi interamente in provincia di Alessandria. I primi sei chilometri lungo la statale della valle Scrivia fino alla frazione Rigoroso di Arquata Scrivia si ricordano solo per l'ingresso in Piemonte, poi arrivo al bivio a sinistra per Sottovalle, supero la ferrovia, e nel giro di quattro pedalate lo scenario cambia radicalmente: la prima salita del giorno misura poco più di tre chilometri ma è una salita vera, strada stretta intrufolata nel bosco e soprattutto pendenze importanti. Nel primo chilometro si supera a ripetizione la soglia del 10%, poi, dopo un tratto pedalabile, si torna a salire tra l'8 e il 10%. Non c'è granché per distrarsi durante la dura ascesa, ma il giro è appena all'inizio e supero l'ostacolo senza problemi, poi un breve stacco in discesa mi introduce all'abitato di Sottovalle da cui parte una ripidissima discesa verso Carrosio in val di Lemme. Il primo chilometro è un'autentica picchiata verso un verde e aperto falsopiano, poi le pendenze si fanno normali e la strada rientra nel bosco fino a spuntare sul ponte sopra il Lemme che precede l'arrivo in Carrosio, da dove raggiungo la provinciale e il successivo bivio per Bosio, lontano cinque chilometri.
I due paesini sono separati da una collinetta che mi impone una nuova risalita di un paio di chilometri che non presenta altra difficoltà se non una rampetta dura all'inizia e un'altra intorno al 7% verso la fine. Per il resto, si pedala senza problemi per poi scendere velocemente fino alla provinciale proveniente da Gavi e diretta alle Capanne di Marcarolo. Per circa tre chilometri, attraverso Bosio e poi fino al bivio per Ovada, si sale ancora moderatamente lungo una bella strada che ora affaccia sulle colline ovadesi, poi si svolta a sinistra verso le Capanne e inizia la salita vera e propria verso il Monte Lanzone, quattro chilometri e mezzo più su. È una salita che ho già percorso qualche anno fa e che ricordavo abbastanza regolare, ma mi pareva che le pendenze fossero un po' più morbide, invece si sale sulla media del 7% con qualche puntata all'8-9% e solo un tratto in cui rifiatare al quarto chilometro; particolarmente insidioso l'ultimo curvone con lo scollinamento in vista sulla destra che però sembra non arrivare mai, e ultimo rettilineo ancora intorno all'8%, il tutto reso ancor più duro da un fortissimo vento contrario.
Arrivato alla vetta, che coi suoi 744 metri di altitudine rappresenterà la Cima Coppi del giorno, di fronte a me si apre una bella vista sui verdissimi Appennini Liguri, dominati in questo punto dalla piramide del Monte Tobbio sormontato da una chiesetta; in basso sulla destra, le acque del Gorzente, al fondo di una discreta gola che rende leggermene inquietante il primo tratto di discesa fino al passo degli Eremiti, da cui imbocco sulla sinistra la strada per Voltaggio. La discesa, fin qui abbastanza filante al di là della vicinanza del dirupo, diventa tecnica dopo il bivio, con curve strette e pendenze accentuate che rallentano forzatamente l'andatura fino all'ingresso in paese atraverso uno sconnesso guado in cemento.
A Voltaggio, raggiungo nuovamente la provinciale della val di Lemme, per lasciarla subito dopo in corrispondenza del bivio per il passo della Castagnola, che tuttavia raggiungerò in discesa. Ho alle spalle 37 chlometri, ma soprattutto già parecchia salita, quando attacco i cinque chilometri più difficili del giorno che mi porteranno a Fraconalto, sparuto paesetto in cima a un cucuzzolo affacciato sui monti liguri. I primi tre chilometri e mezzo si percorrono sulla strada principale su pendenze regolari intoro al 6-7%, salvo una brevissima rampetta molto velenosa e un'ultima parte per contro decisamente più pedalabile; poi, con un certo timore dovuto al dislivello non indifferente già caricato sulle gambe, arrivo al temuto bivio per Fraconalto. In teoria, potrei ignorarlo e puntare direttamente il passo della Castagnola, ma quel paesino rappresenta uno degli obiettivi di giornata, e dunque eccomi ad affrontare il tratto più duro del giorno. Si sale a strappi, con rampe feroci ben sopra il 10% alternate ad altre in cui riprendere fiato. Le energie sono quelle che sono a questo punto, ma salendo senza strafare non ho mai la sensazione di una crisi imminente, finché dopo un tornante a destra mi trovo di fronte un autentico muro che stimo sopra il 15% e che mi costringe al massimo sforzo. La rasoiata è per fortuna tanto improvvisa quanto breve, e passata la tempesta esco dal bosco portandomi su un bel pendio prativo da cui si score in alto l'abitato di Fraconalto. Ancora una curva abbastanza impegnativa, un breve tratto in piano, ed ecco finalmente la rampa di accesso al paese, ancora a doppia cifra, ma ormai scavalcata quasi di slancio.
La discesa di un paio di chilometri, su strada larga e filante, porta direttamente al passo della Castagnola, dove mi limito ad attraversare la strada per imboccare sul lato opposto la deviazione per Porale, ultima fatica della giornata. Sono in tutto tre chilometri al cospetto del Monte Alpe di Porale, dall'aspetto particolrmente alpino ma dall'altitudine modesta (poco più di 800 metri in vetta, la strada scollina circa 100 metri più in basso). Il primo chilometro fino alla frazione Chiappa è in realtà un tranquillo saliscendi, poi si comincia a salire incontrando di tanto in tanto pendenze significative intorno al 10%, ma si tratta dell'ultimissimo sforzo del giorno e il piacere delle belle panoramiche verso la valle Scrivia prevale di gran lunga sulla fatica necessaria per lasciarmi alle spalle anche quest'ultima asperità.
Dopo lo scollinamento e il ritorno geografico in Liguria, discesa molto tecnica su Ronco Scrivia, reimmissione sulla statale e ultimi quattro chilometri velocissimi per chiudere un buon giro allenante e fuori dagli schemi.

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