martedì 9 aprile 2013

Tra Orba e Bormida


Predosa - Rocca Grimalda - Carpeneto - Montaldo B.da - Trisobbio - Cremolino - Morsasco - Orsara B.da - Rivalta B.da - Castelnuovo B.da - Sezzadio - Predosa (Km 57,8)


Meteo ancora molto incerto - pioggia e freddo in mattinata - e percorso rivisitato e corretto alla meno peggio per la terza uscita dell'anno, che richiede ancora l'abbigliamento invernale. Ne esce alla fine un giro discreto, tracciato in un lembo di territorio alessandrino a me del tutto sconosciuto, sulle collinette tra Ovada e Acqui delimitate dai corsi dell'Orba e del Bormida: il giudizio finale è tutto sommato positivo, anche se la giornata non è delle migliori, ed è sempre difficile riuscire ad apprezzare al primo assaggio, per di più abbastanza frettoloso, una zona mai vista prima.
Partenza ritardata rispetto al previsto e spostata a Predosa con l'intento, non riuscito, di contenere la lunghezza del percorso entro i 50 chilometri pur mantenendo intatto il tratto collinare disegnato nei giorni precedenti. Dato che il percorso sarà tutto inedito, l'intento è di toccare il maggior numero di paesi, e pazienza se questo significa girovagare su e giù senza seguire un chiaro filo logico.
Primi sette chilometri di riscaldamento lungo la strada per Ovada, buoni per valutare una temperatura accettabile e un cielo grigio che per fortuna non tradurrà in pratica la sua minaccia, poi svolta a destra e attacco della prima salita del giorno, la più lunga coi suoi quattro chilometri verso Rocca Grimalda, ma anche la più pedalabile. Il panorama di contorno fa intuire delle buone potenzialità, ma come la settimana scorsa nelle Langhe, non è questa la stagione migliore per aggirarsi da queste parti. Tanto vale concentrarsi sull'aspetto tecnico, e guadagnare senza affanni quella quota 300 da cui tra un'infinità di saliscendi non mi staccherò per una ventina di chilometri.
Altri quattro chilometri senza un metro in piano ma abbastanza agevoli, ed eccomi raggiungere la sommità del bricco prospiciente in quel di Carpeneto, paesello sormontato dalla mole di un bel castello medievale. Da qui, altra doppia, facile discesa e risalita nel giro di 5 chilometri per raggiungere prima la frazione di Madonna della Villa e quindi ritornare a Montaldo Bormida, da dove proseguo alla volta di Trisobbio che raggiungerò al chilometro 24. Anche in questo caso, la salita al paese, dominato pure lui da un notevole castello, è tutt'altro che terribile, e posso quindi affrontare senza troppi problemi i sette chilometri che si riveleranno i più duri della giornata. Da questo momento, infatti, per raggiungere prima Cremolino e poi Morsasco, abbandono le strade principali per addentrarmi in stradine secondarie che seguono dritto per dritto tutte le pieghe del terreno: è vero che le variazioni altimetriche sono sempre contenute, ma ora si procede a strappi, con salite e discese che si fanno più brevi e decisamente più ripide. Il primo assaggio lo trovo sulla dura rampa che mi porta fino alle soglie di Cremolino, nel quale tuttavia non mi addentrerò. È la prima volta che mi tocca scalare il rapportino, e nel giro di una manciata di chilometri mi toccherà in un altro paio di circostanze.
I cinque chilometri in cresta che mi separano da Morsasco sono infatti i più complicati da decifrare, con la strada che si inoltra nella boscaglia stretta e nervosa in un susseguirsi di dossi e contropendenze che non concedono tregua, proponendo in qualche occasione passaggi davvero impegnativi. L'aspetto migliore di questo tratto è il panorama che ora si apre sulla sinistra fino alla valle Bormida e agli Appennini sullo sfondo, mentre le nuvole finalmente concedono qualche squarcio che nell'ultima parte del percorso diventerà una decisa quanto tardiva schiarita.
A Morsasco, ultima asperità prevista, mi concedo una breve visita del centro, nel quale spicca una piazzetta molto bella, contornata da pregevoli edifici in pietra. Risalito in sella, non resta che scendere a Orsara e quindi a Rivalta Bormida per poi riguadagnare teoricamente la valle Orba; teoricamente, perché l'ignoranza dei luoghi mi porta a perdere la deviazione per Mantovana e a dover seguire la valle Bormida fino a Sezzadio, allungando l'itinerario di qualche chilometro ma risparmiandomi - credo - una parziale risalita sulle alture che dividono le due valli.
Dopo otto chilometri pianeggianti, arrivo dunque all'abbadia di Sezzadio, all'altezza della quale svolto indietro in direzione di Mantovana e poi di Predosa. Sono gli ultimi 13 chilometri, quasi interamente in piano, ma ormai non ho più forze da scialare e anche gli ultimi tratti in leggera salita mi costano una certa fatica, prima di chiudere un anello di buon livello, in attesa che la primavera si decida ad arrivare, consentendomi di recuperare un po' del terreno perduto.

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