Tortona - Viguzzolo - Volpedo - Monleale - Montemarzino - Avolasca - Bocchetta di Oliva - Garbagna - Passo della Crocetta - Stazzano - Cassano Spinola - Villavernia - Tortona (Km 73,2)
Dopo tre anni in cui per un motivo o per l'altro era saltato, va finalmente in porto il giro sui colli tortonesi, trasferta non troppo memorabile in un territorio compreso tra le valli Scrivia, Grue e Curone, quest'ultima appena toccata. Premetto che il percorso disegnato è molto perfettibile dal momento che doveva tener conto di alcuni paletti che han finito per condizionarlo negativamente: uno stato di forma approssimativo che mi ha indotto a limitare i saliscendi, la conoscenza pressoché nulla dei luoghi che mi ha fatto andare un po' a tentoni, i passaggi 'obbligati' a Volpedo e Garbagna che se da un lato hanno impreziosito la valenza turistica della giornata, dall'altro hanno comportato i lunghi tratti pianeggianti di inizio e fine giro; detto questo, la primissima impressione è stata che a parte la salita molto bella da Monleale e Montemarzino, per il resto esiste un gap oggettivo tra queste colline e quelle più rinomate di Langhe, Roero e Monferrato, non saprei dire se causa o conseguenza (o entrambe) del diverso sviluppo economico e turistico delle zone citate.
Tecnicamente, c'è invece l'incognita del primo giro dell'anno con dislivello superiore ai 1000 metri che segue di due soli giorni l'allenamento piuttosto intenso sulla collina torinese. Proprio questo aspetto si farà sentire sensibilmente, rendendo la pedalata un po' più pesante nei primi 20 chilometri e per contro più efficace nel finale. La partenza da Tortona invece che da Novi, come programmato in origine, ha invece lo scopo di tagliare i tanti saliscendi tra Villavernia e Volpedo, che certamente rientreranno in un percorso futuro, meglio studiato per integrare la parte più antropizzata e interessante del tortonese.
Partenza dunque con una decina di chilometri in piano in leggero controvento da Tortona a Volpedo passando per Viguzzolo, poi breve sosta per vedere il centro del paese di Pellizza, catalogato a buona ragione tra i borghi più belli d'Italia. Risalito in sella e rivarcato il Curone, comincia anche il giro ciclistico con la svolta a destra in direzione di Monleale Alto e di Montemarzino. I primi 1500 metri di salita fino a Monleale Alto sono i più probanti, con una media che si avvicina all'8%, ma proprio quando sto trovando il ritmo giusto, la pendenza si abbatte di colpo e da qui per i successivi cinque chilometri fino a Montemarzino non ci sarà più alcuna continuità, con tratti duretti sopra il 7% ed altri pedalabili intervallati da un paio di discesine. Il settore finale da Ca' del Borgo a Montemarzino è peraltro il più bello di tutto il giro, in quota attraverso colline in cui i vigneti si alternano a prati e frutteti, regalando i panorami più vari e i colori più intensi della giornata.
Superata la prima asperità a Montemarzino, inizia subito la discesa verso la fondovalle Grue, resa insidiosa da un fondo sabbioso e a tratti sconnesso che tuttavia rappresenta solo un pallido antipasto di quanto mi aspetta una decina di chilometri più in là. Guadagnata infine la fondovalle dopo un'indegna deviazione a Scrimignano dovuta a una frana che ha tutta l'aria di essere lì da parecchio tempo, percorro circa tre chilometri in piano prima di svoltare a destra per Avolasca e la successiva Bocchetta di Oliva, seconda e più impegnativa salita del giro. Se i tre chilometri per Avolasca, con la bella teoria di una dozzina di tornantini su pendenza costante tr il 6 e il 7%, sono infatti abbastanza gradevoli per quanto ci si inoltri in una valletta chiusa e poco panoramica, il chilometro e mezzo che separa il passaggio in paese dal valico è decisamente difficile, con media al 10% e punte massime prossime al 15%, il tutto condito da una carreggiata strettissima e da un fondo rugoso e pieno di buchette che rende ancora più difficoltoso l'incedere.
Raggiunto lo scollinamento, non sono tuttavia terminate le insidie: la discesa a Oliva e Baiarda è quanto di peggio si possa immaginare per strada stretta, pendenze accentuate e soprattutto asfalto in condizioni indecorose e fondo stradale costellato di gibbosità, griglie e presenza di terriccio, un autentico concentrato di trappole quale raramente ho riscontrato anche lungo le stradine più nascoste delle Alpi cuneesi, da evitare con cura qualora dovessi ricapitare da queste parti.
È quindi con un certo sollievo che percorro i tre chilometri che mi separano da Garbagna, bel paese dai tratti marcatamente liguri posto esattamente a metà percorso. Dopo una breve pausa, inizia subito la salita alla Cima Coppi posta ai 575 metri del passo della Crocetta, spettacolare spartiacque tra la val Grue e le valli Borbera e Scrivia su cui scenderò. Si tratta in teoria di un'ascesa di media lunghezza e pendenza regolare, ideale come ultima difficoltà del giorno, ma un'interruzione per frana lungo la provinciale mi obbliga a deviare sul più breve e duro versante di Agliani: come ad Avolasca, anche qui la salita è caratterizzata da una dozzina di tornanti che si arrampicano lungo il pendio della collina, ma adesso le pendenze sono decisamente più cattive, con media per due chilometri abbondanti superiore all'8% e punte al 10, e con le energie che cominciano fatalmente a scarseggiare, la fatica si fa sentire nei tratti più duri. Per fortuna, una volta ricongiunto con la provinciale, la pendenza scende al 5% nel chilometro che manca al passo e ho tutto il tempo per godermi senza patemi la bellissima panoramica sulla val Borbera e gli Appennini liguri che separano il Piemonte dal mare.
I 12 chilometri di discesa fino a Stazzano, a parte un breve contropendenza all'altezza di Albarasca, sono stavolta scorrevoli e rilassanti, e raggiungo la valle Scrivia senza intoppi, prnto ad affrontare i quattro chilometri in saliscendi che separano Stazzano da Cassano Spinola. I due brevi strappi che fruttano gli ultimi 50 metri di dislivello del giro mi paiono autentici muri ed è con qualche preoccupazione che a Cassano mi immetto sulla statale dei Giovi in direzione di Tortona, distante ancora 15 chilometri: si tratta in sostanza un lunghissimo rettilineo in impercettibile discesa, da pedalare con cadenza regolare e con pazienza, evitando inutili allunghi che a questo punto rischierebbero soltanto di far accendere la spia della riserva. Alla fine, il giro si chiude in buona scioltezza, col risultato di una condizione in crescita, della scoperta di tanti posti nuovi e con l'idea di disegnare in futuro un percorso migliore su queste strade.
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