martedì 19 giugno 2012

Il col de Saint Pantaleon e Cervinia


Châtillon - Chambave - Saint-Denis - Col de Saint Pantaleon - Torgnon - Antey-Saint-André - Valtournenche - Breuil-Cervinia - Valtournanche - Antey-Saint-André - Châtillon (Km 78,7)



Uno dei colli di media montagna più belli mai scalati e il 2000 metri forse più insignificante mai raggiunto: così posso riassumere la trasferta valdostana di sabato. Il programma prevede un giro di circa 80 chilometri e tanta, tanta salita, su pendenze mai proibitive ma alla lunga decisamente sfiancante, soprattutto perché quest'anno non avevo mai superato i 2000 metri di dislivello, quota di per sé eccezionale per i miei standard.
Rimandati a un futuro da destinarsi i duri Arlaz e Tze Core, opto per una doppia salita più pedalabile sulle strade della Valtournanche: del Saint Pantaleon ho letto commenti entusiastici, mentre Cervinia, pur non avendola mai fatta in bici, è una strada che non ha bisogno di troppe presentazioni.
La partenza da Châtillon avviene con una buona mezz'ora di ritardo rispetto alla mia tabella di marcia ideale, ma la cosa ha poca importanza, e anzi prima di cominciare mi concedo un'abbondante colazione in un baruccio del paese.
Primi chilometri pianeggianti lungo la statale per Aosta, poi a Chambave svolta a destra e immediato attacco alla prima difficile asperità del giorno. Il col de Saint Pantaleon è lungo 16 chilometri e mezzo al 7% di media, con rare punte oltre il 10%, dunque un osso duro ma non insormontabile, a patto di affrontarlo col giusto rispetto; dal punto di vista più strettamente cicloturistico, invece, la caratteristica principale è il continuo cambio di contesto man mano che si sale, mentre la panoramica sul fondovalle si allarga a ogni tornante superato.
I primi quattro chilometri fino a St. Denis, attaccati a freddo, sono i più complicati di tutta la salita: il fisico ancora semiaddormentato è costretto a lavorare a pieno regime, e in uno dei punti più duri mi viene da chiedermi chi me lo fa fare. La risposta è come sempre nella bellezza dei luoghi attraversati: in questo caso, la strada si fa largo tra i filari del moscato di Chambave, e solo le cime innevate sull'altro versante della valle mi ricorda che mi trovo in montagna.
Nel frattempo, raggiunto faticosamente St. Denis, comincio a trovare il giusto colpo di pedale e mi appresto ad addentrarmi nella parte della salita: circa quattro chilometri molto regolari di strada che sale a tornanti in una boscaglia di pini e betulle. È forse il tratto meno divertente, con un susseguirsi di diagonali tutte uguali piuttosto demotivanti, ma comunque utile per trovare definitivamente il giusto ritmo che manterrò fino in vetta.
Intorno a metà salita, arriva improvvisamente un bel pianoro nei pressi di Petit-Bruson, ideale per riprendere fiato e per gustarsi un terzo cambio di ambientazione: adesso sono entrato in uno spettacolare pendio prativo che da solo giustificherebbe qualunque fatica, una sorta di quintessenza della Valle d'Aosta. I 5-6 chilometri successivi, attraverso le bellissime frazioncine di Del, Plau, Semon e Cheresoulaz sono probabilmente i più belli percorsi quest'anno, e la meraviglia della vista sembra accompagnare l'efficacia della pedalata, con i chilometri che adesso sembrano addirittura passare troppo in fretta.
Superata anche l'ultima borgata, la strada si immerge in una fitta pineta dove gli ultimi due chilometri di ascesa tornano a proporre pendenze severe al 9% con qualche punta a doppia cifra. Manca però poco allo scollinamento, e quando infine raggiungo il piazzale panoramico in corrispondenza con la vetta, ecco che in una finestra ritagliata tra i pini fa la sua maestosa apparizione il Cervino, piena ricompensa a tutti gli sforzi profusi.
Qualche foto di circostanza, poi bella discesa per Torgnon e Antey-Saint-André, dove mi ricongiungo con la Valtournanche e ricomincio a salire in direzione di Cervinia. Sono 18 chilometri di ascesa per circa 1000 metri di ulteriore dislivello. La gamba gira ancora più che bene, e arrivo senza troppe difficoltà ai meno dieci del Lac di Mayen, dove mi concedo una breve sosta in un bar.
Quando riparto, mi aspettano i due chilometri più duri della giornata, quelli che portano e poi attraversano il paese di Valtournenche: qui ci sono punti sopra il 10%, gli sforzi precedenti si fanno sentire e nei punti più impegnativi faccio una gran fatica ad andare avanti. Aspetto con pazienza l'uscita dal paese e la diminuzione delle pendenze, ma è proprio qui che subisco la mazzata improvvisa e inaspettata dei primi crampi alla coscia destra. C'è poco da stare allegri, mancano ancora otto chilometri di salita ed è chiaro che da questo momento saranno sostanzialmente di sofferenza. In condizioni normali, sarebbe il caso di girare la bici e tornare indietro, alla fine l'obiettivo principale era il Saint Pantaleon e quello è andato molto bene; però, ormai ci sono, non avrò presto altre occasioni di tornare da queste parti e quindi tanto vale stringere i denti e proseguire, non importa se arriverò su in forte ritardo su quanto immaginavo solo una manciata di minuti prima.
La salita, ormai intorno al 5-6%, diventa un moloch, con l'acido lattico che attanaglia cosce e polpacci e trasforma qualsiasi anonima rampa in un ostacolo insormontabile. Mi concentro sul raggiungimento di traguardi intermedi: un tornante, una casa, una galleria. I chilometri ora scorrono lentissimi, mi fermo un paio di volte a riprendere fiato e messaggiarmi le gambe indolenzite, poi, dopo un ennesimo sforzo, arrivo finalmente al Lago Blu, ormai alle soglie dei 2000 metri, dove faccio un'ultima sosta.
Quando torno in strada e ricomincio a pedalare, resta l'ultimo chilometro quasi in piano, con il passaggio nell'ultima galleria e infine il meritato ingresso in paese, al cospetto di un Cervino semicoperto da qualche nuvola di passaggio. Al di là delle difficoltà contingenti, quella di Cervinia è una salita più adatta ai motori che alla bicicletta, con strada larga, piuttosto trafficata e senza grandi scorci panoramici, a parte i tratti in cui il Cervino spunta all'improvviso dietro una curva.
Qualche minuto per rifocillarmi e godermi il sole di montagna, e poi sono pronto a buttarmi in una lunghissima quanto divertente discesa fino a Châtillon, per chiudere un giro tanto bello nella prima parte, quanto faticoso nella seconda, ma che rappresenta in definitiva un buon presupposto per i prossimi obiettivi stagionali.

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