venerdì 17 maggio 2013

Le Terre del Giarolo


Borghetto di B.ra - Garbagna - Montebore - Dernice - S. Sebastano C.ne - Gremiasco - Fabbrica C.ne - Giarolo - Pertuso - Borghetto di B.ra (Km 64,9)


Ideale prolungamento del giro sui colli tortonesi di due settimane prima, la trasferta nel cuore delle terre del Giarolo, tra il verde delle valli Borbera e Curone, si rivela di ben altro spessore tecnico e turistico. Se la prima uscita nella parte più orientale della provincia di Alessandria mi aveva lasciato più di qualche perplessità, questa è stata un'autentica scoperta grazie a un percorso perfettamente equilibrato tra contenuti paesaggistici di ottima rilevanza e impegno ciclistico ben distribuito su tutto l'arco del giro, senza difficoltà estreme ma con pochissimi tratti di puro trasferimento.
Come punto di partenza scelgo Borghetto di Borbera, più che altro per la vicinanza con l'uscita dell'autostrada ad Arquata. Della val Borbera ho letto belle recensioni, ma ci sarà tempo per apprezzarne alcuni degli scorci più suggestivi a fine giro, per adesso il primo obiettivo è Garbagna in valle Grue con scollinamento 'mozzo' attraverso la galleria Brentassi da Molo di Borbera. Dopo un tratto di avvicinamento in leggero falsopiano, inizia una salitella di un paio di chilometri su pendenze mai significative, tanto che raggiungo l'imbocco del tunnel senza quasi essermi reso conto di aver già lasciato alle spalle i primi cento metri di dislivello della giornata. Superata la galleria, una rapida discesa su strada umida mi porta a Garbagna e dopo un chilometro al bivio a destra per Montebore, frazioncina di Dernice nota per il formaggio cui dà il nome. La salita che mi aspetta misura circa sette chilometri ed è suddivisa in tre parti ben distinte: i primi tre chilometri sono un semplice riscaldamento su pendenze irrisorie fino a Casa Castellini, poi la strada si impenna improvvisamente infilandosi nel bosco; per un paio di chiloemtri ora si sale sfiorando e spesso superando la soglia del 10%, ma per fortuna le forze sono ancora integre e con un po' di pazienza riesco a procedere senza rischiare di andare fuori giri: sarà comunque il passaggio più impegnativo di tutto il giro. Una volta superato l'ostacolo e guadagnata quota 600, la strada spiana e poco a poco diventa panoramica con l'avvicinarsi all'abitato di Montebore. È a questo punto che raggiungo un simpatico ciclista alessandrino col quale scambio qualche impressione e che mi accompagnerà fino a san Sebastiano. La compagnia e le chiacchiere - oltre a pendenze adesso normali - rendono intanto più piacevole il raggiungimento della minuscola frazioncina e il successivo scollinamento un chilometro più in là, da cui si può godere una splendda vista sul monte Giarolo e le valli sottostante.
La discesa alla val Curone attraverso Dernice, salvo un breve tratto con fondo sconnesso e un altro in facile contropendenza prima dell'ingresso in Dernice, è aperta e scorrevole, e permette di godere di bellissime viste su alture e paesini per me quasi anonimi ma che in futuro mi auguro di riuscire a esplorare come meritano. L'impressione è che in zona ci sia un bel dedalo di strade che permetterebbe di studiare una buona varietà di percorsi, vedrò in futuro cosa sarà possibile fare tenendo conto che le distanze sono abbastanza rilevanti.
Nel frattempo, raggiunta San Sebastiano e la fondovalle del Curone, prendo commiato dal mio compagno di strada e comincio a risalire la valle. Per circa otto chilometri, attraverso Gremiasco e fino a Fabbrica Curone, è il classico falsopiano di fondovalle che sale quasi sempre in maniera impercettibile, ma che va affrontato con accortezza per evitare di bruciare inutili energie. A scanso di equivoci, visto che nel frattempo si è fatta l'ora di pranzo, arrivato a Fabbrica mi concedo una bella sosta per gustarmi un panino al 'salame nobile' (chicca della gastronomia locale) nella bellissima piazzetta della pieve.
Quando riparto, giungo in fretta a Ponte del Molino da cui ha inizio la terza e più lunga salita del giorno che subito proponeuna bella serie di tornantini piuttosto impegnativo che valgono a questo tratto di salita lo scomodo appellativo di 'piccolo Stelvio': un paragone quanto mai azzardato...
Superato questo tratto abbastanza difficile, la salita prosegue più regolare fino a Morigliassi, dove abbandono la strada principale per dirigermi a Giarolo. I sei chilometri che seguono, in quota, sono forse i più belli del giro, con la vista che di volta in volta spazia dagli Appennini alle colline tortonesi e giù fino alla pianura lontana, il miglior tonico per pedalare lungo una strada che continua moderatamente a salire con l'ostacolo di un fondo in pessime condizioni che rende difficoltosi anche passaggi al 6-7%. È una strada persa completamente nel verde dalla quale ogni paio di chilometri spuntano dal nulla microscopiche frazioncine dai nomi per me misteriosi di Serra, Gregassi, Serbaro e per ultima Giarolo, che coi suoi 820 metri costituisce la massima altitudine raggiunta nel giorno e finora nell'intera stagione.
Da Giarolo comincia una lunga e bella discesa di dieci chilometri che mi riporterà alla fondovalle del Borbera non prima di aver attraversato l'incantevole Borgo Adorno, minuscolo abitato nel quale la strada attraversa il cortile esterno del castello, regalandomi un inaspettato intervallo fuori dal tempo. La discesa prosegue poi molto filante fino a Semega, per poi diventare un po' più tecnica nell'ultimo tratto prma del ricongiungimento con la provinciale della val Borbera.
Arrivato a fondovalle, mancano a chiudere l'anello soltanto dieci chilometri semipianeggianti, ma lo spettacolo non è ancora finito, perché nel tratto da Pertuso a Persi ci sono ancora da attraversare le Strette del Borbera, una gola vertiginosa di oltre sei chilometri che il torrente ha scavato nella roccia nel corso dei millenni e che in questo caso mi solleva di dover percorrere dal lato non esposto della strada. È questa l'ultima bella sorpresa riservata da un percorso molto soddisfacente sotto tutti gli aspetti, compreso quello di riuscire a terminarlo in buona scioltezza.

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