lunedì 23 maggio 2011

I muri di Langa



Alba - Rodello - Albaretto della Torre - Arguello - Cerretto Langhe - Lequio Berria - Borgomale - Alba (Km 67)



Cambio di programma praticamente all'ultimo momento. Per l'ultimo allenamento prima del Finestre (ancora da valutare pure lui), lascio perdere le ipotesi di escursione sull'Appennino attorno al passo della Bocchetta, che per pendenze non mi avrebbe indicazioni utili in vista del mostro alpino, e metto giù un percorso nelle Langhe comprensivo di due delle salite più ostiche della zona. Ne esce un itinerario molto bello e duro, reso ancora più impegnativo dal caldo asfissiante esploso proprio in questi giorni. Alla fine saranno quasi 70 chilometri con dislivello sopra i 1500, punteggiato da tratti in salita al 15% e oltre: senza alcun dubbio l'uscita di gran lunga più difficile della stagione.
Parto da Alba in piena canicola e mi bastano i primi sei chilometri pianeggianti - gli unici di tutto il giro - per capire quello che mi attende: tanto caldo e alto rischio di disidratazione.
Superata la frazione Ricca, lascio la provinciale per Cortemilia e svolto a destra in direzione di Rodello. Oltrepassato un ponticello, la strada comincia subito a salire con pendenze abbastanza moderate intorno al 5-6% interrotte da brevi passaggi semipianeggianti che consentono di rifiatare e affrontare al meglio questa prima asperità di giornata. L'attraversamento di Rodello è posto al quinto chilometro, probabilmente il più continuo di tutta la salita, cui ne segue un altro più facile prima di raggiungere la strada di cresta tra le valli Tanaro e Belbo. Raggiunta la rotonda, la salita non è comunque finita, e anzi prosegue per quasi tre chilometri con pendenza regolare sul 4%, che percorro con la dovuta attenzione a non far saltare la gamba anzitempo. C'è di buono che salendo di quota la temperatura è un po' più sopportabile e non devo faticare troppo per arrivare al bivio per Borine da dove avrà inizio l'inedita discesa che mi riporterà al ponte sul Talloria nei pressi di Sinio. Al bivio fa bella presenza un cartello di divieto di transito per lavori, ma decido comunque di proseguire per il percorso previsto con la prospettiva, nel peggiore dei casi, di prendere la bici in spalla per qualche decina di metri, cosa che non sarà comunque necessaria. Lungo la discesa, tecnica e con fondo a tratti scivoloso, incrocio un paio di cartelli che indicano pendenza al 12%, e devo dire che l'errore è casomai in difetto. Per fortuna la strada è deserta e, almeno nel primo tratto in quota, regala scorci meravigliosi su buona parte della Langa, prima di infilarsi in un'anonima boscaglia a fianco del torrente.
Con la dovuta prudenza, arrivo infine dopo cinque chilometri di ripida discesa al ponte da cui ha inizio la risalita ad Albaretto: tre chilometri e mezzo con pendenza media al 10% per quella che continuo a considerare la salita pià dura di tutte le Langhe.
La cosa positiva è che conosco a memoria la strada per i tanti coccoloni del passato, e so bene come affrontarla, ancor più oggi che si colloca nella prima metà di un giro che mi proporrà altre analoghe difficoltà. Pronti via, e ci sono subito tre durissimi tornanti all'11-12% che supero ballando in piedi sui pedali, badando bene di non andare fuori giri. Per quanto cerchi di mantenere un'andatura bassa e senza strappi, lo sforzo è grande, ma il peggio deve ancora venire. Dopo poche centinaia di metri con pendenza più umana, infatti, all'altezza della chiesina di sant'Eufemia la stradina si impenna crudelmente segnando le pendenze più aspre del giorno, superiori al 15%. Per quasi mezo chilometro si prosegue senza un metro di respiro, con la salita che non scende mai sotto il 12%. Superato in qualche modo questo tratto, devo a questo punto affrontare un nuovo breve settore leggermente più pedalabile, ma è a questo punto che percepisco la forza con cui il sole sta picchiando sulla mia schiena. L'asfalto sembra una striscia bianca tra i prati, ma sono consapevole che devo assolutamente sfruttare questo tratto al 7-8% per rifiatare, perché un nuovo tratto a doppia cifra sta per arrivare, preannunciato da un sinistro cartello che indica la pendenza al 15%. Dopo una curva, la strada torna in effetti a puntare dritta all'insù, sebbene il 15% sia riferito soltanto a una breve rampetta all'interno di un tratto di poco superiore al 10. Producendo il massimo sforzo, raggiungo la cima di quest'altro dente e mi preparo ad affrontare l'ultima insidia rappresentata dalla classica rasoiata che precede l'ingresso in paese. Stavolta sono però non più di 200 metri, al termine dei quali mi aspetta la piazzetta di Albaretto e soprattutto una provvidenziale fontana. Ne approfitto per rinfrescarmi e per bere abbondantemente in vista del difficile proseguimento, senza dimenticare che ho coperto solo un terzo della distanza totale.
Dopo Albaretto, la strada spiana decisamente per circa tre chilometri fino al bivio a destra per Arguello, dove inizia la seconda discesa di giornata, fluida e divertente nella prima parte, in picchiata nel fitto del bosco nei ultimi due chilometri da Arguello al ponte sul Belbo. Raggiunta la fondovalle, non c'è un metro per respirare: svolta a destra e immediato inizio della salita per Cerretto, di cui anche in questo caso conosco a menadito la durezza. Tre chilometri in tutto con prima parte costituita da un lunghissimo drittone al 10%, poi tornante a destra e mezzo chilometro abbastanza pedalabile adatto al recupero. L'altra buona notizia è che questa prima metà della salita è completamente in ombra e malgrado lo sforzo l'organismo evita di surriscaldarsi.
Dopo una curva a sinistra e un'ultima velenosa rampa nel bosco, la strada esce allo scoperto per tutta la seconda metà della salita, con pendenze che si incattiviscono progressivamente fino a toccare nuovamente la doppia cifra poco prima dell'arrivo in paese. Superato un ultimo dente, la strada scende in morbido falsopiano fino alla Pedaggera: sono a circa metà strada e approfitto del bar per una breve sosta durante la quale mi disseto e faccio il punto della situazione. L'idea originaria sarebbe di inserire un terzo muro a S. Bovo, ma le forze sono in diminuzione e opto per la più facile salita a Manera, considerato che i chilometri che mancano alla chiusura del giro sono comunque più di 30.
Rimontato in sella, seguo la spettacolare strada di cresta fino a Lequio Berria, dove in uscita mi aspetta un'altra rampetta al 14% prima di iniziare una lunga e bellissima discesa tra i noccioleti che mi porterà a Borgomale, da raggiungere dopo un altro chilometro in contropendenza e l'ennesimo strappo tagliagambe.
Quando arrivo finalmente al bivio con la provinciale, sono in realtà in prossimità dell'inizio della quarta e ultima salita, ma per quanto le energie siano agli sgoccioli, le pendenze sono adesso decisamente inferiori e con calma e perseveranza raggiungo infine la sommità del bricco che precede Manera.
Giunto all'abitato, lascio la strada diretta per Alba e svolto a destra per la variante di Madonna di Como, molto più panoramica e meno trafficata. Per un paio di chilometri circa, la strada sale in falsopiano e le forze sono al lumicino, ma stavolta è davvero l'ultimo sforzo prima degli ultimi 13 chilometri di rilassante discesa che attraverso Mompiano e Madonna di Como mi riportano al pnto di partenza.
Alla fine, la sensazione è di grande stanchezza dovuta alla oggettiva difficoltà del percorso sommata a un calore che quest'anno non avevo ancora incontrato. Per il Finestre deciderò all'ultimo, in ogni caso senza patemi.

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