martedì 1 ottobre 2019

Maratona sui monti imperiesi


Diano Marina - Imperia - Pontedassio - Chiusavecchia - Caravonica - Colle San Bartolomeo - Pieve di Teco - Acquetico - Mendatica - Cosio d'Arroscia - Pornassio - Acquetico - Pieve di Teco - Rezzo - San Bernardo di Conio - Colle d'Oggia - Pantasina - Pianavia - Vasia - Caramagna L.re - Imperia - Diano Marina (Km 124)


Se non si può andare più in alto e tantomeno più forte, tanto vale cercare di spingersi più in là, nel senso di aumentare per quanto possibile chilometraggio e dislivello. I due giri liguri agostani diventano quindi il terreno ideale per macinare chilometri e salita, e il primo in particolare risulterà infine uno dei più dispendiosi - se non il più dispendioso in assoluto - dell'anno, frutto di oltre 120 chilometri e 2000 metri di dislivello totale. Obiettivi di giornata sono un inedito colle di San Bartolomeo, un'incursione in valle Arroscia tra Mendatica e Cosio, e infine la scalata al colle d'Oggia dal versante di Rezzo, lungo ma impegnativo solo nel finale, che rappresenterà la Cima Coppi del giro.

I primi 20 chilometri fino a Chiusavecchia, in falsopiano da Pontedassio, sono un buon allenamento prima di cominciare a fare sul serio. In uscita dal paese, lascio infatti subito la statale per puntare il colle di San Bartolomeo dal versante di Caravonica, mai percorso in precedenza. Rispetto alla salita classica da Cesio, questa è più breve (sette chilometri invece di dieci), più costante nella difficoltà comunque mai eccessiva, ma soprattutto più tranquilla e godibile in bicicletta, con la strada che si snoda tra i pregiati uliveti della zona. Con la gamba ben rodata dai giri precedenti, non ho problemi a impostare un'andatura regolare e a raggiungere in scioltezza lo scollinamento al chilometro 27; tutto bene, non fosse che mancano altre due salite e quasi 100 chilometri di strada da percorrere.
Sceso a Pieve di Teco, la strada ricomincia subito a salire in direzione del colle di Nava, ma arrivato ad Acquetico dopo solo un paio di chilometri, abbandono la strada principale per deviare a sinistra verso Mendatica. Dopo un tratto molto facile comprensivo di una breve contropendenza, comincia una salita dalle caratteristiche simili alla precedente per lunghezza e pendenze, non fosse che adesso l'ambiente è decisamente più montano, con la strada che si incunea nel bosco addentrandosi nei primi contrafforti alpini. Come la prima salita, anche questa non presenta particolari difficoltà e termina in sostanza all'altezza del bell'abitato di Mendatica, sebbene il punto più elevato si raggiunga qualche chilometro più in là nel territorio di Cosio; sta di fatto che supero anche questa seconda asperità con buona disinvoltura, e una volta tornato sulla statale presso Case Rosse, posso scendere ancora a Pieve di Teco, dove stavolta mi concedo una sosta in attesa di attaccare l'ultima e più impegnativa salita del giorno; tutto bene anche in questo caso, ma sono a poco più di metà percorso e mi aspettano altri 60 chilometri di strada, adesso sotto un sole che comincia a picchiare.
Da Pieve di Teco al colle d'Oggia i chilometri sono ben 22, ovviamente per lunghi tratti non troppo complicati, ma si tratta pur sempre di aggiungere altri 1000 metri di dislivello a quelli già superati. Il versante in questione coincide in buona parte con quello che conduce da Rezzo al duro passo di Teglia, sennonché in questo caso lascerò la strada prima dell'inizio del tratto più impegnativo, per deviare a sinistra in direzione di San Bernardo di Conio. Quel che ne risulta sono 15 chilometri al 5% medio, certamente non una prova estrema, ma sotto il sole il dispendio aumenta sensibilmente ed è un sollievo quando entro entro nel bosco per affrontare una bella serie di tornanti, seguiti da una manciata di chilometri pianeggianti fino all'ingresso in San Bernardo. I due chilometri che mancano a questo punto a raggiungere il colle sono ben noti ma non per questo meno difficili, con pendenza costantemente vicina alla doppia cifra che a questo punto della giornata significano l'esaurimento delle forze residue.
Arrivato in qualche modo al solitario e panoramico colle d'Oggia, le difficoltà altimetriche sono formalmente terminate, ma i 35 chilometri rimanenti nascondono ancora qualche insidia, a partire dal caldo ora davvero intenso fino a una discesa in stato pietoso fino a Pantasina e a qualche fastidioso tratto in contropendenza dalle parti di Vasia e di Caramagna, prima di entrare finalmente in Imperia, all'altezza di Porto Maurizio.
Gli ultimi 10 chilometri lungo il mare sono infine il giusto coronamento di un giro senza picchi elevati di difficoltà, ma per lunghezza e dislivello complessivo ai limiti delle mie possibilità.

il meglio del giro

Molto bello il poco gettonato versante di Caravonica, il migliore tra i tanti che salgono al colle di San Bartolomeo.

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