martedì 16 luglio 2019

Alla sorgente del Rodano: il Furka e il Grimsel


Gletsch - Passo Furka - Gletsch - Passo Grimsel - Gletsch (Km 33)


Uno dei luoghi più scenografici delle Alpi, oggi purtroppo simbolo del malessere delle montagne causato dal riscaldamento del pianeta. Il ghiacciaio del Rodano, da cui il grande fiume ha origine, si sta drammaticamente ritirando da decenni e le giornate di un caldo senza precedenti di questa fine giugno ne sono la spiegazione più evidente; le temperature in quota riscontrate nelle ore mattutine accreditano in effetti gli scenari più pessimistici, che prevedono la quasi totale sparizione entro il secolo in corso dei ghiacciai svizzeri e alpini in generale. Quello che esiste ad oggi e che mi convince a una lunga trasferta sono comunque due strade meravigliose che si diramano dalla base del vecchio alveo roccioso del ghiacciaio per formare uno dei più sensazionali tracciati montani nei quali mi sia mai imbattuto, con i due percorsi divergenti quasi sempre reciprocamente visibili nella loro interezza, uno spettacolo che supera di gran lunga la sommatoria delle due salite prese singolarmente, e che mette decisamente in secondo piano l'aspetto tecnico, dal momento che il Furka e il Grimsel, partendo dai 1750 metri di Gletsch, sono due ascese relativamente agevoli.

Sveglia dunque in orario antelucano e viaggio in macchina di tre ore abbondanti attraverso il Sempione e successiva risalita da Briga dell'alta valle del Rodano, all'estremità nord-orientale del cantone Vallese. Il punto di partenza che avevo inizialmente individuato era il paese di Obergoms, una manciata di chilometri al di sotto di Gletsch, ma mai come in questa occasione occorre misurare tempi e forze a disposizione, così decido di arrivare in macchina fino al punto esatto in cui le strade del Furka e del Grimsel si separano, riducendo al massimo la lunghezza del percorso, ma non certo il significato del giro.
Già dal piazzale di partenza è possibile avere una panoramica complessiva dal basso dell'ambiente superbo che andrò a esplorare, ed è impossibile non soffermarsi sul corso vivace del piccolo torrente che diventerà il grande Rodano e sull'ammasso roccioso che fino a un secolo fa fu sede della parte inferiore del ghiacciaio.
Salito in bici, non c'è poi un metro di riscaldamento, visto che la salita è di fatto iniziata qualche chilometro più in basso, ma la natura del Furka è tale che questo non rappresenta un grosso problema: dei 10 chilometri e mezzo che costituiscono la salita, i primi cinque che risalgono il corso del Rodano e successivamente del Muttbach, suo primo affluente proveniente da una valletta laterale, sono regolari su pendenze moderate, quello che ci vuole per trovare il ritmo giusto mentre si gusta lo spettacolo della sorgente sempre più vicina, dei tornanti monumentali e del passo che si indovina al termine di una lunghissima traversa.
Arrivato poi a un ponticello attraverso il quale si cambia il versante della vallata, comincia una serie di otto duri tornanti che racchiudono i passaggi più impegnativi del Furka, compresa una bella rampa al 10%, unico punto in tutto il percorso che richieda uno sforzo significativo, peraltro spezzato dal semaforo rosso in corrispondenza di un cantiere.
All'altezza del sesto tornante, ormai a quota 2250, si raggiunge l'hotel Belvedere, punto più ravvicinato al ghiacciaio, prima di superare gli ultimi due tornanti e infine percorrere l'interminabile drittone, molto agevole nell'ultimo tratto, che conduce agli oltre 2430 metri del passo che segna anche il confine tra i cantoni Vallese e Uri. Al colle, quando sono all'incirca le 9 del mattino, la temperatura può definirsi fresca, tanto che basta indossare la giacca a vento senza maniche per scendere in tutta tranquillità, dimenticandosi in tasca guanti, manicotti e gambali, una cosa del tutto fuori norma a queste altitudine e latitudine.
Per fortuna, fuori dalla norma sono ancor di più i panorami che si aprono a ogni curva, tanto che tra una foto e una sosta nel piazzale dell'hotel Belvedere, la discesa finisce per durare poco meno della salita; eppure, il meglio deve ancora arrivare e comincerà una volta tornato a Gletsch e imboccata la strada per il Grimsel.
Tecnicamente, si potrebbe parlare senza essere sacrileghi dell'equivalente di una collina, con uno sviluppo di soli sei chilometri, pendenza media intorno al 7% e qualche rara punta intorno al 10. Quello che distingue il Grimsel da una salitella qualunque è però l'incomparabile bellezza del suo contesto, a cominciare dalla maestosa perfezione del suo tracciato a tornanti, che pare disegnato sul versante della montagna da una mano fermissima; e poi ancora le panoramiche indimenticabili sulla valle del Rodano, sul ghiacciaio e sul Furka appena entrato nel passato; per finire con l'arrivo sull'altopiano che conduce al colle, costeggiando il fiabesco Totensee ancora quasi interamente gelato, ma presumibilmente per pochi giorni, perché alle 10.30 la temperatura a 2165 metri è nel frattempo salita al di sopra dei 20 gradi.
Dal Grimsel partirebbe poi la strada per l'Oberaarsee, nel cuore delle Alpi Bernesi dileggiate da Hegel, secondo il quale potevano generare soltanto un sentimento di indifferenza e alla lunga di noia, ma pur non condividendo affatto il punto di vista del grande filosofo idealista, decido che va bene così, anzi il mio timore è semmai di sovraccaricare la giornata di immagini e di fatica, che finirebbero per offuscarne a posteriori il ricordo, cosa che invece riesce soltanto - ma in minima parte - all'intenso traffico motociclistico.
Da queste parti ci sono altri passi oggetto di culto ciclistico e non solo, come il San Gottardo, la Novena o il Susten. Non so se avrò mai occasione di scalarli, probabilmente no, ma questo angolo di Svizzera mi ha regalato una giornata indimenticabile, anche più di quella vissuta sul Bernina, e tanto mi basta per non rimpiangere troppo quello che difficilmente riuscirò a vivere in futuro. Le lunghe ore in auto per tornare a casa passano leggere, con la testa ancora tra le montagne elvetiche.

il meglio del giro

Il tracciato speculare e sinuoso delle due strade, a dimostrazione che anche in montagna manufatto non è sempre sinonimo di scempio, anzi.

Nessun commento:

Posta un commento