Frera - Noasca - Ceresole Reale - Lago Serrù - Ceresole Reale - Noasca - Frera (Km 52)
Tra la tappa torinese (Lys, Pian del Lupo e lago Serrù) e quella valdostana (Verrayes, Verrogne, Combes e San Carlo), è la prima a spuntarla, e la meta non può che essere la salita finale, primo 2000 dell'anno baciato da una giornata dal clima perfetto. La strada è quella che porta al colle del Nivolet, che in passato ho percorso un paio di volte, ma sempre partendo da Ceresole per evitare la lunghissima galleria di oltre tre chilometri che precede il paese; la novità è che in occasione del passaggio del Giro è stata finalmente risistemata la vecchia strada che correva esternamente al tunnel e che ora costituisce il fiore all'occhiello della (modesta) rete di strade ciclabili piemontesi.
Partenza dunque anticipata al fondovalle, all'incirca a metà strada tra Locana e Noasca, in località Frera, a 850 metri di quota, lontana 25 chilometri dal traguardo di tappa, che con l'annullamento del Gavia risulterà alla fine, con i suoi 2250 metri, il punto più alto toccato dalla Corsa Rosa.
Dopo i primissimi chilometri di riscaldamento fino a Noasca, già all'uscita dell'abitato una serie di quattro tornanti seguita da un paio di ripide semicurve presenta le prime pendenze a doppia cifra, ma lo sforzo intenso è relativamente breve e posso raggiungere senza danni il successivo pianetto che conduce all'imbocco della famigerata galleria che fino a questo momento mi aveva tenuto lontano dalla parte inferiore della valle Orco.
Il settore che segue è un perfetto esempio di valorizzazione turistica del territorio, mettendo finalmente a disposizione di tutti il transito in una gola rocciosa, aspra alla vista quanto sotto i pedali. Dopo un primo chilometro con poche rampette velenose ma complessivamente morbido, che si ricorda soprattutto per un audace passaggio tra due roccioni, nel secondo chilometro le pendenze si attestano poco al di sotto del 10%, mentre si attraversa la parte più stretta della gola a fianco del torrente, fino a guadagnare rapidamente quota con quattro duri tornantini che riportano la ciclabile al livello della strada principale che in questo punto passa proprio lì accanto al di sotto della galleria.
Se fino a questo punto la risalita aveva comunque permesso di godersi l'imponente spettacolo naturale, nei 500 metri successivi non c'è più modo di distrarsi, perché la strada si impenna paurosamente e richiede la massima concentrazione e il massimo sforzo per superare un dislivello da stambecchi.
Lasciato in qualche modo alle spalle il durissimo ostacolo, si raggiunge un bel pianoro che permette di riprendere adeguatamene fiato prima di reimmettersi nella provinciale che esce dal tunnel. Mancano a questo punto circa quattro chilometri per raggiungere Ceresole, ma adesso si sale senza difficoltà su pendenze quasi sempre moderate. In paese, mi concedo una sosta al bar, prima di attaccare la seconda metà dell'ascesa, che comincia nel più facile dei modi, costeggiando in piano il lago per un buon paio di chilometri, per poi riprendere a salire con decisione all'altezza di Chiapili.
Sono ormai a soli sei chilometri dal traguardi di tappa, ma pur non avvicinandosi più alle percentuali da capogiro incontrate in precedenza, sono proprio questi i più duri per continuità, con pendenze costantemente tra il 9 e il 10% che prosciugano velocemente le forze residue.
Quando poi ai meno tre si toccano i fatidici 2000 metri, a bordo strada comincia a comparire la neve, l'impresa assume connotati eroici, e seppure con grande fatica arrivo finalmente al cospetto della diga del Serrù, al di sotto della quale è stato posto lo striscione del traguardo. Da parte mia, ben sapendo di essermi lasciato alle spalle la parte più difficile della salita, l'idea è di proseguire almeno fino al lago Agnel, poco più di un chilometro oltre. Supero la serie di facili tornanti che mi portano al livello del Serrù ancora coperto di neve e ghiaccio, ma appena dopo la strada si interrompe di fronte a una spessa muraglia di neve: non so se sarei riuscito ad arrivare fino al colle, ma una certa delusione per non poter raggiungere nemmeno lo stupendo passaggio sulla diga dell'Agnel mi rimane; non resta che invertire il senso di marcia e cercare come al solito un buon punto di osservazione, che trovo ai 400 dall'arrivo.
La lunga attesa dell'arrivo dei corridori passa piacevolmente sotto un bel sole primaverile, poi ecco in lontananza l'attacco decisivo di Zakarin a Nieve, poco avanti a Landa, mentre, con gli occhi ormai puntati alle schermaglie della coppia Nibali - Roglic, passa quasi inosservato il quarto posto di Carapaz, che il giorno dopo a Courmayeur vestirà la Maglia Rosa per non mollarla più fino a Verona.
Quel che segue è la solita, romantica processione del resto della carovana, nella quale ogni ciclista ritrova i segni ruvidi della fatica condivisa poche ore prima, quella che appena passata ti lascia dentro un'insopprimibile voglia di ricominciare.
il meglio del giro
La ciclabile a fianco della galleria è una bellissima notizia per gli scalatori piemontesi, che da oggi hanno i loro "Serrai di Sottoguda".
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