Settimo Vittone - Cornaley - Trovinasse - Cornaley - Settimo Vittone (Km 24)
Non è mai piacevole mancare il traguardo che ci si è prefissati, ma questa volta la giustificazione è di quelle che lasciano poco spazio ai rimpianti. Il mese di aprile inizia all'insegna del clima freddo e instabile, il giorno prima del giro c'è stata anche una debole nevicata in montagna, ma decido di non modificare il programma che prevede la scalata della prima salita veramente impegnativa dell'anno, i 14 chilometri al 9% di pendenza media che da Settimo Vittone portano ai 1500 metri dell'Alpe Buri, poco prima del confine con la Valle d'Aosta.
Il programma prevede la partenza da Quincinetto per mettere sulle gambe qualche chilometro prima di cominciare una salita che sarà esigente fin dalle prime pedalate, ma quando arrivo sul posto sta scendendo una leggera pioggerella che mi fa temere un completo buco nell'acqua. Nel dubbio, decido di tagliare tutti i preamboli e di raggiungere in macchina il punto da cui ha origine l'ascesa.
Anche a Settimo Vittone sta scendendo qualche goccia di pioggia era temperatura è poco al di sopra dei 10 gradi, ma dopo una veloce consultazione delle previsioni, mi convinco che si può partire e nel tempo di cambiarmi in effetti la situazione migliora, e almeno dal punto di vista delle precipitazioni non ci saranno problemi.
Se dal punto di vista ambientale la strada di Alpe Buri non concede granché, a parte qualche bella vista sul fondovalle della Dora attraverso qualche finestra ricavata tra il bosco fitto, tecnicamente parliamo invece di una salita di prim'ordine, per lunghi tratti durissima e non dissimile da mostri sacri come l'Agnello, il San Carlo o il Granon, ai quali ha da invidiare solo l'altitudine.
Per quanto si tratti di una salita piuttosto continua, la suddividerei in cinque parti. I primi quattro chilometri fino alla borgata di Cornaley propongono una lunga serie di tornanti caratterizzati da rampe molto ripide intervallate da qualche passaggio più leggero, che seppur brevi permettono di prendere fiato e procedere tutto sommato con una buona cadenza. I tre chilometri e mezzo successivi, introdotti da un tratto in piano di qualche centinaio di metri, sono i meno difficili, con percentuali che non superano quasi mai l'8% e danno l'errata sensazione di poter portare a casa il risultato senza troppi problemi. Peccato che all'altezza di uno stretto tornante all'altezza della località Valcauda cominci una terza parte di salita che toglie qualunque illusione: per circa tre chilometri adesso si sale lungo interminabili traverse con pendenza media superiore al 10% e a lunghi tratti tra l'11 e il 12%. È un passaggio che richiede uno sforzo intenso e prolungato, che appesantisce i muscoli e consuma un'enorme quantità di energia, ma so che devo conservarne una dose adeguata perché negli ultimi due chilometri mi attende un altro tratto se possibile ancora più impegnativo. Nel frattempo però c'è da superare la quarta parte della salita, un paio di chilometri di difficile lettura che presentano finalmente tratti abbastanza pedalabili, alternati tuttavia da rampette velenosissime che non permettono di abbassare la guardia; quello che lì per lì giudico una semplice curiosità è piuttosto la presenza in qualche punto particolarmente ombreggiato di qualche traccia di neve fresca sulla sede stradale, ma malgrado le difficoltà sono ormai convinto che riuscirò a superare anche questo durissimo ostacolo.
Non ho però fatto i conti con l'imprevisto, e 100 metri prima del bivio per la borgata di Trovinasse, quando all'arrivo manca solo un chilometro e mezzo, la strada si ritrova completamente ricoperta da un sottile strato di neve che rende impossibile proseguire. Per una volta invidio le ruote grasse, ma non è assolutamente il caso di buttarsi all'avventura, anche perché l'Alpe Buri non è esattamente un traguardo irrinunciabile, e così senza perdere ulteriore tempo mi appresto a una discesa che col fondo umido si rivelerà comunque molto insidiosa. Ridisceso a Settimo Vittone, resta la soddisfazione di una bella prestazione, mista a una certa delusione per un'uscita ridotta all'osso e guastata da un meteo peggiore del previsto.
il meglio del giro
Una salita cattiva ma non impossibile, purtroppo abbastanza fine a sé stessa, come la maggior parte di quelle in zona.
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