venerdì 12 aprile 2019

Sulle strade del Lombardia


Bellagio - Civenna - Madonna del Ghisallo - Magreglio - Asso - Sormano - Colma di Sormano - Pian del Tivano - Zelbio - Nesso - Lezzeno - Bellagio (Km 54)


Una data importante richiede un percorso importante. La stagione impedisce di volare troppo alto, ma anche a quote medio-basse è possibile disegnare giri affascinanti e dal notevole contenuto tecnico. Sono i giorni della Sanremo, e una puntata in Liguria sarebbe l'ideale anche dal punto di vista climatico, ma le strade del Ponente ormai le ho battute in lungo e in largo, così mi viene la suggestione di puntare all'opposto: invece dei luoghi della Classicissima di Primavera, mi cimenterò su quelli della Classica delle Foglie Morte, quel Giro di Lombardia che di fatto costituisce la chiusura autunnale della stagione del grande ciclismo professionistico e che da sempre ha il suo clou nel cuore del Triangolo Lariano compreso tra i due rami del lago di Como.

Rapido studio di fattibilità, e partenza alla volta di Bellagio, paese noto per la eccezionale posizione del suo promontorio, posto proprio nel punto in cui il lago si divide nei due rami meridionali di Como e di Lecco. Dopo un breve giro in paese, sono pronto per partire dalla piazzetta principale. Nessun preambolo, già le prime pedalate sono belle toste per raggiungere la sella del promontorio, poi per circa un chlometro si procede in piano verso sud fino a iniziare la salita quando ancora si sta uscendo dall'abitato; 500 metri in ascesa moderata, e si arriva alla rotonda da cui ci si addentra tra le alture comprese tra i due rami. Da tanto tempo immaginavo di scalare un giorno il mitico Ghisallo, non tanto per le sue caratteristiche tecniche o ambientali (comunque non ordinarie), quanto perché in corrispondenza del valico sono situati il santuario della Madonna del Ghisallo, protettrice dei ciclisti, e il Museo dei Ciclisti, che tuttavia non avrò modo di visitare.
La salita misura in totale una decina di chilometri, ma le pendenze più severe sono concentrate nei tre che seguono la rotonda, dove a tratti si oltrepassa la soglia del 10% e comunque è richiesto un impegno significativo e continuo, paragonabile a certi versanti della collina torinese, non fosse per le bellissime viste sul lago; in particolare, non si può evitare di fermarsi per una foto quando si raggiunge una balconata panoramica con affaccio su Bellagio, le diramazioni del lago e sullo sfondo le cime innevate delle Alpi al confine con la Svizzera.
Rimontato in sella e terminata la parte più dura, la salita concede un lungo intermezzo di altri tre chilometri in piano e addirittura in discesa fino a Civenna, da cui si gode di un'altra ampia vista sul ramo lecchese, poi si riprende a salire con decisione per gli ultimi 1500 metri che portano al grande piazzale del santuario, il cui sagrato ospita i cippi di Bartali, Coppi e Binda, una trinità di atleti impareggiabili che provoca una certa emozione. Ho percorso solo 11 chilometri, ma tanto basterebbe a dare un senso alla lunga e faticosa trasferta.
Al contrario, c'è ancora parecchio da pedalare e da divertirsi, a parte i sette chilometri di discesa dal Ghisallo verso Asso, una strada larga e anonima che scendendo verso il centro del Triangolo risulta chiusa tra le alture che la separano dal lago. Ben venga dunque il bivio che segna la fine della discesa e l'inizio della seconda salita di giornata che mi porterà ai 1124 metri della Colma di Sormano dopo un'altra decina di chilometri. Rispetto ai gradoni del Ghisallo, la salita alla Colma è quasi l'opposto, col suo andamento regolare, quasi sempre compreso tra il 6 e l'8%: basta impostare il ritmo giusto per macinare chilometri uno dopo l'altro lungo una bella strada ampia racchiusa nel bosco. Anche dal punto di vista cicloturistico, questa ascesa non offre molto da raccontare, se non la bella serie di tornanti che precede l'abitato di Sormano più o meno a metà scalata, e - circa un chilometro dopo - l'incrocio col disumano Muro di Sormano. Non ho mai avuto in programma di affrontare quell'assurda rampa di garage lunga due chilometri, e così proseguo senza rimpianti per la strada principale, che copre lo stesso dislivello nel doppio del chilometraggio, disegnando un profondo cuneo lungo i due versanti della valletta laterale della Roncaglia.
L'arrivo alla Colma di Sormano, non senza un minimo di sofferenza finale, segna anche la conclusione delle difficoltà altimetriche, e così, dopo una sosta per riposarmi e godermi la bella visuale su cime e vallate circostanti, sono pronto ad affrontare i 13 chilometri di discesa che mi riporteranno al lago, stavolta sul ramo comasco, all'altezza di Nesso. I primi due chilometri fino al breve intervallo del Pian del Tivano sono abbastanza filanti, poi, quando la strada ricomincia scendere con decisione, inizia uno dei percorsi più tecnici che ricordi di avere mai percorso. Se il fondo stradale ovviamente in perfette condizioni (siamo nel tratto cruciale del Lombardia) inviterebbe a prendere velocità, la sede stradale ristretta, la pendenza spesso accentuata e l'infinità di curve cieche richiedono molta attenzione: non sorprende che lungo questa strada negli ultimi anni lo Squalo Nibali abbia dato spettacolo e costruito un paio di vittorie, ma l'idea di emularlo non mi passa nemmeno per la testa ripensando alle immagini di alcune spettacolari cadute, che non hanno avuto conseguenze peggiori probabilmente solo per l'intercessione della Madonna del Ghisallo...
Sceso infine a Nesso, non resta che percorrere l'ultima dozzina di chilometri lungo il lago verso nord per rientrare a Bellagio, degno finale di un percorso memorabile sulle strade che hanno fatto la leggenda del ciclismo.

il meglio del giro

Quando l'emozione va di pari passo con la bellezza dei posti e l'impegno fisico. Impossibile non sentire un brivido davanti ai busti dei tre più grandi di sempre.

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