Delle numerosissime strade che salgono verso il colle della Maddalena, se si esclude quella della Vetta, strada Valpiana è tra le più marginali, ma probabilmente la più dura; per essere più precisi, non vi si incontrano le pendenze da ribaltamento di strada della Vetta o della Viola, ma il chilometro e 200 metri che si sviluppa dall'imbocco della salita è per continuità e per progressività uno dei più ripidi di tutta la collina, da far impallidire anche la molto più famosa Sassi - Superga, dove il tratto più asfissiante si esaurisce nello spazio di una curva, e comunque la lunghezza dei muri non supera mai i 1000 metri.
Giusto il tempo di attraversare la precollina lungo corso Quintino Sella e si arriva dunque all'incrocio con la famigerata strada Valpiana, che a dispetto del nome tutto è tranne che in piano. I primi 500 metri sono un ripido e claustrofobico rettilineo tra le mura degli edifici, si procede a rilento in una sede stradale che sembra ancora più stretta di quanto non lo sia nella realtà e a un certo punto si trova anche un semaforo che regola il traffico (in realtà pressoché inesistente) a senso unico alternato. Quando si esce dall'imbuto, per un breve tratto la pendenza diminuisce, dando l'illusione di essersi lasciati il peggio alle spalle; in realtà, il mezzo chilometro che segue è di una spietatezza infernale, con una pendenza del 15% che toglie il fiato e una strada talmente stretta da impedire anche di alleggerire i punti più duri con un po' di zig-zag. Alla fine del muro (media del 13,5% comprensiva del pianetto intermedio), reggendo l'anima coi denti, mi chiedo perché di questa strada non si parli praticamente mai, tanto che non avevo trovato descrizioni precise da nessuna parte: chi ama le pendenze estreme, qui ha pane per i suoi denti.
Quattro pedalate in discesa, e strada Valpiana si immette in strada Val San Martino Superiore, che di par suo presenta pendenze di poco inferiori, in particolare un breve muretto intorno al 12% che segna la fine del settore più duro, prima di un tratto pedalabile e di una contropendenza che porta infine al congiungimento con la strada principale di Pecetto, proveniente da Villa della Regina e diretta all'Eremo, un chilometro e mezzo più in su. Anche qui si continua a salire su pendenze di tutto rispetto, con qualche passaggio ancora al 10%, ma in confronto a quanto passato qualche chilometro prima, sembra davvero di andare in pianura, e lo stesso discorso vale a maggior ragione per il tratto dall'Eremo al colle, che chiude in buona scioltezza la scalata dell'ennesimo versante della Maddalena.
Per la discesa, dopo il passaggio al parco della Rimembranza, opto per San Vito e i viali Settimo Severo e Catone, prima di chiudere lungo il Po un allenamento breve ma molto intenso.
il meglio del giro
Vale più o meno lo stesso discorso di strada della Vetta: d'accordo provarla per togliersi la curiosità, ma perché tornarci?
Tutto vero. Il fatto è che a salire è veramente pericolosa: verso la fine del tratto a traffico alternato, che non si riesce a percorrere nel tempo di una macchina, c'è una curva cieca, se una macchina partita col verde (in discesa) la chiude si fa un frontale.
RispondiElimina