Sono giri che definisco interlocutori, di raccordo tra altri più significativi, utili soltanto per staccare le gambe dal divano, ma che nella sostanza sono destinati a non lasciare traccia di sé. Spesso li comincio con buone intenzioni, ma quasi subito mi rendo conto che mancano forze ed ispirazione per portarle a termine e così, da un taglio a una deviazione, mi ritrovo a percorrere d'inerzia strade che non portano da nessuna parte e che non hanno più niente da raccontare se non il dato del chilometraggio finale.
In mattinata si è corsa la Stratorino e ho accompagnato il ragazzo alla prima 5km della sua vita, mentre la mamma faceva la 10: certo non uno sforzo epocale, ma corsa e bicicletta sono parenti abbastanza lontani, e nel pomeriggio la sollecitazione di muscoli e articolazioni 'dormienti' si farà sentire in fretta, inducendomi a miti consigli in barba all'idea iniziale di doppiare il giro impegnativo della settimana precedente.
La partenza è comunque degna di nota, con la bella e dura salita all'Eremo attraverso la strada di val San Martino Superiore, una delle mie preferite e che tuttavia non provavo da parecchi anni. Da piazza Hermada, non appena imboccata dopo un bivio a sinistra, si affrontano subito quattro ripidi tornanti seguiti da un lungo rettilineo in doppia cifra, poi la salita diventa meno difficile per tutto il tratto centrale, prima di presentare il muro più impegnativo proprio nel settore finale: sono in tutto tre chilometri, ma tanto mi basta per rendermi conto che i muscoli e soprattutto il ginocchio sinistro non rispondono come dovrebbero, e dunque accolgo con sollievo la contropendenza che mi porta al congiungimento con la strada principale di Pecetto. A questo punto, mancano ancora poco meno di due chilometri prima di scollinare all'Eremo, ma le pendenze sono più regolari e li supero senza affanni.
Più ancora delle gambe, quelle che mancano sono però le motivazioni e così decido che sarà questa l'unica asperità del giorno, e anche l'idea di proseguire fino al colle della Maddalena dura lo spazio di uno sbuffo. Scendo dunque a Pecetto, dove attraverso il bel centro del paese, e poi a Trofarello lungo la valle Sauglio, dove al chilometro 16 chiudo di fatto la parte movimentata del giro. Da questo momento, l'unico obiettivo rimane quello di percorrere un po' di chilometri privi di difficoltà, e dato che non era questa l'intenzione, non ho neppure modo di scovare strade particolarmente originali o interessanti. Poco male, per trovare strade nuove e affascinanti ci sarà tempo e modo, a partire dalla prossima uscita.
il meglio del giro
La salita di val San Martino Superiore è una delle più belle della collina torinese, da sola impreziosisce un giro altrimenti privo di spunti notevoli.
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