giovedì 1 giugno 2017

La Valgrisenche


Saint-Pierre - Villeneuve - Introd - Valico di Les Combes - Arvier - Rochefort - Valgrisenche - Bonne - Valgrisenche - Rochefort - Arvier - Saint-Pierre (Km 58)


Saltata senza troppi rimpianti la trasferta al seguito del Giro a Oropa, torno in Valle d'Aosta alla scoperta della Valgrisenche, forse la più selvaggia delle valli che si diramano nel versante meridionale della regione. Per rendere il giro più vario e impegnativo, decido inoltre di inserire la salita preliminare di Les Combes, località rinomata per aver ospitato per anni le vacanze in montagna dei papi Wojtila e Ratzinger. Quel che ne esce è un percorso molto bello e altrettanto faticoso, reso a tratti ancora più duro dal primo caldo torrido dell'anno, oltre i 30 gradi a fondovalle e ben sopra i 20 in quota.

Le strade che percorrerò sono quasi dirempettaie rispetto a quella che ho affrontato un paio di mesi fa per salire a Vetan, per cui confermo la base di partenza a Saint-Pierre, da cui prendo le mosse a mattina inoltrata. Tre chilometri in piano per superare la dora e l'abitato di Villeneuve, poi raggiungo il sottopasso dell'autostrada e comincio la prima salita, non impossibile, ma pur sempre otto chilometri al 7% con qualche punta al 10, che a lungo andare si farà sentire. I primi due chilometri verso Introd, già percorsi tempo fa salendo in Valsavarenche, sono regolari su strada ampia, poi si lascia la strada principale e si prosegue in direzione di Arvier, più o meno sulla stessa falsariga per un altro chilometro, fino a incontrare la deviazione per Les Combes.
E' da qui che hanno inizio i cinque e più impegnativi chilometri di salita, che mi porteranno fino a quota 1260. Dopo un primo chilometro che presenta subito le pendenze più dure e un secondo molto agevole, l'ascesa diventa più regolare, assestandosi su pendenze tra il 7 e l'8% che permettono di procedere con un ritmo costante. La strada che si snoda nella pineta, da parte sua, se da un lato garantisce di pedalare al fresco, dall'altro rende la salita poco significativa quanto a visuali, con rare aperture verso Aosta e la bassa valle. Soltanto all'altezza del valico (da dove proseguirebbe per un chilometro la strada per Les Combes, che tuttavia ignorerò), sulla destra si apre finalmente una magnifica vista sul Monte Bianco, che da sola giustifica la scelta di inserire questa variante nel percorso principale.
La brutta sorpresa arriva semmai dalla discesa, che se nel finale offre belle panoramiche sul Bianco e su quella Valgrisenche che sto per attaccare, si caratterizza tuttavia per un fondo stradale in condizioni molto precarie, pieno di buche e di salti come non mi era mai capitato in Valle d'Aosta: è vero che si tratta di una strada in ombra esposta a nord, ma per trovare di peggio bisogna andare in zone molto meno ricche e turistiche.
Arrivato infine ad Arvier, non c'è praticamente soluzione di continuità tra la fine della discesa e l'inizio della nuova salita, un chilometro dopo all'altezza di Leverogne. Quella della Valgrisenche, seppur distante un pugno di chilometri in linea d'aria da quella precedente, è una salita completamente diversa sia per caratteristiche tecniche che per ambientazione. Lunga 17 chilometri fino alla borgata di Bonne che sovrasta il lago di Beauregard, la scalata è nei primi 10 chilometri aspra ed esigente, per diventare più facile nella seconda parte, quando però le energie sono già ridotte al lumicino: quanto basta per farne la salita nettamente più difficile tra quelle affrontate quest'anno.
Si comincia con una bella serie di una decina di tornanti ravvicinati fino a raggiungere la bella chiesetta di Ravoire: in questi primi due chilometri le pendenze sono già abbastanza accentuate, ma tutto sommato regolari, e in ogni caso all'altezza delle curve si riesce sempre a spezzare lo sforzo in attesa della rampa successiva.
Superato questo primo sbalzo, si penetra poi nel cuore della valle, e lo scenario cambia rapidamente. Da questo momento, la strada descrive una linea leggermente arcuata verso sud-ovest e si largo in un ambiente impervio, scavata nella roccia e inesorabilmente esposta al sole di mezzogiorno, a parte i frequenti e rinfrescanti attraversamenti di paravalanghe e gallerie, mai gradite come in questo caso. Sono i tre chilometri più duri del giorno, dove alle pendenze che per lunghi tratti superano la soglia del 10%, si somma un caldo asfissiante, con le rocce e l'asfalto che raddoppiano la forza dei raggi del sole: mi trovo a cavallo dei 1000 metri di quota, ma pare di pedalare in una fornace. Con grande sforzo, risalgo il quinto chilometro, il più duro in assoluto, avendo ben chiaro che mi trovo ancora nel primo terzo della salita, e che dovrò conservare abbastanza forze per superare le insidie dei tanti chilometri che seguiranno.
Dopo una tregua relativa che mi permette di recuperare, la salita torna a farsi sentire tra l'ottavo e il decimo chilometro, ancora durissimo, fino a raggiungere una bella cascata a destra del senso di marcia: complice il fresco regalato dagli spruzzi sulla schiena, termina qui il settore più impegnativo della salita, proprio quando la valle finalmente si allarga su ampi e verdi prati che creano un contrasto fiabesco con il ghiacciaio del Rutor che segna il confine con la Francia.
Quello che segue è il settore più ameno della vallata, con panorami da cartolina e attraversamento di minuscole frazioncine che punteggiano la strada, ora decisamente meno ripida, fino all'abitato di Valgrisenche a 1650 metri di altitudine. Mancano poco più di un paio di chilometri alla mia meta, ma dopo qualche centinaio di metri addirittura in discesa, il veleno torna puntuale nella coda, sottoforma di un chilometro - il penultimo - nuovamente molto ripido, intervallato da un paio di duri tornanti. Mi sento ormai al gancio, sulle gambe affiora qualche accenno di crampi dopo 25 chilometri complessivi di salita, ma è davvero l'ultimo grande sforzo prima di un finale molto più morbido che mi porta alla bella frazione di Bonne, che dai suoi 1830 metri domina panoramicamente la diga e il lago di Beauregard; la strada proseguirebbe per un altro paio di chilometri fino a raggiungere il punto più elevato a oltre 1900 metri di altezza, ma ormai ho pienamente raggiunto i miei obiettivi e decido di girare la bicicletta e ritornare sui miei passi.
A Valgrisenche, sosto mezz'ora abbondante per mangiare un boccone e godermi finalmente il sole, poi non mi resta che scendere ad Arvier lungo una strada stavolta perfetta, e chiudere un ottimo giro con gli ultimi sette chilometri pianeggianti fino a tornare a Saint-Pierre.

il meglio del giro

Duri e a tratti spietati, i tre chilometri di salita dopo Ravoire riassumono perfettamente l'essenza della selvaggia Valgrisenche: una sorta di purgatorio necessario per accedere al paradiso dell'ultimo settore della valle.

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