Cuneo - Borgo San Dalmazzo - Gaiola - Rittana - Gorrè - Chiot Rosa - Paraloup - Chiot Rosa - Gorrè - Rittana - Roccasparvera - Vignolo - Cuneo (Km 51)
E' il ponte del 25 aprile, e cerco di omaggiare la ricorrenza a modo mio, disegnando un percorso fortemente evocativo, con partenza da piazza Galimberti a Cuneo e meta finale a Paralouop, la borgata alpina situata sul crinale delle valli Stura e Grana, dove lo stesso Galimberti diede vita alla prima brigata partigiana di Giustizia e Libertà insieme a personaggi del calibro di Dante Livio Bianco e Nuto Revelli. Mi sarebbe piaciuto doppiare la salita con quella a Madonna del Colletto da Valdieri, ma come spesso capita non è stato possibile, e comunque l'aspetto tecnico in ogni caso sarebbe finito in secondo piano.
Parto dunque dal cuore del capoluogo della Granda, da cui si percorrono corso Nizza, piazza Europa e corso Francia, una prova di insospettabile internazionalità per una cittadina che gode di un'immeritata fama di chiusura, georgrafica e non solo. Uscito dalla città, imbocco quasi subito una più che dignitosa pista ciclabile che in una manciata di chilometri mi porta fino a Borgo San Dalmazzo, sede dall'autunno del 43 ai primi mesi del 44 di un famigerato campo di raccolta di prigionieri ebrei destinati ad Auschwitz. Mi lascio alle spalle anche questo infausto luogo della memoria, e procedo per altri cinque chilometri lungo la statale del colle della Maddalena, fino a Gaiola, dove abbandono la strada principale per svoltare a destra in direzione di Roccasparvera.
Un chilometro di saliscendi, e finalmente un bivio a sinistra mi immette nella strada per Rittana, da cui ha origine la salita di dieci chilometri che mi porterà al traguardo di Paroloup. La pendenza media è di poco inferiore al 7%, ma in questo caso è davvero poco indicativa, perché la difficoltà dell'ascesa aumenta in progressione, e in generale la strada procede a sbalzi, soprattutto nei quattro duri chilometri finali. Il chilometro e mezzo fino a Rittana è molto agevole, poi la strada entra nel bosco e si comincia a salire con più continuità, anche se i tre chilometri fino alla borgata Cotella propongono solo a tratti rampe che richiedono uno sforzo significativo. Sono praticamante a metà salita, e ancora non ho di fatto approcciato la sua parte più arcigna; per un altro chilometro ancora le pendenze si attestano intorno all'8-9%, ma tutto sommato si riesce a procedere con un passo discreto, almeno fino a quando si arriva a una serie di otto velenosissimi tornantini che precedono e seguono la borgata di Gorrè, fino a raggiungere il traguardo intermedio di Chiot Rosa, una meravigliosa radura aperta sulla valle Stura a due soli chilometri da Paraloup.
E' il momento del massimo sforzo, le rampe a doppia cifra si susseguono come se piovesse, e la stessa pendenza media del 10% abbondante non deve trarre in inganno, perché si passa con frequenza da rasoiate vicine al 15% a passaggi in cui si può rifiatare se non addirittura in contropendenza, ma che immancabilmente preludono ad altre rampe micidiali: è il caso del rettilineo che segue il tornate di Gorrè, un'autentica tortura in cui si rischia il ribaltamento, e tutto il chilometro successivo si mantiene su livelli di grande difficoltà, accentuata da un po' di tosse residua che mi impedisce di respirare a fondo come sarebbe necessario.
Raggiunto faticosamente il Chiot Rosa, i problemi non sono tuttavia terminati, mancano ancora due chilometri e quasi 200 metri di dislivello, un ostacolo che sommato ai due durissimi chilometri precedenti non va sottovalutato, anche se non si toccano più pendenze terribili come quelle di Gorrè. Un altro paio di tornantini ripidi, e poi si affronta una lunga traversa verso la meta finale di Paraloup, le cui case in pietra sono già ben visibili sulla sinistra. Dalle informazioni raccolte, non mi sono fatto un'idea chiarissima sullo stato del fondo stradale, ma mi è parso di capire che le ultime centinaia di metri non sono asfaltate, e infatti, dopo il passaggio su un rio su cui è posta l'ultima curva a sinistra, la strada diventa sterrata. A occhio, sembra un fondo abbastanza solido e per di più le pendenze sono nel frattempo diminuite, ma le due forature sono un ricordo troppo ravvicinato e non mi va di rischiare: scendo di sella e raggiungo un po' ingloriosamente il traguardo con la bici al fianco.
Poco male, perché l'arrivo a Paraloup, perfettamente recuperato e restituito alla giusta memoria, è di per sé emozionante, e per una volta finisce sullo sfondo anche la bellissima vista sul fondovalle e sulla Bisalta innevata che domina questo tratto delle Alpi Marittime.
il meglio del giro
La salita in sé non sarebbe memorabile, 1400 metri di quota, viste notevoli solo al Chiot Rosa e a Paraloup, tecnicamente significativa solo negli ultimi chilometri; ma sono luoghi altrimenti anonimi come Paraloup che hanno segnato la storia del 900 italiano.
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