venerdì 1 aprile 2016

Il passo del Ginestro


Diano Marina - Diano Castello - Diano Arentino - Pontedassio - Chiusanico - Torria - Cesio - Passo del Ginestro - Testico - Moglio - Alassio - Laigueglia - Capo Mele - Andora - Capo Cervo - Cervo - San Bartolomeo al Mare - Diano Marina (Km 71)


Per chi ha voglia di compiere un piccolo sforzo per documentarsi tra guide, cartine e recensioni online, l'entroterra ligure riserva una miniera inesauribile di strade, borghi e panorami sospesi tra mare e montagna. Approfittando di qualche giorno di vacanza, organizzo quindi un paio di giri con caratteristiche simili, interessanti e impegnativi quanto basta per chiudere il mese di marzo in attivo rispetto allo stesso periodo negli ultimi anni.
Il primo itinerario, percorso la mattina di Pasqua dopo due settimane di sosta, è incentrato sul passo del Ginestro, che collega l'imperiese valle Impero con la savonese valle Merula, per disegnare un anello classico della zona, nel quale inserisco tuttavia la variante della salita iniziale a Diano Arentino, che oltre a movimentare il percorso mi permette di evitare il passaggio in Imperia, sempre molto trafficato.

Quando mi metto in sella, il cielo è coperto ma senza minaccia di pioggia, e la temperatura risulterà gradevole per tutta la mattina, con qualche cenno di freddo solo ai quasi 700 metri del passo del Ginestro e nel tratto finale lungo un'Aurelia sferzata dal vento. Superato in fretta il centro ancora semi-deserto di Diano Marina, svolto a destra e dopo una rotonda, la strada inizia immediatamente a salire. L'ascesa che mi aspetta ha una lunghezza di poco meno di dieci chilometri e una pendenza media intorno al 5%, ma soprattutto nella prima metà risulta molto discontinua. Il chilometro iniziale che porta a Diano Castello, per esempio, sale quasi al 10%, e per di più il dislivello viene coperto quasi interamente dalla rampa iniziale e dalla serpentina che porta all'ingresso in paese, nella quale si tocca la pendenza maggiore dell'intero giro. L'attraversamento dell'abitato su strada lastricata è invece decisamente più morbido, così come i due chilometri successivi fino al bivio per Diano Borello, che tralascio per proseguire verso Diano Arentino, ormai ben visibile sopra di me. Oltrepassata anche questa borgata dopo un altro paio di chilometri piuttosto impegnativi, la strada si restringe assumendo connotati quasi montani, con la macchia mediterranea che si sostituisce agli oliveti che fino a questo punto l'avevano fatta da padroni. Ancora quasi tre chilometri di salita più discontinua, e infine raggiungo senza forzare un anonimo scollinamento posto a circa 450 metri di quota.
La discesa che segue è mediamente più ripida della salita, e in soli sei chilometri mi porta a Pontedassio, non senza aver proposto alcuni passaggi particolarmente tecnici. Un paio di chilometri in piano lungo la fondovalle Impero, e prima di raggiungere l'abitato di Chiusavecchia imbocco sulla destra la strada per Chiusanico, iniziando di fatto la seconda salita del giro, che in sette chilometri e mezzo mi condurrà alla bella frazione di Torria. La strada che percorro, più regolare e nel complesso più agevole della precedente, è immersa tra gli ulivi, e man mano che si sale, si apre a panorami più ampi e suggestivi che spaziano dai piccoli borghi disseminati a mezza costa fino alla dorsale ancora innevata delle Alpi Marittime: davvero una bella scoperta che varrà la pena di ripetere in futuro in uno dei tanti percorsi progettabili in zona.
Raggiunta Torria, la strada scende moderatamente per un paio di chilometri fino a incrociare la provinciale che sale verso il colle di San Bartolomeo, che prendo in direzione di Cesio. Poco dopo l'uscita dal paese, abbandono la via principale per deviare ancora a destra su quella che porta al passo del Ginestro. Mancano meno di due chilometri alla Cima Coppi di giornata, ma adesso la salita procede continua al 7-8% in un ambiente ancora brullo nel quale non c'è ancora traccia della fioritura delle ginestre; quello che aiuta in questo ultimo sforzo è la vista del passo, ben distinguibile già dopo il primo tornante.
Una breve sosta per godermi il panorama alle mie spalle è più che sufficiente per rendermi conto che da quelle parti tira un discreto vento che abbassa sensibilmente la temperatura, e dunque riparto subito alla volta di Alassio, distante oltre 20 chilometri. La discesa, come si intuisce facilmente dalla lunghezza, è molto discontinua e si suddivide in tre tronconi: i primi cinque chilometri scendono rapidamente a Testico, dove la strada si dirama verso Andora o Alassio; da questo momento, inizia un lungo e dispendioso mangia-e-bevi di circa dieci chilometri nella boscaglia, nel quale il momento più curioso è l'incrocio con una stradina laterale segnalata da una selva di minacciosissimi cartelli stradali che dissuaderebbero anche il più audace dei ciclisti; nel mio caso, non faccio altro che tirare dritto e in breve mi trovo ad affrontare l'ultimo segmento della discesa che mi porta fino alla stazione di Alassio lungo una strada ora bella e panoramica, ma altrettanto trafficata.
Una volta tornato sull'Aurelia, mi attendono gli ultimi 15 chilometri di lungomare battuto da un forte e freddo vento contrario, il che significa spendere le ultime energie in centri abitati intasati di vacanzieri e separati dalle ultime due piccole asperità del giorno: Capo Mele tra Laigueglia e Andora, e Capo Cervo tra Andora e Cervo. Complice la stanchezza che adesso si fa sentire, è proprio sulle rampe di Capo Mele che fatico di più a mantenere una valocità apprezzabile, ma alla fine chiudo senza troppi affanni un giro molto soddisfacente, anche se leggermente più impegnativo di quanto l'avessi immaginato sulla carta.

il meglio del giro

La salita a Torria tra gli ulivi, il paesaggio "montano" del passo del Ginestro a pochi chilometri dal mare, ma soprattutto il piacere di pedalare per 50 chilometri nella pace più assoluta mentre lungo la costa si affollano mezzo Piemonte e mezza Lombardia.

2 commenti:

  1. Ciao, batto sempre quelle zone quando sono in vacanza lì e ti assicuro che anche in luglio ed agosto non c'è traccia di auto in quella zone. Sono innamorato dell'entroterra ligure che mi sorprende sempre in maniera spettacolare. Bello questo concatenamento dei passi lo proverò anch'io
    Marcello

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    1. Ciao Marcello, se hai una gamba migliore della mia, puoi provare a concatenare anche i 3 che descriverò nel prossimo post, se ancora non li conosci :-)
      Ciao e grazie per il tuo commento

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