Stupinigi - None - Airasca - Pinerolo - Porte - Villar Perosa - Colle di Pra Martino - San Pietro Val Lemina - Pinerolo - Piossasco - Orbassano - Beinasco - Torino (Km 95)
Un interessante anellino di 25 chilometri inserito nel mezzo di 70 chilometri di statali e piattume senza niente da ricordare: così posso descrivere il giro che da Stupinigi (punto d'arrivo della Tuttadritta podistica) torna al centro di Torino con l'intermezzo della scalata all'ostico colle di Pra Martino, che coi suoi 910 metri di quota rappresenta pur sempre la prima fugace puntata in montagna della stagione.
La partenza da Torino impone evidentemente tanta pianura prima e dopo l'approccio alla montagna, ma alternative non ce ne sono a meno di ripiegare ancora sulla collina, e così non mi resta che armarmi di tanta pazienza e cominciare a pedalare verso ovest, in direzione di Pinerolo e dell'imbocco della val Chisone. Sono 30 chilometri ultrapiatti in cui gli unici momenti di distrazione sono un paio di cavalcavia, per il resto interminabili rettilinei e un'infinità di pedalate tutte uguali, con l'occhio attento solo ai cartelli che poco alla volta indicano distanze minori ancora da coprire. L'attraversamento di Pinerolo, coi suoi incroci e i suoi semafori, impone se non altro qualche cambio di ritmo e di posizione in sella, poi seguono altri dieci chilometri sulla vecchia strada a destra del torrente fino a Villar Perosa: niente di memorabile anche qui, ma almeno adesso c'è qualche tratto in leggera salita, si attraversa qualche paese e soprattutto a fianco della strada sono spuntate le prime alture sulle quali mi appresto ad avventurarmi.
A Villar Perosa, è infatti il momento di svoltare a destra, addentrarsi in paese e attaccare finalmente i sei chilometri che mi porteranno al colle di Pra Martino, obiettivo di giornata finito negli ultimi anni - con un certa continuità - nei percorsi del Giro d'Italia (ci transiterà anche quest'anno) e addirittura del Tour de France, al termine di una tappa dell'edizione 2011 che premiò il passistone norvegese Boasson Hagen.
Il primo chilometro e mezzo sale su pendenze regolari, al 6-7%, e in questo settore raggiungo e supero tre ciclisti che salgono molto lentamente e che non posso tenere come punto d'appoggio neppure per pochi metri. Proseguo col mio solito passo, e di lì a poco attacco i due chilometri centrali della salita, decisamente i più difficili da interpretare. La strada si addentra infatti in un bosco fittissimo e procede a sbalzi, con tratti molto agevoli che si alternano improvvisamente a rampe durissime, più vicine al 15 che al 10%, e a brevi contropendenze che consentono comunque di rifiatare; la pendenza media di questo segmento centrale è comunque prossima al 10%, il che rende perfettamente l'idea della durezza dei passaggi più difficili.
La parte finale della salita, ancora impegnativa ma senza le pendenze incontrate in precedenza, conduce infine al piccolo piazzale che precede di qualche decina di metri lo scollinamento, e qui devo dire che la delusione è grande: non solo dal valico non si apre alcuna vista apprezzabile sulla val Chisone o sulla val Lemina, ma lo slargo è orrendamente deturpato da un grosso edificio abbandonato e vandalizzato, un ecomostro che nega al colle di Pra Martino anche la categoria di luogo dimenticato dal mondo.
Non resta quindi che lasciarsi alle spalle la salita e proseguire verso San Pietro Val Lemina e Pinerolo. La discesa, gradevole nella prima parte ancora nel bosco, diventa poi molto tecnica a causa della sua forte pendenza e di alcune curve piuttosto chiuse, ma se non altro regala qualche bella vista sulla pianura verso il saluzzese, purtroppo offuscata dalla foschia.
Una volta rientrato in Pinerolo, tocca rimettersi in marcia verso Torino, altri 40 chilometri piatti, stavolta attraverso Piossasco e Orbassano, lungo strade dritte e larghissime, fino a chiudere un giro un po' raffazzonato ma che mi ha comunque consentito di mettere un altro po' di chilometri sulle gambe. Per i percorsi da ricordare, ci dovrebbe essere spazio a partire dalle prossime settimane.
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