venerdì 25 marzo 2016

La tappa di trasferimento


Torino - Moncalieri - Trofarello - Santena - Poirino - Pralormo - Montà - Canale - Priocca - Motta - Isola d'Asti - Montegrosso d'Asti - Mombercelli - Belveglio - Masio (Km 92)


Al Giro d'Italia si definirebbe una tappa di trasferimento. Un lungo (per me...) viaggio da una località all'altra attraverso città, paesi, rettilinei interminabili che tagliano la campagna, intervallati da un paio di gobbe irrilevanti, quelle che nelle corse a tappe vengono classificate come GPM di 4° categoria, messi lì giusto per creare un minimo di attesa, un passaggio intermedio significativo, da aspettare in mezzo a tanto nulla, pur sapendo che nulla cambierà del senso complessivo della giornata. Nel mio caso, le salitelle di Priocca e di Isola d'Asti si trovano semplicemente sulla strada, piccole asperità da scavalcare per arrivare a destinazione.

Parto dunque da Torino per un giro che mi porterà a toccare anche le province di Cuneo, Asti e infine Alessandria. I primi 20 chilometri fino a Santena sono interamente in centro abitato, e dunque abbastanza trafficati, ma tutto sommato non monotoni come i 20 seguenti che attraverso Poirino e Pralormo mi portano a Montà, primo paese del Roero.
Comincia a questo punto il settore (relativamente) più mosso del giorno, un'altra ventina di chilometri che scendendo prima a Canale e salendo successivamente a Priocca mi fanno attraversare il Roero fino a raggingere la fondovalle Tanaro poco prima della frazione Motta di Costigliole. Si tratta in ogni caso di dislivelli minimi su pendenze poco significative sia in salita che nelle due discese.
Dopo una decina di chilometri di statale, raggiungo infine Isola, dove abbandono la strada principale per imboccare la provinciale della val Tiglione, che raggiungo in capo a una salitella di poco più di un chilometro. Ho percorso a questo punto 70 chilometri e me ne restano poco più di 20, interamente pianeggianti. L'unica incognita diventa ora il chilometraggio, perché finora ho mantenuto un'andatura piuttosto sostenuta e il timore di una crisi improvvisa è sempre dietro l'angolo. In effetti, superati Montegrosso e Mombercelli ancora con buona lena, negli ultimi chilometri percepisco un principio di affaticamento, non una crisi vera, ma un calo sensibile dovuto allo scarso fondo fin qui accumulato, quanto basta per convincermi a chiudere il giro abbassando il ritmo e accorciando il rapporto di un dente

il meglio del giro

Lo trasmettesero in televisione, un giro del genere farebbe addormentare chiunque; sui pedali, qualche spunto si trova sempre: il passaggio dalla città alla campagna, gli sconfinamenti da una provincia all'altra, gli allunghi nella parte centrale, la gestione delle forze in quella finale.

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