Diano Marina - Imperia - Dolcedo - Pantasina - Colle d'Oggia - San Bernardo di Conio - Colle San Bartolomeo - Cesio - Chiusavecchia - Pontedassio - Imperia - Diano Marina (Km 76)
Apro un mese di luglio che promette grandi cose con la scalata al colle d'Oggia dal versante di Imperia, una delle mie salite liguri preferite per la sua straordinaria varietà. Nella ventina di chilometri che portano da Dolcedo al colle, gli ambienti che si attraversano cambiano velocemente, a tal punto che pare di percorrere una mezza dozzina di strade differenti, con contesti paesaggistici che si trasformano nel giro di due curve, offrendo tutto il campionario di una regione in cui si passa dal mare alla montagna senza soluzione di continuità. Per quanto riguarda l'aspetto tecnico, l'Oggia è una salita lunga ma non cattiva, le pendenze non raggiungono mai il 10% e solo gli ultimi due chilometri salgono con una certa continuità.
Il giro inizia con i classici 10 chilometri di riscaldamento, equamente ripartiti tra il lungomare tra Diano e Imperia, e l'attraversamento della città, ancora abbastanza addormentata. In uscita da Imperia, svolta verso l'interno in direzione dell'uscita dell'autostrada, e poi altri cinque chilometri pianeggianti per lasciarsi alle spalle la brutta periferia cittadina e il sobborgo di Torrazza, in una zona dove prevalgono orti e canneti.
Nel chilometro che precede Dolcedo, la strada comincia a salire leggermente, e a bordo strada appare qua e là qualche filare di vite. Attraversato il paese, un paio di chilometri in falsopiano nella boscaglia portano a Molini di Prelà, da cui parte la salita vera e propria al colle d'Oggia, distante ancora 15 chilometri.
I quattro chilometri che seguono portano a Pantasina, e sono forse i più interessanti del giorno, con la strada che si immerge nei pregiati uliveti di varietà taggiasca e una pendenza che ora si fa seria, con una media attorno al 7% che richiede una certo sforzo.
Lasciato alle spalle anche l'ultimo centro abitato, i sei chilometri successivi conducono al bivio per Conio e Borgomaro. La salita si fa più agevole, con pendenze che si assestano tra il 5 e il 6%, mentre l'ambiente cambia nuovamente: per circa tre chilometri si entra in una boscaglia abbastanza anonima, poi la strada esce allo scoperto per un lungo tratto tra bei prati e cespugli di ginestre, con magnifiche viste sulla vallata e sulla cornice dei monti liguri. I chilometri intanto passano anche più in fretta del previsto, con una gamba che sembra girare a meraviglia quando mancano soltanto cinque chilometri al colle.
Superato il bivio, seguono un paio di chilometri molto facili all'interno di un fittissimo bosco di faggi e castagni, che preludono al settore conclusivo, in un ambiente spoglio di prati e rocce, che a poco meno di 1200 metri di quota ricorda quello dell'alta montagna. Gli ultimi due chilometri sono peraltro i più duri della salita, con pendenze costanti intorno al 7-8%, e nelle ultime rampe un po' di stanchezza comincia a farsi sentire, ma nel complesso constato con piacere di aver portato a casa un colle con oltre 1000 metri di dislivello senza colpo ferire, e con altrettanto piacere mi godo in una pace assoluta i bellissimi panorami che spaziano dalle alte vette delle Alpi Marittime giù per le vallate che precedono il mare.
Se la salita è stata lunga, la discesa in città lo sarà ancora di più: dopo due chilometri ripidi che portano a San Bernardo di Conio, ce ne vogliono altri 33 per scendere a Imperia attraverso il colle di San Bartolomeo - che si raggiunge in discesa - Cesio, Chiusavecchia e Pontedassio; i cinque chilometri finali, ancora lungo l'incompiuta, chiudono un giro più che positivo, che lascia intravedere ottime speranze per le settimane seguenti.
il meglio del giro
Il colle d'Oggia va gustato come un pranzo di cucina fusion, dall'antipasto al dolce, apprezzando sapori e contrasti tra tutte le portate.
Nessun commento:
Posta un commento