martedì 8 luglio 2014

Il Glandon e la Croix de Fer


Saint-Jean-de-Maurienne - Sainte-Marie-de-Cuines - Saint-Etienne-de-Cuines - Saint-Colomban-des-Villards - Col du Glandon - Col de la Croix de Fer - Saint-Sorlin-d'Arves - Saint-Jean-d'Arves - Saint-Jean-de-Maurienne (Km 63)


Tante erano le ipotesi per il giorno di S. Giovanni, dal col de Vars alla Valpelline, dal Lys al Fauniera. L'idea giusta, come succede tante volte, spunta dal nulla solo un paio di giorni prima, ma è fulminante: l'accoppiata Glandon - Croix de Fer, per un anello da leggenda del ciclismo che in passato non avevo mai preso in considerazione per la lontananza del punto di partenza o perché altre mete di analogo spessore mancavano ancora alla mia collezione. In effetti, le due ore abbondanti di macchina per raggiungere Saint-Jean-de-Maurienne sono un bel deterrente, ma per una volta ho tutto il giorno a disposizione e dunque posso prendermela con tutta calma; caso mai, qualche dubbio me lo mette il meteo incerto di questo fine giugno, ma alla fine i siti più affidabili concordano nel dare sole almeno fino a metà pomeriggio, e la giornata si confermerà quasi perfetta per una pedalata da ricordare orgogliosamente negli anni.
Raggiunto il punto di partenza, i primi dieci chilometri scorrono via in tranquillo riscaldamento col solo difetto di un paio di chilometri nella trafficata statale della Maurienne, ma dopo aver sopportato qualche strisciata di troppo dei numerosi tir che la percorrono ad elevata velocità, arrivo in fretta al bivio per St.-Etienne-de-Cuines, dove imbocco una tranquilla strada parallela che dopo cinque chilometri di morbidissimo saliscendi mi porta al centro del paese e all'attacco della salita.
Il Glandon, come molti colli delle alpi francesi, si distingue in primo luogo per la sua lunghezza: si parte da 500 metri di quota e si sale per oltre 20 chilometri fino ai 1924 del colle, per una pedalata che per lunga parte non presenta difficoltà particolari e richiede soprattutto capacità di reggere un ritmo costante e di dosare sapientemente le energie, dal momento che le difficoltà maggiori si incontrano proprio nel finale. L'ascesa si può suddividere in tre parti abbastanza distinte e leggibili già durante il percorso: i primi dieci chilometri fino a St.-Colomban sono molto regolari, con pendenza costante dal 7 all'8%, fino a raggiungere un bel tratto in piano di un paio di chilometri che introduce alla seconda parte; per altri sei chilometri all'incirca, si riprende a salire con pendenze che nel settore centrale raggiungono per la prima volta e per lunghi tratti il 9-10%; poi, quando le forze iniziano a scarseggiare per lo sforzo prolungato e tuttaltro che indifferente già sostenuto, ecco arrivare gli ultimi tre durissimi chilometri, con pendenza media tra il 10 e l'11% e picchi intorno al 15.
La cosa curiosa è che i tre tronconi così diversi dal punto di vista tecnico lo sono anche da quello paesaggistico, con la prima parte che risale il vallone prevalentemente nel bosco senza proporre visuali da ricordare, la seconda che esce progressivamente all'aperto snodandosi tra gli alpeggi e addentrandosi nel vallone che va via via ampliandosi, l'ultima assume i connotati tipici dell'alta montagna scalando con una serie di tornantoni il costone che separa questo versante da quello dell'Oisans.
Quello che però tiene insieme la salita al col du Glandon (e poi il proseguimento fino alla Croix de Fer) è un'indescrivibile sensazione di pedalare non lungo una strada ma in un luogo del mito a due ruote, come se uno potesse dare quattro calci al pallone al Bernabeu o a Wembley: potenza del ciclismo è rendere accessibili a tutti i templi a cielo aperto in cui si scrive la storia di uno sport che resta unico per quanto impegno ci si metta a distruggerlo. È un pensiero in sottofondo, in parte inconscio ma costante, che mi accompagna per tutta la salita, in particolare nei tratti più monotoni, e che aggiunge una carica inspiegabile nei momenti più duri, quando la fatica fisica e mentale accumulata è già tanta e arrivano le ultime lunghe e difficili rampe, quella mezza curva al 15% a meno di un chilometro dalla vetta, con l'aria rarefatta e il sole che picchia sulla schiena a rendere ancora più faticoso spingere i pedali; e alla fine ecco l'arrivo al colle - peraltro bellissimo - con la tipica segnaletica dei grandi traguardi del Tour, un'altra impresa portata a termine, ma non è ancora il primo 2000 dell'anno, per quello c'è da sudare ancora per i due chilometri e mezzo che separano il Glandon dalla Croix de Fer.
Oltrepassato il col du Glandon, bastano infatti 200 metri di discesa per congiungersi con la strada per la Croix de Fer proveniente dalla valle dell'Oisans. Sono circa 150 metri di dislivello aggiuntivo su pendenze che oscillano tra il 5 e il 7%, con la strada ampia che dà l'idea di un lungo falsopiano che disegna un ampio curvone a destra. Rispetto agli ultimi chilometri del Glandon è comunque tutto un altro pedalare, solo un paio di volte mi alzo sui pedali non tanto per spingere con maggior forza, quanto per sciogliere un po' i muscoli lungamente sollecitati; poi, arrivo liberatorio ai 2067 metri del colle, congratulazioni reciproche con gli altri (parecchi, pur essendo una giorno feriale di giugno...) ciclisti che transitano in vetta, foto di rito, giacca a vento e giù per la lunghissima discesa verso St.-Jean.
I primi sette chilometri fino a St.-Sorlin sono molto filanti e panoramici con viste spettacolari sulle Aiguilles d'Arves, poi si entra in una lunghissima e non esaltante parte intermedia che, oltre a proporre un paio di fastidiosissime contropendenze e una lunga galleria per fortuna ben illuminata, mi stupisce per lo stato abbastanza degradato dell'asfalto: pensavo che una strada così importante avesse un manto in condizioni perfette, invece abbondano crepe e soprattutto gibbosità che mi regalano una bella serie di scrolloni alle articolazioni di cui avrei fatto volentieri a meno; niente però che possa guastare una delle più affascinanti escursioni degli ultimi tempi, davvero un percorso da tenere saldamente ancorato alla memoria ciclistica di mezza vita.

1 commento:

  1. Ho trovato per caso il tuo blog........bellissimo e dal quale trarro' molti spunti per il futuro.... venerdì scorso ho fatto questo percorso con due varianti: la prima , dato che il mio punto di partenza era st. Michel de maurienne, ho dovuto subire la statale che soprattutto al ritorno sotto il sole è stata allucinante. La seconda, dato che la strada a st. Jean d'arves era bloccata causa asfalatura pro tour ho deviato per il col du mollard, molto bello ma dati i km sulle spalle duro. La mia missione "colli del tour" per il prossimo anno sarà l'Iseran partenza Laslembourg magari accoppiandolo con il Moncenisio lato Francia. Grazie per le indicazioni precisissime del percorso. Essendo di Genova avrò modo di prendere tanti altri spunti.

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