martedì 18 ottobre 2011

La Langa cebana



Monesiglio - Mombarcaro - Bragioli - Sale S. Giovanni - Sale Langhe - Priero - Montezemolo - Saliceto - Costabella - Monesiglio (Km 55,4)



Finisce in gloria anche questa annata ciclistica grazie al classico giro in Alta Langa d'ottobre, stavolta disegnato nell'estremo lembo di Piemonte che si affaccia sulla Liguria, in un divertente saliscendi tra le valli Bormida, Belbo e Tanaro. Potenza delle Langhe: sono venti anni che ci pedalo con costanza, e ancora riesco a preparare un percorso per almeno due terzi inedito, con quattro salite e altrettante discese mai percorse. Ne esce un giro molto bello, uno dei migliori dell'anno, che sarebbe stato addiritura perfetto se avessi azzardato meno nella scelta delle strade in discesa e se nel finale avessi avuto ancora abbastanza tempo e gamba da affrontare un'ultima salita ai Piani di Monesiglio, invece di chiudere l'anello con cinque anonimi chilometri pianeggianti e battuti da un forte vento contrario.
Fisso la partenza a Monesiglio in valle Bormida, dopo un lungo spostamento in macchina, ma il gioco vale la candela quando si tratta dell'ultima uscita prima del letargo invernale. La giornata climaticamente non è delle migliori, con le nuvole residue della perturbazione che ha solo sfiorato il nord-ovest, ma anche questo contribuisce a creare quell'aria autunnale che aggiunge un gran fascino a questi posti dimenticati dal mondo.
Dopo una bella colazione, scendo dal paese alla provinciale, che abbandono subito per imboccare a sinistra una stradina che mi porterà a Mombarcaro da un versante a me sconosciuto, attraverso la borgata di Noceto. Le poche centinaia di metri in discesa fino al ponte sul Bormida mi fanno apprezzare una temperatura a dir poco frizzante, ma scelgo opportunamente di non indossare né i gambali né la giacca invernale, dal momento che oltrepassato il fiume si inizia subito a salire con una certa intensità. La salita a Mobarcaro misurerà in totale sette chilometri per una pendenza media vicina all'8%, ma il primo chilometro, salvo un breve tratto in cui respirare intorno alla metà, mi sembra il più duro in assoluto, con una serie di rampe e curve molto impegnative.
Una volta guadagnata quota, le pendenze diventano meno cattive, e salvo qualche tratto la salita è tutto sommato pedalabile, quanto basta per godermi i colori del bosco, la valle Bormida che si apre sotto di me e infine la chiesa di S.Luigi sul crinale, nel punto in cui mi ricongiungerò con la strada principale. Il tutto - è bene sottolinearlo - immerso in una pace e un silenzio così assoluti da sembrare irreali. Nel frattempo continuo a pedalare con buona scioltezza su una strada sorprendentemente ben tenuta, supero Noceto e imboco un lungo rettilineo, al termine del quale riesco già a distinguere l'impennata finale di circa 200 metri che precede l'innesto con la provinciale. È forse il passaggio più difficle dell'intero giro, ma forzando il giusto lo supero senza danni e arrivo infine a svoltare a destra su una strada ora decisamente più filante.
Mancano ancora un paio di chilometri a Mombarcaro e l'ampiezza della sede stradale dà l'errata sensazione che la salita si attenui: in realtà si continua sulle stesse pendenze di prima, e una volta entrato in paese mi aspettano ancora due brevi rampette a doppia cifra che mi portano infine ai meritati 896 metri di altitudine della 'Vetta delle Langhe', appuntamento che da tanti anni non mi faccio mancare.
Il cielo sopra di me è bigio e la luce del sole stenta ad aver la meglio sulla foschia, per cui di vedere il mare, miraggio per chiunque arrivi da queste parti, proprio non se ne parla.
Uno sguardo ai nuvoloni che sovrastano le colline al di là del Belbo verso cui mi sto per dirigere e sono pronto ad attaccare la discesa per la strada secondaria di Costalunga, scelta che purtoppo si rivelerà poco indovinata. Se fino all'abitato il fondo è in ottime condizioni, appena lasciata alle spalle l'ultima abitazione la musica cambia drasticamente: asfalto rugoso e sbrecciato, erba affiorante a centro strada, ghiaia sparsa un po' dappertutto, tornanti strettissimi e pendenze a tratti vertiginose rendono i pochi chilometri che mi separano dalla fondovalle Belbo un piccolo calvario da cui non vedo l'ora di uscire.
Per fortuna la pena è di breve durata, ed eccomi finalmente a pedalare per qualche chilometro in piano nella tranquillissima stradina a lato del torrente, raro esempio di fondovalle piacevole e rilassante.
Quando giungo allo storico mulino del Belbo, devio a destra alla volta della borgata Bragioli, con salita che comincia poco dopo aver superato il ponte. Si tratta di un solo chilometro, ma è un vero e proprio muro quello costituito da tre ripide rampe, decisamente più dure della già non banale salita dal versante classico. Quando poi rientro sulla strada principale, la salita continua a salire per un altro chilometro, ma stavolta su pendenze molto più dolci, fino a immettermi sulla statale di cresta che da Murazzano porta a Montezemolo.
Svolto a sinistra in leggera discesa per circa tre chilometri, poi lascio la statale per girare a destra verso Sale S. Giovanni e Sale delle Langhe. Per circa quattro chilometri mi godo una discesa facile e deserta fino a Sale S. Giovanni, seguita da un tratto più tecnico che attraverso tre tornanti mi porta a Sale delle Langhe, paese che in passato deve aver avuto qualche velleità industriale e che mi mette una certa tristezza, come altri sparsi nel cebano.
È l'unico tratto poco interessante del giro, sei chilometri di anonima fondovalle che mi portano a sfiorare l'abitato di Ceva e quindi a inserirmi per qualche chilometro nella statale per Savona fino a Priero, dove svolto a destra per attaccare la terza salita di giornata, circa quattro chilometri verso Castelnuovo di Ceva. L'ascesa è abbastanza regolare tra il 6 e l'8%, e nel settore centrale supera ampi valloni prativi molto panoramici. Mentre salgo, il sole riesce finalmente a bucare lo strato di nuvole e per la prima volta sento un po' di caldo, ma niente di fastidioso. la pedalata rimane più che buona e dopo un ultimo paio di tornantini del bosco raggiungo il bivio per Montezemolo. Mancherebbe solo un chilometro a Castelnuovo, ma decido di rinunciare e di prendere a sinistra per Montezemolo, che raggiungo dopo altri quattro chilometri di bel saliscendi in cresta.
Si è fatta l'ora di pranzo e mi concedo una sosta per un monumentale panino prima di riprendere a pedalare. Fa sempre una certa impressione il cartello 'Savona 35', ma il mio prossimo obiettivo è scendere a Saliceto. Dopo aver oltrepassato tutto l'abitato di Montezemolo, lascio la statale per imboccare sulla destra l'ennesima stradina secondaria che dopo un breve tratto in ripida discesa si immerge nel fiabesco altopiano della Riserva naturale delle sorgenti del Belbo, probabilmente il paio di chilometri più suggestivo della giornata che si conclude con un'inattesa quanto dura serprentina in contropendenza: sono poche centinaia di metri ma per la prima volta sento la gamba affaticata, ed è a questo punto che decido di tagliare la prevista ultima salita ai Piani di Monesiglio. Perché chiudere la stagione con tre chilometri di probabile sofferenza che tutto sommato non aggiungerebbero molto al significato del giro, se posso evitarlo?
Pochi metri in discesa e il taglio di percorso viene subito compensato dall'apparizione in mezzo alla strada, a pochi metri da me, di uno stupendo cerbiatto che lì per lì non si accorge della mia presenza. Cerco di fare meno rumore possibile per riuscire a scattare la foto della vita, ma l'animale si volta e appena vistomi si getta con un gran balzo nella boscaglia: anche questa emozione resterà impressa soltanto nella mia memoria.
Per il resto, anche questa discesa è bruttina, non al livello della prima, ma pure qui la sede stradale è abbastanza disastrata e in più la striscia d'asfalto si immerge per un lungo tratto in una boscaglia tutt'altro che memorabile, che toglie gran parte della visuale.
Quando arrivo infine a Saliceto, mi immeto per un brevissimo tratto nella fondovalle, prima di lasciarla per riportarmi a sinistra del Bormida e cominciare l'ultima asperità di gionata: un paio di chilometri di salita sempre pedalabile fino alle borgate di Campolungo e di Costabella da cui si aprono bellissime panoramiche su buona parte della valle.
Discesa altrettanto veloce alla borgata Contrada e finale con cinque chilometri di fondovalle con fastidioso vento contrario prima di rientrare in piazza a Monesiglio e dare il consueto mesto arrivederci alla Cucchietti.

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