Masio - Belveglio - Mombercelli - Montaldo Scarampi - Rocca d'Arazzo - Castello d'Annone - Rocchetta T.ro - Masio (Km 43,8)
L'inverno ritardatario fa slittare di qualche settimana la prima sgambata dell'anno. L'aspetto positivo è che ormai le giornate sono abbastanza lunghe da poter pianificare un'uscita discretametne lunga, quello negativo è che il lunghissimo letargo ha rattrappito i muscoli delle gambe e ci vorranno tre o quattro giri prima di ritrovare il giusto colpo di pedale. Quanto al meteo, fa abbastanza caldo ma tira una brutta brezza che a lungo andare produce i suoi danni.
Il giro che disegno sulla carta è il classico anello d'inizio stagione, con 3-4 salitelle disseminate lungo le colline tra il Tiglione e il Tanaro. In origine, il passaggio più interessante sarebbe dovuto essere il saliscendi attraverso Montemarzo e Azzano, ma la strada a distanza di più di un anno è ancora interrotta, e mi tocca un dietrofront con conseguente deviazione a Rocca d'Arazzo. Poco male sotto tutti i punti di vista.
Parto molto tranquillo con l'idea di impostare un ritmo costante nel primo terzo di giro che mi porterà in piano a Montegrosso. I primi chilometri sono però battuti da un vento contrario debole ma fastidioso, che per fortuna cambia direzione all'altezza di Belveglio, accompagnandomi fino al bivio per Montaldo Scarampi. Tutto bene dunque fino all'imbocco della prima salita: un paio di chilometri a pendenza regolare intorno al 5% che supero in discreta scioltezza prima di immettermi su un tratto in cresta molto divertente in cui nei versanti collinari in ombra rimangono discrete tracce delle abbondanti nevicate di inizio febbraio.
Giunto alla frazione Santa Caterina, imbocco a sinistra la stradina per Montemarzo che scende subito ripida nel bosco per un paio di tornanti fino a raggiungere un torrentello all'altezza del quale il ponte è crollato. Impossibile superare l'ostacolo, non resta che girare la bici e affrontare all'indietro la seconda asperità di giornata, circa un chilometro di salita con il tratto centrale abbastanza duro che mi fa spremere il primo sudore dell'anno.
Riguadagnata la cresta, proseguo a sinistra per Rocca d'Arazzo: ora la strada è prevalentemente in discesa, ma in una delle rare contropendenze che tento di superare di slancio sento per la prima volta l'acido lattico mordere i polpacci, segno atteso e inequivocabile che dovrò procedere di conserva fino alla chiusura del giro.
Supero Rocca d'Arazzo e scendo ancora fino a Castello d'Annone, dove per un paio di chilometri mi tocca immettermi sulla statale per Alessandria. Quando poi giro a destra per Rocchetta, mi ritrovo il vento in faccia che nel frattempo si è parecchio rinforzato. Sono circa cinque chilometri che mi costano le ultime residue energie, e manca ancora la terza, più breve ma difficile, salita di giornata. È meno di un chilometro che mi separa dai Mogliotti, ma qui in un paio di tratti si sale a doppia cifra. Provo ad alzarmi sui pedali, ma immediatamente sento entrambe le gambe rigide e indolenzite, non mi resta che tornare a sedermi e guadagnarmi metro dopo metro ad andatura da tartaruga. Raggiunto in qualche modo il termine della salita, non resta che la morbida discesa fino a Masio per concludere un anello senza troppe pretese che dovrebbe dare i suoi frutti già dalle prossime settimane e che per ora mi lascia un discreto raffreddore, frutto di un colpo d'aria raccattato in qualche tratto in ombra.
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