
Masio - Belveglio - Mombercelli - Montaldo Scarampi - Rocca d'Arazzo - Castello d'Annone - Rocchetta T.ro - Masio (Km 43,8)
L'inverno ritardatario fa slittare di qualche settimana la prima sgambata dell'anno. L'aspetto positivo è che ormai le giornate sono abbastanza lunghe da poter pianificare un'uscita discretametne lunga, quello negativo è che il lunghissimo letargo ha rattrappito i muscoli delle gambe e ci vorranno tre o quattro giri prima di ritrovare il giusto colpo di pedale. Quanto al meteo, fa abbastanza caldo ma tira una brutta brezza che a lungo andare produce i suoi danni.
Il giro che disegno sulla carta è il classico anello d'inizio stagione, con 3-4 salitelle disseminate lungo le colline tra il Tiglione e il Tanaro. In origine, il passaggio più interessante sarebbe dovuto essere il saliscendi attraverso Montemarzo e Azzano, ma la strada a distanza di più di un anno è ancora interrotta, e mi tocca un dietrofront con conseguente deviazione a Rocca d'Arazzo. Poco male sotto tutti i punti di vista.

Giunto alla frazione Santa Caterina, imbocco a sinistra la stradina per Montemarzo che scende subito ripida nel bosco per un paio di tornanti fino a raggiungere un torrentello all'altezza del quale il ponte è crollato. Impossibile superare l'ostacolo, non resta che girare la bici e affrontare all'indietro la seconda asperità di giornata, circa un chilometro di salita con il tratto centrale abbastanza duro che mi fa spremere il primo sudore dell'anno.
Riguadagnata la cresta, proseguo a sinistra per Rocca d'Arazzo: ora la strada è prevalentemente in discesa, ma in una delle rare contropendenze che tento di superare di slancio sento per la prima volta l'acido lattico mordere i polpacci, segno atteso e inequivocabile che dovrò procedere di conserva fino alla chiusura del giro.
Supero Rocca d'Arazzo e scendo ancora fino a Castello d'Annone, dove per un paio di chilometri mi tocca immettermi sulla statale per Alessandria. Quando poi giro a destra per Rocchetta, mi ritrovo il vento in faccia che nel frattempo si è parecchio rinforzato. Sono circa cinque chilometri che mi costano le ultime residue energie, e manca ancora la terza, più breve ma difficile, salita di giornata. È meno di un chilometro che mi separa dai Mogliotti, ma qui in un paio di tratti si sale a doppia cifra. Provo ad alzarmi sui pedali, ma immediatamente sento entrambe le gambe rigide e indolenzite, non mi resta che tornare a sedermi e guadagnarmi metro dopo metro ad andatura da tartaruga. Raggiunto in qualche modo il termine della salita, non resta che la morbida discesa fino a Masio per concludere un anello senza troppe pretese che dovrebbe dare i suoi frutti già dalle prossime settimane e che per ora mi lascia un discreto raffreddore, frutto di un colpo d'aria raccattato in qualche tratto in ombra.
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