Morgex - Pré Saint Didier - La Thuile - Colle del Piccolo S. Bernardo (Km 54,6)
Come succede tantissime volte, all'ultimo momento motivi organizzativi impongono un cambio d'itinerario. Questa volta a farne le spese è il maestoso Gran S. Bernardo, rimpiazzato dal fratello minore ma altrettanto affascinante Piccolo S. Bernardo.
Ci perde un po' la durezza e il senso 'epico' dell'impresa, ne guadagna molto il vero scopo dell'uscita in Vallée, seguire la tappa del Tour con la processione dei suiveurs e il suo contorno carnevalesco.
La partenza è da Morgex, appena dopo l'uscita dall'autostrada. Nel tempo di prepararsi, sfila una processione di ciclisti di tutte le categorie. È questa la vera differenza rispetto al Giro: il Tour non è seguito solo da un pubblico 'tecnico' e preparato, lungo le strade della Grande Boucle si avventura una varietà umana impensabile per qualunque altra manifestazione ciclistica; al di là della competizione sportiva, si respira davvero l'aria dell'evento e della festa che coinvolge appassionati da tutto il mondo.
Il giro comincia quindi con i crismi della scampagnata più che dell'impresa e i primi chilometri in falsopiano fino a Pré-Saint-Didier scorrono veloci tra estemporanei compagni d'avventura. In paese, prevedibile strozzatura da traffico congestionato, ma è questione di poche centinaia di metri, poi si svolta a sinistra e si imboccano gli otto tornanti che segnano l'inizio della scalata al colle.
Niente di trascendentale, a dire la verità. La pendenza è attorno al 5-6% e l'obiettivo è quello di agganciare la ruota giusta per proseguire per qualche chilometro di conserva. Cerco di attaccarmi a un australiano che dopo avermi superato rimane a poche decine di metri di distanza, ma dopo meno di un chilometro dà una bella accelerata e lo lascio perdere. Intanto anche la mia gamba gira decisamente bene, supero i tornanti uno dopo l'altro in agilità e raggiungo La Balme senza particolari problemi.
Qui inizia l'unico tratto di una certa difficoltà prima di La Thuile, ma è solo un chilometro che precede un lungo tratto pianeggiante fino al paese. Ho già percorso una decina di chilometri di salita, tutta pedalabile, e per ora vado che è un piacere, i ciclisti che lascio alle mie spalle sono decisamente più di quelli che mi scavalcano, e soprattutto non intravedo patemi all'orizzonte.
Dopo La Thuile, inizia la seconda parte della salita, un po' più impegnativa della prima. Mantengo il mio ritmo, finchè trovo finalmente il compagno di strada giusto cui affiancarmi, un uruguayano che procede sostanzialmente col mio passo e che da quel momento diventa il mio punto di riferimento. Scambiamo qualche chiacchiera, ci diamo un po' di cambi, ragioniamo sui chilometri che mancano allo scollinamento, e alla fine siamo all'agognato GPM. Solo il penultimo chilometro ha presentato qualche difficoltà a causa soprattutto dell'altitudine, ma l'obiettivo vicino ha tenuto alla larga una possibile crisi.
In vetta, faccio fatica a tagliare il traguardo del GPM tanta è la gente che si affolla sotto lo striscione, per cui decido di ridiscendere verso La Thuile in cerca di una postazione tranquilla da cui godermi il passaggio della carovana e della gara.
È difficile dire se il Tour sia più evento agonistico o kermesse spettacolare. Nel dubbio mi godo sia il primo che la seconda con tutte le tare del caso. La carovana è qualcosa di unico, ogni anno mi riprometto di non riempirmi le tasche di ciarpame, poi torno a casa col mio personale bottino di gadget; quanto alla corsa, la tappa non era di quelle decisive: bravo Pellizzotti a guidare i fuggitivi in maglia a pois, segue il gruppo dei migliori guidato dagli Astana di Armstrong e Contador.
Il vincitore di giornata, lo spagnolo Astarloza, sarà pescato positivo pochi giorni dopo. Secondo migliore tradizione.
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