martedì 16 giugno 2009

Ritorno in Langa



Monchiero - Monforte - Roddino - Cerretta - Serravalle Langhe - Bossolasco - Niella Belbo - Mombarcaro - Bragioli - Murazzano - Lovera - Dogliani - Monchiero (Km 69,7)



Un pieno di emozioni, solo così posso definire il giro in Langa di sabato. Di gran lunga il più bello dell'anno, e già comprendo quelli che seguiranno, magari in montagna, al mare o su e giù per colline diverse e paesaggi nuovi. Se ci sono strade che sento profondamente mie, sono quelle che dalla fondovalle Tanaro salgono alla cresta della valle Belbo, da Diano a Bossolasco, Murazzano e Montezemolo, e nell'altro versante da Bosia, Feisoglio, Niella e Mombarcaro, con in mezzo una costellazione di paesi e di vallette che si accavallano e si guardano l'un l'altra. Già le Langhe oltre Alba o la val Bormida, pur meravigliose e suggestive per nomi come Barbaresco, Neive, Treiso, Mango, S.Stefano, Castino, Cortemilia, Bergolo, mi danno un vago senso di sconfinamento verso territori estranei. Non estranei dalla mia vita reale più di quanto lo siano La Morra, Monforte, Serralunga o Dogliani, ma dalla mia vita ciclistica, l'unica che conta quando si pedala.
Siccome so che sarà difficile replicare un giro del genere, studio qualcosa che ne valga veramente la pena, sia per chilometraggio che per luoghi attraversati.
La partenza è da Monchiero, uno dei punti classici da cui affrontare le Langhe appena superato il Tanaro. La giornata è soleggiata ma almeno al mattino tutt'altro che calda, complice un vento fortissimo che spazza tutto il Piemonte, ma che inizialmente è molto frenato dalla conformità del percorso che si insinua in una successione delle alture.
L'abbrivio è comunque impegnativo, dal momento che prevede l'ascesa dai 200 mslm di Monchiero agli oltre 700 della Pedaggera attraverso 17 chilometri di salita a volte sensibile, più spesso dolce e pedalabile, intervallata da frequenti tratti di pianura o addirittura di leggera discesa. Sono gli ingredienti giusti per godersi gli splendidi panorami che a ogni curva mi si aprono davanti. I primi chilometri verso Monforte e poi fino al bivio per Serralunga prima di Roddino si snodano tra i più belli e pregiati vigneti della zona, e via via che l'altitudine cresce alle mie spalle si amplia la visuale sulla pianura e sull'intero arco alpino, sebbene il Monviso rimanga semicoperto per quasi tutta la giornata.
A Roddino raggiungo un anziano ciclista che sale a bassa andatura, ha già fatto 100 km ma parla volentieri e per qualche chilometro ci facciamo compagnia, finché arriva l'ultimo tratto di salita un po' più dura e controvento, e ognuno procede col suo passo.
Nel frattempo, il paesaggio è cambiato, sono entrato in alta Langa e i vigneti sono stati sostituiti da qualche noccioleto, boschi di gaggie e ampi prati di erba verdissima. Procedendo di buon passo arrivo alla Pedaggera, primo obiettivo della giornata, senza particolari problemi; anzi, da qui inizia il tratto in cresta fino a Bossolasco, panoramicamente il più spettacolare. Peccato che adesso il vento sia diventato fortissimo e - manco a dirlo - soffi in direzione contraria al mio senso di marcia, rendendo i 6-7 chilometri successivi molto dispersivi.
A Bossolasco, è un sollievo abbandonare la strada principale e, dopo aver attraversato il paese, scendere al Belbo dopo tre chilometri e mezzo di discesa piuttosto tecnica. Giunto al ponte, constato con piacere che a fondovalle il vento è meno forte che in cresta, e mi preparo alla seconda salita della giornata che in circa cinque chilometri mi porterà alla chiesetta in pietra della Madonna di Niella. La pendenza media è quasi del 6%, ma ci sono parecchie rampe dove si tocca l'8-9%, in particolare all'ingresso in Niella Belbo, dove peraltro il vento torna a farsi sentire fastidiosamente.
Lasciato alle spalle il paese e imboccata la strada per Mombarcaro, c'è ancora un chilometro abbondante di salita battuta da un vento che diventa più forte man mano che si sale di quota, ed è un piacere, una volta raggiunta la chiesetta, godersi i succesivi 3-4 chilometri in piano da uno dei punti più panoramici delle Langhe. Quando uscendo da un'ennesima curva appare sulla sinistra l'abitato di Mombarcaro, manca solo più un chilometro di salita che prelude all'arrampicata vera e propria all'interno del paese, fino a raggiungere gli 898 mslm che fanno di MOmbarcaro la 'Vetta delle Langhe'. Raggiunto il belvedere, pregusto una sosta di mezz'oretta al baruccio del paese prima di affrontare la seconda metà del percorso, ed è con una certa delusione che constato che l'esercizio ha chiuso i battenti.
Non resta che rimontare in sella e diregermi verso Murazzano, distante 15 chilometri. I primi cinque sono in discesa, resa pericolosa dalle forti e improvvise folate di vento che rischiano più volte di farmi sbandare. Poi, una volta riguadagnato il ponte sul Belbo, che qui è poco più di un rigagnolo, inizia l'ultima fatica della giornata. La salita per raggiungere la statale 661 è lunga poco più di un paio di chilometri, ma il tratto che attraversa la borgata Bragioli è nettamente il più duro della giornata, con un paio di lunghe rampe consecutive intorno al 10%.
Gli 8 chilometri di strada in cresta che mancano a Murazzano sono molto vallonati, e il vento laterale adesso è diventato anche freddo, minacciando di portarsi dietro un temporale che già scurisce il cielo dalle parti di Ceva.
Quando arrivo a Murazzano, comincio a patire i primi segni di stanchezza, e la sosta per il panino diventa una manna prima degli ultimi 18 chilometri in discesa che mancano a chiudere l'anello. Per raggiungere Dogliani, scelgo la strada secondaria di Lovera, stretta e tortuosa, ma finalmente assecondata dal vento a favore che rende ancor più agevole la marcia, che procede ancor più spedita nell'ultimo tratto di leggero falsopiano in discesa fino a Monchiero.
A giro appena finito, c'è già spazio per un po' di nostalgia.

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