Masio - Cortiglione - Incisa Scapaccino - Castelnuovo Belbo - Bruno - Mombaruzzo - Maranzana - Ricaldone - Cassine - Castelnuovo Bormida - Sezzadio - Castelspina - Castellazzo Bormida - Oviglio - Masio (Km 68)
Per il 25 aprile meto in calendario un giro un po' più lungo. Quasi 70 km ma profilo altimetrico tranquillo, quattro salitelle nella prima metà, poi ancora una trentina di chilometri in piano. Quello che mi preoccupa come sempre è il fondo, tanto più che arrivo da una sosta forzata di due settimane. Prima di partire immagino che ci sarà da soffrire parecchio nel finale, e purtroppo non mi sbaglio. D'altronde siamo a fine aprile e non mi va di rimandare ancora un chilometraggio sopra i 60. Altra novità: il tempo incerto mi suggerisce di spostare il giro al mattino, prima delle nove. Alla fine, il cielo si libererà proprio nel pomeriggio, ma non è stata comunque una cattiva scelta, il tratto finale sotto il sole sarebbe stato una cottura ancora più faticosa.
Parto con un bel fresco, primi chilometri in val Tiglione buoni per sacldare la gamba, in strada non c'è nessuno e raggiungo in fretta la rotonda, dove giro a sinistra per Cortiglione, prima asperità della giornata. Niente più di un chilometro di salita pedalabile, ma è il primo sforzo e c'è da spezzare il fiato, è un bene che finisca subito e che il tratto fino a Incisa sia in leggera discesa. Fino a qui non si incontra davvero niente di memorabile, il percorso è incuneato tra lievi alture ed esposto a nord, cosa che garantisce un paesaggio piuttosto monotono tra campi e boscaglia.
Superata Incisa e puntato per Castelnuovo Belbo la situazione per un breve tratto migliora leggermente, la strada corre lungo il fiume in una vallata un po' più ampia,lasciando apprezzare il verde intenso della natura circostante. Oltrepassato il Belbo e la provinciale Nizza-Alessandria, giro subito a destra in direzione Mombaruzzo, preparandomi a quattro chilometri di salita ombreggiata e mai impegnativa, con un tratto centrale pianeggiante. La gamba risponde ancora abbastanza bene, e in più ho la prospettiva, superato Mombaruzzo, di entrare nella parte più interessante dell'itinerario. Tutto il paese è un continuo di locali che vendono amaretti, uscendo si passa a fianco di un grande stabilimento che suppongo li produca industrialmente.
Come previsto, non appena scollinato e uscito dal paese, il panorama si apre cambiando nettamente. Non so bene se il susseguirsi di colline a perdita d'occhio siano Langhe, Monferrato meridionale e qualcosa d'altro, certo è che il terreno semimproduttivo di pochi istanti fa ha lasciato il posto a un accavallarsi di collinette interamente coltivate a vigne, come solo si trovano nella Langa albese. Per ora sono ancora in provincia di Asti e i vitigni sono di barbera, poi credo che nell'alessandrino ci sia anche il Brachetto.
In ogni caso, i filari a bordo strada sono il più gradito accompagnamento al saliscendi che caratterizza i chilometri successivi. La discesa da Mombaruzzo è appena iniziata su una strada larga e agevole che incontro una svolta a sinistra per Maranzana. intuisco che non è la strada che avevo memorizzato in cartina, comunque la strada indicata sembra più bella di quella che sto percorrendo, per cui la imbocco senza indugi. La prima metà è in discesa a tratti discretamente ripida, la seconda è il corrispondente simmetrico in salita. Un paio di chilometri scarsi con pendenze in qualche breve tratto impegnative, in particolare l'ultima curva svoltando per Ricaldone, che costituisce anche lo spartiacque tra la provincia di Asti e quella di Alessandria.
Ricaldone, raggiunta dopo uno strappo abbastanza duro, era il primo obiettivo di giornata: nel cimitero è sepolto Luigi Tenco e avevo in mente di fermarmi un momento, ma non so come riesco nell'impresa di perdermi tra le quattro vie del paese, e una volta ripresa la strada principale non capisco a che altezza mi trovo. Ricordo solo che devo imboccare una strada secondaria e superiore per Cassine, per cui ignoro l'invitante cartello che indica la discesa e proseguo in salita verso Alice, in attesa di Girare a sinistra. Il camposanto l'ho perso, sarà per un'altra volta, ma il peggio è che una volta azzeccata la svolta mi lascio ingannare da una segnaletica poco chiara e imbocco una strada senza uscita in ripida discesa. La cattiva notizia è che una volta accortomi dell'errore devo risalire una serie di rampe assassine, l'ultima delle quali mi costringe al piede a terra, quella buona è che il tratto imprevisto mi regala alcuni degli scorci più suggestivi del giro, che si confermano anche una volta riguadagnata la strada per Cassine, una bella discesa di 4-5 chilometri che mi porta direttamente nella parte alta del paese, dove oltre alla monumentale piazza del Municipio e della chiesa romanica, ho la possibilità di apprezzare tutto il centro storico che si snoda in discesa fno alla parte bassa lungo la statale Alessandria-Acqui che attraverso in direzione di Castelnuovo Bormida.
La parte ondulata del percorso è terminata, ma con lei buona parte delle energie a mia disposizione. Sto malgrado tutto rispettando la mia tabella di marcia, e mi dirigo verso Sezzadio con l'intento di dosare le forze residue. Dopo una brevissima sosta all'abadia e l'ingresso in paese, mi imbatto in un ciclista che va nella mia direzione e faccio l'errore di agganciarlo. Per qualche chilometro tengo il suo passo, poi aumenta l'andatura e in breve mi lascia sul posto un po' prima di Castellazzo Bormida. Mancano ancora una quindicina di chilometri alla fine del giro e il crollo è verticale. Nel lasso di pochi minuti mi trovo senza forze, la strada è in piano ma non ho più l'energia di spingere sui pedali, non mi resta che mettermi il cuore in pace e prepararmi all'ormai inevitabile dose di sofferenza, che come sempre spero abbia almeno la funzione di servirmi nelle prossime uscite. Gli ultimi quasi impercettibili dossetti sembrano salite durissime, ma alla fine anche questa è fatta, resta il ricordo del bellissimo tratto centrale insieme al pensiero delle prossime uscite.
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