lunedì 18 novembre 2019

Alta Langa, un anno dopo


Cortemilia - Torre B.da - Cravanzana - Feisoglio - Niella Belbo - Mombarcaro - Noceto - Monesiglio - Prunetto - Castelletto Uzzone - Pezzolo Valle Uzzone - Todocco - Piansoave - Cortemilia (Km 81)


Arriva addirittura a metà settembre il primo giro in Langa dell'anno, più precisamente nell'Alta Langa delle nocciole, ma quello studiato è un percorso ambizioso, dal chilometraggio importante e costellato di salite, magari non impossibili, ma tutte insieme alla lunga estenuanti; il contraltare di una probabile sgobbata è comunque il ritorno su strade e luoghi che più di qualunque altro hanno segnato la mia storia ciclistica e che hanno lo strano potere di riappacificarmi con me stesso e col mondo. Pazienza quindi se stanchezza e fretta mi indurranno a un piccolo ma significativo taglio nel finale, quando entro in questo luogo dell'anima, ne esco sempre con la certezza di avere ben speso una giornata e di portare a casa un bel carico di ricordi da conservare a futura memoria.

Come punto di partenza scelgo Cortemilia, bel paese sul Bormida circondato da alte colline che garantiscono un'ampia varietà di percorsi e soprattutto di salite per tutti i gusti. Il proposito mattutino sarebbe di raggiungere Mombarcaro e Roccaverano, due importanti traguardi per chi pedala in zona, in quanto massime vette rispettivamente delle Langhe cuneesi e astigiane: un programma che prevede quasi 100 chilometri e 2000 metri di dislivello, che non porterò completamente a termine, ma che non posso neppure considerare fallito, dal momento che il senso del giro ne risulterà compromesso in minima parte, e in definitiva per ragioni più calcistiche che ciclistiche.
L'inizio del giro, in una mattinata dal clima ideale, è comunque tranquilla, con otto chilometri di fondovalle che, salvo le naturali ondulazioni, permettono di rodare la gamba in attesa di cominciare la prima salita del giorno in corrispondenza con il bivio per Torre Bormida. La scalata ai casi 900 metri di Mombarcaro misura sulla carta ben 23 chilometri, ma come lascia intendere il dislivello complessivo inferiore ai 600 metri, le pendenze sono sempre modeste e non mancano lunghi passaggi in falsopiano, se non in leggera discesa. I primi cinque chilometri, che uniscono la fondovalle Bormida alla provinciale di mezzacosta della valle Belbo, sono in questo senso gli unici veramente continui, con pendenze che oscillano tra il 4 e il 7%: numeri poco significativi, ma pur sempre i più elevati di una salita che, una volta raggiunta Cravanzana, prosegue dolcemente verso sud-ovest per altri 11 chilometri fino a Niella Belbo, che si fanno ricordare soprattutto per i panorami che si diventano sempre più aperti man mano che si sale di quota e si ritorna allo spartiacque con la valle Bormida.
Uscito da Niella, si prosegue infine a sinistra per gli ultimi sei chilometri, ancora molto facili, salvo lo strappo che conduce alla piazzetta del paese: il primo obiettivo è raggiunto con una certa brillantezza, e dopo una breve sosta per godermi il sole e la visuale, sono pronto a riprendere il mio giro che prevede in prima battuta il ritorno alla fondovalle Bormida all'altezza di Monesiglio, attraverso la solitaria e tecnica discesa di Noceto.
Poco più di un chilometro pianeggiante, ed ecco che si arriva al bivio sulla destra per Prunetto, meta della seconda asperità del giorno. Questa volta la salita è breve, solo quattro chilometri e mezzo, ma le pendenze si fanno abbastanza serie, con una media del 7% e qualche punta al 10. La gamba gira ancora abbastanza bene e supero prima una bella serie di sei tornanti, e poi un tratto in quota in falsopiano, seguito da uno dei passaggi più impegnativi del percorso, che precede di poco l'ingresso in paese, dove termina la salita.
Sarebbe il momento di una sosta per mangiare qualcosa, ma di locali aperti non c'è nemmeno l'ombra e così non mi resta che continuare, sperando di trovare un bar più avanti.
Il prossimo passo è scendere a Castelletto Uzzone, ma la discesa non può dirsi rilassante, con una prima parte che presenta un lungo tratto in contropendenza con qualche rampa impegnativa, e la seconda in picchiata ripida e tortuosa su strada stretta e rovinata: non proprio il massimo per ricaricare le batterie fisiche e mentali, ma quanto meno una volta in paese riesco a rimediare un gelato che mi ridà un po' di energia per affrontare l'ultima importante difficoltà del giro.
Dopo cinque chilometri in leggera discesa lungo la fondovalle Uzzone fino a Pezzolo, ecco la svolta a destra per attaccare la terza e ultima salita del giorno, sette chilometri che complici il caldo e le fatiche precedenti diventano i più difficili del giorno. Da un punto di vista strettamente tecnico, l'altimetria della salita al santuario di Todocco non presenta le caratteristiche dello spauracchio, con un primo e un ultimo chilometro piuttosto ostici, ma per il resto un andamento abbastanza regolare, mitigato dal chilometro centrale pianeggiante; sulla strada, le cose sono come sempre diverse, con l'acido lattico che comincia presto ad appesantire le gambe, e le rampe sotto le ruote che diventano improvvisamente tutte ripide e interminabili. In questi casi, quando la forza di imprimere una spinta continua alle pedalate viene meno, non resta che togliere la parola ai polpacci per darla alla testa: valuto le energie residue in rapporto con lo sforzo che mi aspetta, calibro la velocità ragionevolmente al ribasso e cambio frequentemente posizione per non insistere sempre sugli stessi muscoli, ma soprattutto cerco di distrarmi guardandomi attorno, anche se stavolta i panorami della valle Uzzone non si distinguono per varietà.
In questo modo, riesco comunque a superare l'ultimo duro chilometro senza pagare un dazio troppo alto e a raggiungere il piazzale del santuario senza aver consumato l'ultima stilla di energia. A questo punto mancherebbe all'incirca una dozzina di chilometri ondulati in quota per raggiungere Roccaverano e più o meno altrettanti per scendere da qui a Cortemilia, uno sforzo non indifferente ma neppure impossibile, che forse varrebbe la pena di compiere per centrare tutti gli obiettivi del mattino e portare a casa il percorso forse più completo dell'anno. Peccato che il tempo sia passato in fretta e che nel bar di Cortemilia in cui avevo fatto colazione prima di partire campeggiava un invitante maxischermo: manca mezz'ora all'inizio di Fiorentina-Juventus e 18 chilometri per metà in discesa per chiudere il giro seguendo la strada più diretta; con la scusa della stanchezza, la scelta è fin troppo facile e lo scialbo 0-0 finale servirà alla fine soltanto ad accrescere il rimpianto per non aver stretto i denti, fino alla fine.

il meglio del giro

Dopo un'annata in cui la grande montagna l'ha fatta da padrona, le colline più belle si prendono la meritata rivincita.

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