venerdì 18 maggio 2018

L'Astigiano tra Canelli e Roccaverano


Canelli - Cassinasco - Bubbio - Monastero B.da - Santuario di San Girolamo - Roccaverano - Vesime - Cessole - Bric Faidal - Seirole - Canelli (Km 56)


A distanza di cinque giorni, ritorno sulle strade dell'Astigiano per un percorso decisamente più allenante di quello precedente. La meta principale del giro è Roccaverano, soltanto sfiorato in una delle ultime uscite dell'autunno scorso; per l'occasione, vado alla scoperta di uno dei tanti versanti che salgono al paese più elevato dell'astigiano percorrendo una stradetta che attraverso il passaggio al santuario di San Girolamo congiunge la valle Tatorba di Monastero alla torre di Vengore, sulla strada che sale da Mombaldone. A contorno dell'obiettivo saliente della giornata, il doppio scavalcamento della linea collinare che separa le valli Bormida e Belbo, a completare un giro dall'elevato contenuto tecnico, per certi versi più impegnativo della salita al Sempione di qualche settimana fa.

Il punto di partenza è stavolta spostato a Canelli, da dove ha immediatamente inizio la prima delle tre asperità che caratterizzeranno un percorso pressoché privo di pianura. Dall'uscita del paese dello spumante fino a Cassinasco ci sono circa quattro chilometri e mezzo di ascesa regolare tra il 5 e il 6% con rare e brevi punte sopra il 7: quel che ci vuole per svegliare i muscoli senza sovraccaricarli e per apprezzare un colpo di pedale che anche in sella alla Cucchietti sta piano piano migliorando; la discesa a Bubbio è altrettanto filante, e così raggiungo la fondovalle Bormida senza alcun problema, essendomi lasciato alle spalle la prima e più agevole difficoltà del giorno.
Da Bubbio, tre chilometri in piano fino a Monastero, poi svolta a destra, attraversamento del Bormida sul ponte di pietra e inizio della salita verso Roccaverano, Cima Coppi di giornata. Sulla carta, si tratta di 13 chilometri di ascesa; di fatto, nei primi quattro o cinque lungo la valle Tatorba si coprono poco più di 100 metri di dislivello, e la salita vera inizia nel momento in cui si svolta a sinistra per imboccare la stradina che porta al santuario di San Girolamo. Per 1300 metri, la salita si inerpica sul fianco della collina descrivendo una serie di una decina di tornantini: la pendenza media è del 10%, ma qualche rampetta raggiunge anche il 13 e lo sforzo richiesto in questo tratto è decisamente importante.
Raggiunto il santuario, la salita prosegue poi per quattro chilometri e mezzo fino a congiungersi con la provinciale di Mombaldone all'altezza della spettacolare e solitaria torre di Vengore, ma adesso le percentuali sono molto meno marcate e non mancano ampi tratti in cui tirare il fiato tra uno strappo e l'altro. Se la salita dal punto di vista tecnico ha dato il massimo nella prima parte, il panorama migliora invece di curva in curva, assumendo i connotati tipici dell'Alta Langa astigiana, fatta di prati verdissimi e macchia dal vago aspetto mediterraneo, con vista che spazia dalle Alpi ai vicni Appennini. Dalla torre di Vengore, mancano poi tre chilometri per raggiungere Roccaverano: il primo è addirittura in leggera discesa, poi si riprende a salire su pendenze morbide e regolari e si raggiunge la piazza centrale del paese senza ulteriori difficoltà, a parte la rampetta finale in paese, ripida e su fondo in pietra.
Dopo una breve sosta al bar del paese, comincio la bella discesa verso Vesime, una decina di chilometri di provinciale che lascio poco prima di entrare in paese per svoltare a destra verso Cessole, che raggiungerò lungo la tranquilla stradina di Oltrebormida. Rispetto alla strada principale, questa ha quasi l'aspetto di una pista ciclabile, sennonché a circa metà dei quattro chilometri che dividono i due paesi c'è da scavalcare un dosso piuttosto cattivo: è la tipica gobba che non lascia nessuna traccia nelle altimetrie, ma che sommata alle fatiche precedenti non risulta altrettanto irrilevante per le gambe.
Quando arrivo alla parte bassa di Cessole, ho circa 40 chilometri sulle gambe, a tratti parecchio impegnativi, e soprattutto ha cominciato a fare caldo, circostanza che mi ricorda una delle peggiori crisi degli ultimi anni, capitatami proprio su queste strade, quando la salita a Loazzolo si trasformò inopinatamente in una specie di Mortirolo. In questo caso, non ci sarà nemmeno bisogno della disidratazione per scomodare certi paragoni mentre salirò al Bric Faidal dal duro versante di Cessole. Innanzitutto c'è da raggiungere la parte alta del paese attraverso tre rampe abbastanza impegnative intervallate da una curva ad angolo retto e da un tornante, ma è nel chilometro che segue l'uscita dall'abitato che si incontrano le pendenze più marcate del giorno: il tratto che precede e segue il passaggio alla chiesetta di Sant'Antonio in regione Lavatoio presenta rampe tra il 12 e 13% che a questo punto del giro mettono a dura prova la mia resistenza, ma è una sofferenza che dura pochi minuti prima che la strada spiani e la salita prosegua su percentuali abbordabili fino a raggiungere lo spartiacque poche decine di metri prima del Bric Faidal.
Le asperità sono terminate, tre chilometri di discesa verso Santo Stefano, poi devio a destra in direzione di Seirole fino a imboccare la stessa discesa di cinque giorni prima, ma stavolta all'altezza del quinto tornante proseguo diritto lungo una strada che in capo ad altri cinque chilometri mi riporta direttamente a Canelli, dove concludo un giro bello e adeguatamente impegnativo.

il meglio del giro

Il tratto di salita dal santuario di San Girolamo alla torre di Vengore, pedalabile, tranquillo e panoramico, da guadagnarsi al prezzo di una bella fatica nel chilometro che lo precede.

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