giovedì 12 aprile 2018

Pasqua a Treiso


Masio - Cortiglione - Incisa Scapaccino - Nizza M.to - Canelli - Robini - S. Stefano Belbo - Camo - Mango - Neviglie - Trezzo Tinella - Treiso (Km 52)


Arriva a Pasqua la prima giornata di sole dell'anno. Dopo un febbraio gelido e un marzo ancora invernale, aprile si presenta nel migliore dei modi, con cielo terso, luce perfetta e temperatura tra i 15 e i 20 gradi, una pacchia attesa da mesi che non può essere sprecata neppure se capita nel giorno di Pasqua, perché la primavera si annuncia particolarmente capricciosa e ogni occasione persa rischia di tramutarsi in un rimpianto; occorre dunque fare di necessità virtù, per conciliare le esigenze ciclistiche con quelle gastronomiche-familiari, e dal momento che quest'ultimo programma prevede un pranzo nelle Langhe a Treiso, non resta che studiare un buon percorso per raggiungere la cittadina, lasciando molto a margine l'ipotesi di un rientro ancora su due ruote.

Detto che tempo a disposizione e stato di forma non permettono grandi voli pindarici, non rimane che disegnare un itineraio sostanzialmente diviso in due parti: primi 30 chilometri fino a Santo Stefano leggermente mossi come riscaldamento; ultimi 20 senza più un metro di pianura, caratterizzati da due salite brevi ma molto impegnative, e soprattutto da un'interminabile sequenza di scorci e panorami che non riusciranno mai a stancarmi, un vero e proprio balsamo dopo tanto tempo trascorso a rimuginare tra giornate fredde e piovose nelle quali le poche uscite assumevano i connotati del masochismo più che dell'avventura.
Nessuna scusa dunque, e partenza a mezza mattina in abbigliamento leggero alla volta della valle Belbo, che raggiungo all'altezza di Incisa dopo l'innocuo scavalcamento della collinetta di Cortiglione. Sto tenendo un'andatura molto tranquilla e l'idea sarebbe di mantenerla fino a Santo Stefano, ma proprio in uscita da Incisa vengo superato da un ciclista che viaggia spedito verso Nizza; tempo quattro pedalate e sono alla sua ruota, in un amen si vola fino a Nizza, dove lui svolta per Vaglio mentre io proseguo verso la piazza centrale, da dove imbocco la strada secondaria di Valle San Giovanni che mi porterà a Canelli evitando la provinciale e il passaggio in Calamandrana. Sono circa sette chilometri con i primi cinque in piano e i restanti due belli mossi, con una successione di dossi brevi ma abbastanza ripidi che richiedono qualche piccola variazione di ritmo, stessa situazione che si ripete nei quattro chilometri tra Canelli e Santo Stefano, per i quali opto per la variante di Robini che corre lungo il versante del Belbo opposto rispetto alla strada principale: anche in questo caso, una successione di saliscendi che non lasciano tracce significative né nell'altimetria né - apparentemente - nelle gambe.
Termina a questo punto la fase pianeggiante del tracciato, che è stata piacevole ma forse mi è costata un dispendio di energie un po' maggiore del preventivato, fatto sta che il tempo delle ipotesi finisce nel momento in cui, un paio di chilometri fuori Santo Stefano, comincia la prima salita del giorno: tre chilometri che mi porteranno dalla fondovalle a Camo su pendenze sempre vicine, se non superiori alla soglia del 10%. Per continuità dello sforzo richiesto, è la salita più dura dell'anno, ma la prendo col piglio giusto e senza strafare macino rampe e tornanti senza troppi affanni, e anzi cominciando a godermi il paesaggio langarolo man mano che salgo di quota. Una volta entrato in paese, le fatiche sembrano concluse, ma è proprio a questo punto che si incontra la rampa più cattiva del giorno, una rasoiata improvvisa intorno al 15% che rappresenta per fortuna l'ultima trappola prima di raggiungere la sommità dell'abitato e da qui iniziare una lunga e spettacolare traversata in quota che attraverso il passaggio in Mango mi porterà fino a Neviglie. E' il momento più atteso del giorno, la visibilità è perfetta dal mare di colline in cui sono immerso fino alla pianura e all'arco alpino, la temperatura è finalmente ottimale per godersi il piacere dell'aria e del sole addosso mentre attraverso il saliscendi tra i filari del moscato e infine del barbaresco. Quello che sul momento percepisco solo in parte è che questa parte del percorso non è del tutto innocua dal punto di vista tecnico e fisico: le risalite a Mango e Neviglie arrivano in capo a tratti in salita non particolarmente complicati, ma la salita di Camo ha limato parecchie energie e adesso la pedalata non è più fluida come in precedenza, col risultato di trovarmi a gestire in riserva l'ultimo insidioso tratto del giro.
La discesa da Neviglie alla fondovalle del Tinella è tanto ripida quanto breve, e non permette neppure di tirare il fiato prima di affrontare l'ultima severa asperità del giorno. Per un chilometro si risale dolcemente verso Trezzo, poi, prima di entrare nel paesino incassato tra le colline, si imbocca sulla destra una strada che in un paio di chilometri di ripida ascesa porta sulla cresta collinare a monte di Treiso. Il versante collinare da scalare è anche in questo caso molto scosceso, e la strada lo supera attra verso una breve ma impegnativa serie di sei tornantini seguiti da una lunga e pendente traversa di circa 500 metri. Fin dalle prime battute, sento le gambe appesantite, ma non esistono opzioni diverse dallo stringere i denti e proseguire, stavolta neppure rinfrancato dal panorama, visto che questo è l'unico tratto che si snoda all'interno della boscaglia. E' l'unico momento di sofferenza in una giornata altrimenti da incorniciare, ma finisce in pochi minuti, prima di godersi l'ultimo chilometro e mezzo in leggera discesa e arrivare a Treiso in perfetto orario per coronare la Pasqua con un degno pranzo langarolo.

il meglio del giro

I 20 chilometri langaroli da Santo Stefano a Treiso baciati da una giornata perfetta, primo autentico momento di piacere dell'anno in sella alla bicicletta.

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