venerdì 23 giugno 2017

Il motodromo dell'Agnello


Pontechianale - Chianale - Colle dell'Agnello - Refuge Agnel - Colle dell'Agnello - Chianale - Pontechianale (Km 34)


Mi piacciono le moto e credo che presto o tardi, quando gambe, polmoni e cuore imploreranno pietà, farò il gran passo, aggiungendo un motore alle due ruote che da sempre mi accompagnano nel mio girovagare su e giù per le strade del Piemonte e dintorni. Il problema è che le moto sono il peggior nemico della bicicletta, soprattutto quando si trovano a condividere strade strette e tortuose; da anni ho rinunciato per questo motivo a percorrere le principali arterie delle Langhe nei fine settimana, e dopo l'esperienza di domenica scorsa eviterò anche i colli alpini più gettonati dai centauri: davvero troppo grande e ravvicinata la differenza dall'ambiente bucolico di pochi giorni prima sull'Esischie, per non lasciarmi un senso di delusione dopo aver scalato per l'ennesima volta il colle dell'Agnello, e sì che l'avevo scelto proprio per godermelo in solitaria, dopo che le ultime due volte avevo affrontato la salita in concomitanza coi passaggi del Tour e del Giro.

Per l'occasione, avevo immaginato addirittura una doppia scalata dai versanti italiano e francese, idea poi ridimensionata forse per eccesso di prudenza, ma a certe quote è meglio non scherzare, soprattutto se all'altitudine estrema si sommano pendenze da capogiro: ne uscirà comunque un giro bello e impegnativo, col giusto compromesso di un mini-sconfinamento di due chilometri e mezzo fino al rifugio Agnel.
Visti i presupposti, fisso la partenza molto in alto, a Pontechianale, al termine del lago, ma se la lunghezza della salita ne risulterà ridotta, non così lo sarà la sua qualità: a parte qualche chilometro duretto dopo Casteldelfino, la valle Varaita sale molto gradualmente fino a Chianale, al punto che si potrebbe in teoria percorrerne soltanto gli ultimi 10 chilometri senza diminuirne sostanzialmente la difficoltà. L'unico tratto davvero ripido prima dei chilometri finali si trova proprio in uscita da Pontechianale, dove qualche centinaio di metri a doppia cifra mi obbligano a partire con uno strappo immediato, tuttavia subito compensato dai successivi quattro chilometri molto agevoli fino a Chianale e alla vecchia dogana, da cui inizia tutta un'altra cosa.
Dopo il breve preambolo, al ponticello che introduce ai primi tornanti, iniziano nove chilometri al 10% di pendenza media che, sommati a un'altitudine con pochissimi riscontri in tutta Europa, fanno del colle dell'Agnello una salita di estrema difficoltà, che richiede allenamento adeguato, resistenza e attitudine alla fatica, se non proprio alla sofferenza. Ho già descritto in passato le caratteristiche tecniche, chilometro per chilometro, e le sensazioni che si provano di fronte a un ostacolo di questo livello, dal timore di non farcela all'esaltazione una volta superato l'ultimo tornantino, quando finalmente la strada spiana negli ultimi 200 metri, passando per i mille pensieri con cui si cerca di gestire e razionalizzare una prova fachiresca che è forse mentale prima che fisica. Qui basti aggiungere che il colle dell'Agnello è l'unico che io ricordi nel quale si continua a faticare anche una volta raggiunto e fermata la bicicletta; tanta è la rarefazione dell'aria che perfino camminare sul piccolo piazzale per le foto di rito fa venire la tachicardia, seppure mai come quest'anno sia incappato in una giornata dal clima perfetto, con più di 10 gradi in vetta e l'assenza di quel vento gelido che quasi sempre rende impossibile anche una brevissima sosta.
Sono all'incirca le 10 e 30, la giornata per il momento è splendida, la salita è andata bene e non ho particolari problemi di tempo, eppure qualcosa mi dice di non giocare col fuoco, guai se dovessi entrare in crisi mentre mi trovo sul versante francese, magari a cinque o sei chilometri dal colle, col meteo che nel frattempo è peggiorato; non che ci siano sentori concreti che questo scenario debba verificarsi, ma mi basta pensare che non posso escluderlo al 100% per decidere di non correre rischi. Inoltre, coi minuti che passano, il traffico motociclistico sta aumentando esponenzialmente nel versante italiano, togliendo una buona parte di magia a un ambiente che andrebbe invece gustato come un bicchiere di vino da meditazione.
Arrivo così al compromesso che mette in pace testa, gambe e coscienza. Dal colle è ben visibile il rifugio Agnel, situato due chilometri di strada e poco meno di 200 metri di dislivello più in basso: scenderò fino al tornante successivo, mezzo chilometro più in là, e poi tornerò su con calma, in fondo la vera impresa è già alle spalle. Anche gli ultimi due chilometri del versante francese non scherzano, con media superiore all'8%, ma niente a che vedere con le pendenze della parte italiana. Risalgo con la giusta fatica ma con discreta efficacia, pensando che avrei potuto osare di più, scendendo magari fino ai 2000, ma alla fine poco sarebbe cambiato.
Tornato al colle, il viavai di moto è ormai tale da rendere inutile un'ulteriore sosta. Per la prima volta in tanti anni, posso permettermi di scendere dai 2744 metri senza indossare i guanti, quando per il calendario siamo ancora per pochi giorni in primavera. Ai 1600 metri di Pontechianale farà addirittura caldo. In mezzo, una discesa che impone attenzione per le forti pendenze e per un traffico ormai molto intenso, ma tutto sommato non troppo tecnica né pericolosa, quel che ci vuole per chiudere in gloria la seconda uscita consecutiva ad altissima quota.

il meglio del giro

Il colle dell'Agnello va giudicato in blocco. La qualità e la durezza sono di livello altissimo dal primo all'ultimo metro. Ogni volta lo stesso piacere, sempre a carissimo prezzo.

Nessun commento:

Posta un commento