venerdì 29 luglio 2016

Il colle di San Bartolomeo e il santuario della Madonna della Guardia


Diano Marina - Imperia - Pontedassio - Chiusavecchia - Cesio - Colle di San Bartolomeo - Pieve di Teco - Vessalico - Borghetto d'Arroscia - Ranzo - Ortovero - Villanova d'Albenga - Caso - Santuario Madonna della Guardia - Vegliasco - Moglio - Alassio - Laigueglia - Capo Mele - Andora - Capo Cervo - Cervo - San Bartolomeo al Mare - Diano Marina (Km 94)


Trasferta in Liguria e buona occasione per esplorare qualche nuova strada nell'entroterra tra Imperia e Savona, con l'impegno di aumentare il chilometraggio rispetto alle ultime uscite e di scovare qualche passaggio che dia al giro una connotazione ben definita: missione compiuta in entrambi i casi, visto che il percorso misurerà oltre 90 chilometri e che il passaggio al santuario della Madonna della Guardia sopra Alassio sarà notevole sotto tutti i punti di vista.

Parto abbastanza presto e il primo obiettivo è raggiungere Imperia. Ho intenzione di impostare almeno inizialmente un ritmo molto blando, per cui evito Capo Berta aggirandolo a ridosso del mare lungo la 'incompiuta', quindi, entrato nel capoluogo, imbocco quasi subito sulla destra la statale del col di Nava, risalendo la valle Impero per una quindicina di chilometri attraverso i paesi di Pontedassio e Chiusavecchia. E' una strada che procede in un falsopiano che diventa progressivamente più impegnativo, soprattutto dopo Chiusavecchia, ma nel complesso non richiede uno sforzo significativo, e arrivo senza difficoltà al bivio per Cesio da cui hanno origine i sette chilometri di salita che mi porteranno al colle di San Bartolomeo. Si tratta di un'ascesa dolce e regolare, che presenta le pendenze più significative nei primi tre chilometri fino a Cesio, senza tuttavia mai superare il 5-6%; in compenso, man mano che ci si stacca dal fondovalle, si ha modo di godere di splendide visuali sulle colline coperte di uliveti e punteggiate da borghi e paesini che varrà la pena di esplorare in futuro. Dopo Cesio, la strada entra nel bosco e, tralasciato il bivio per il passo del Ginestro, si procede per altri quattro chilometri su pendenze insignificanti fino a raggiungere i 610 metri del valico.
La discesa che segue, interamente nel bosco, è piena di curve ma larga e priva di difficoltà tecniche; ricongiuntasi alla statale, dopo un altro paio di chilometri si arriva infine nella bella cittadina di Pieve di Teco, nella quale mi addentro per una veloce visita. Ho percorso poco più di un terzo dei chilometri previsti, e mi appresto ad attaccare i 20 meno interessanti del giorno, che mi porteranno a Villanova d'Albenga ridiscendendo la bassa valle Arroscia: fortuna che la monotonia di questo tratto di giro è spezzata dai passaggi nei paesi di Vessalico, Borghetto d'Arroscia e Ranzo, con la loro tipica architettura ligure.
Ridisceso quasi al livello del mare, svolto indietro in direzione di Garlenda, e dopo un paio di chilometri lascio la strada principale per imboccare a sinistra la seconda e più impegnativa salita della giornata, che in poco meno di nove chilometri mi condurrà allo straordinario punto panoramico del santuario della Madonna della Guardia. I primi sette chilometri fino al valico che precede la Crocetta di Moglio si snodano su strada ampia e pendenze regolari intorno al 6%, tranne un chilometro prima dell'abitato di Caso decisamente più duro; procedo con buona andatura mentre la temperatura comincia a salire velocemente, sul finire la fatica inizia a farsi sentire, ma il tutto viene ripagato quando finalmente raggiungo lo spartiacque con magnifica vista sul mare. Potrebbe essere il momento di scendere alla costa, ma a questo punto abbandono la strada principale per proseguire sulla sinistra in forte salita verso il santuario. I due chilometri che mancano, per di più battuti da un discreto vento contrario, sono nettamente i più difficili del giorno, con pendenze che spesso e volentieri raggiungono il 10%. Niente di meglio, per distrarmi dallo sforzo, che ammirare i meravigliosi panorami sul mare che improvvisamente - come succede solo in Liguria - nello spazio di un tornante vengono sostituiti da una bellissima vista sulla catena delle Alpi Marittime. Raggiunto faticosamente il piazzale ai piedi del santuario, lo spettacolo per gli occhi raddoppia: a destra vista a picco sul mare di Albenga e Alassio, a sinistra sul susseguirsi di colline e montagne dell'entroterra, un momento che da solo vale il 'prezzo del biglietto'.
Qualche minuto di respiro, e comincio la bella e tecnica discesa verso Alassio attraverso gli abitati di Vegliasco e di Moglio, una decina di chilometri che richiedono molta attenzione, nella prima parte per la strada stretta e ripida, nella seconda per il traffico che avvicinandosi alla costa aumenta esponenzialmente. Tornato infine sull'Aurelia, nei pochi chilometri che attraversano senza soluzione di continuità Alassio e Laigueglia mi rendo conto di aver quasi esaurito la benzina, e come già mi era capitato nel giro del Ginestro di pochi mesi fa, i modesti capi Mele e Cervo diventano inopinatamente gli ostacoli più arcigni del giorno, che supero con una fatica sproporzionata prima di rientrare a Diano Marina e chiudere un giro con parecchi spunti interessanti, sia tecnici che cicloturistici.

il meglio del giro

I due chilometri finali della salita al santuario sono belli tosti, ma per lo spettacolo che offrono valgono assolutamente la pena di essere percorsi. Traffico zero e panorami a perdita d'occhio a pochi chilometri dal caos della costa.

2 commenti:

  1. Ciao, quando leggo di Liguria non posso stare zitto. Sono stato l'anno scorso al santuario per godere del panorama. L'entroterra ligure merita di essere inserito nell' Unesco per quanto e' meraviglioso. Quelle strade le ho percorse tutte e tra pochi giorni sarò li come ogni anno a scoprire strade e paesi spettacolari. Ho già consumato la cartina. Grazie per farmi rivedere i miei posti più cari. Marcello

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    1. Grazie a te Marcello. Anch'io ho in canna qualche giro in zona nelle prossime settimane, se hai qualche consiglio... :-)

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