venerdì 24 ottobre 2014

L'abbazia di Vezzolano


Torino - San Mauro T.se - Castiglione T.se - Gassino T.se - San Raffaele Cimena - Castegneto Po - Casalborgone - Berzano San Pietro - Abbazia di Vezzolano - Castelnuovo Don Bosco - Moriondo T.se - Arignano - Andezeno - Chieri - Baldissero T.se - Superga - Torino (Km 77)


Estemporaneo giro infrasettimanale tra collina torinese e Monferrato astigiano, sfruttando un ottobre che mantiene clima e temperature da inizio settembre. Non ho voglia di spostarmi in macchina, né ho molto tempo per studiare percorsi particolarmente originali, per cui prediligo la scelta della meta e il tracciato di fatto si costruisce da sé. Obiettivo puntato quindi sull'abbazia di Vezzolano, uno dei tanti tesori a portata di mano che per un motivo o per l'altro finiscono per essere trascurati per anni o decenni.
I primi 17 chilometri lungo il Po da corso Casale alla parte bassa di S. Raffaele Cimena pongono come unica preoccupazione quella di evitare di farsi stirare in mezzo a un traffico a tratti abbastanza sostenuto; per il resto, pedalo tranquillo con la compagnia di un paio di ciclisti nel breve tratto da S. Mauro a Castiglione, dove loro svoltano a destra verso la collina con circa cinque chilometri di anticipo rispetto al punto in cui lo farò io.
Non so nulla della salita che sto per affrontare e che nel giro di sei chilometri mi condurrà a Castagneto Po, ma in sostanza non si discosta dalle tante altre che risalgono la collina dal versante del fiume: pendenza media modesta, ma andamento molto discontinuo con frequenti passaggi a doppia cifra alternati a tratti pedalabili se non addirittura a contropendenze, come quella che dalla località Raccone porta al bivio per Rivalba, dando l'errata sensazione che la salita sia già terminata; l'impressione finale è di una salita tutt'altro che proibitiva ma dura, e che i cartelli che indicano pendenze del 15% non si discostino troppo dalla realtà, alcune rampe sono davvero toste anche se mai troppo lunghe. In definitiva, porto a casa la prima asperità del giorno senza grandi patemi, ma avendo speso più energie del previsto, come avrò modo di verificare più tardi.
Attraversato tutto il paese superando prima un'ultima rampa in buona salita e poi la discesa fino alla strada che scende a Chivasso, al primo bivio svolto seccamente a destra in direzione di Casalborgone. La discesa di circa sei chilometri è tecnica nella prima parte nel bosco, poi diventa un falsopiano molto scorrevole fino al centro del paese, da dove si imbocca subito la strada verso Berzano S. Pietro, avamposto del Monferrato astigiano. Dopo tre chilometri semipianeggianti, comincia una salita più breve e agevole della precedente che attraverso quattro tornanti risale dolcemente la valletta fino a raggiungere il centro abitato, da dove si volta a sinistra in direzione di Albugnano. Dopo una discesina di quasi un chilometro, la strada riprende a salire più decisamente per un paio di chilometri, ma anche in questo caso senza più riproporre pendenze superiori al 6-7%.
Si arriva così senza particolari problemi ai piedi di Albugnano, ben visibile a sinistra, dove da un quadrivio parte la deviazione a destra per Vezzolano, un chilometro di discesa nella prima parte abbastanza ripida che mi porta al piazzale soprastante l'abbazia. Non occorre essere critici d'arte per apprezzare la bellezza e l'armonia del complesso romanico-gotico, e mi concedo una breve sosta per ammirarne anche l'interno: raggiungere certi luoghi in bicicletta, poi, dà un piacere ulteriore difficile da descrivere, come quando tanti anni fa quando arrivai sulle due ruote a Mont Saint-Michel.
Risalito in sella, ignoro l'invitante baruccio a lato del piazzale con l'idea di fermarmi a mangiare di lì a poco, e questo sarà un errore che mi costerà caro; per il momento, comunque, risalgo al quadrivio di Albugnano e da qui proseguo a destra verso Castelnuovo Don Bosco.
Se il versante nord della collina appena percorso in salita non aveva molto da dire, caratterizzato da prati e boschetti, quello sud è un vero spettacolo di vigneti multicolori che mi accompagnano per i cinque chilometri che mancano a Castelnuovo: è il passaggio paesaggisticamente più rilevante del giorno, da annotare per future uscite da queste parti, così come da segnare in rosso per evitarli sono i dieci chilometri su statale piuttosto trafficata e rovinata che mi conducono alle porte di Chieri attraverso Moriondo, Arignano e Andezeno. Ho già più di 50 chilometri sulle gambe e comincio a sentire i primi cenni di fame, ma forse per la fretta di togliermi il più presto possibile da questo brutto tratto di strada, continuo a rimandare il momento della sosta fino a fissarlo dalle parti di Baldissero, ormai sulla strada per Superga, ultima salita di giornata.
Il versante di Superga da Chieri è forse il più facile in assoluto, nove chilometri di salita mai dura che rappresenterebbero in teoria il trampolino di lancio ideale per una brillante chiusura del giro. In teoria, perché appena svolto a destra prima di entrare in Chieri e la strada comincia a leggermente a salire, i cenni di fame si trasformano improvvisamente in crisi: mi guardo attorno alla ricerca di un bar, ma l'unica cosa che incontro è il cartello dei quattro chilometri a Baldissero, sui quali consumare le residue energie in attesa di metterci una pezza con un panino, ma le brutte sorprese non sono finite: contrariamente a quanto ricordassi, il congiungimento con la strada principale avviane un chilometro sopra baldissero, e pure abbastanza ripido, mentre allo scollinamento mancano ormai solo tre chilometri, di cui gli ultimi due in salita molto leggera. Ancora una volta prendo la decisione sbagliata e così, di errore in errore, questi tre insignificanti chilometri diventano di gran lunga i più lunghi dell'anno, e faccio una fatica incomparabilmente superiore alla difficoltà oggettiva del percorso a raggiungere l'abitato di Superga. Rinuncio ovviamente a salire alla basilica e mi fiondo in città dove alla stazione della cremagliera mi fermo finalmente a divorare pizza, birra e tiramisù che mi rimettono al mondo, permettendomi di terminare, seppur ingloriosamente, un giro disegnato con un po' di fretta ma che mi ha offerto più di uno spunto interessante.
Ultima notazione a margine. Per questo giro e per quello precedente, ho rispolverato la storica bici Cucchietti, ripensando al signor Gian Paolo, mancato prematuramente alcune settimane fa. Ci sono persone che pur non facendo parte della nostra vita di tutti giorni, ci lasciano una traccia indelebile entrando in qualche modo nel nostro mondo e nella nostra memoria: Gian Paolo Cucchietti di Dronero più di vent'anni fa mi consegnava uno degli oggetti che da allora mi sarebbero stati più cari. Riposi in pace.

Nessun commento:

Posta un commento