Villaretto - Fenestrelle - Pragelato - Colle del Sestriere - Pragelato - Fenestrelle - Villaretto (Km 56)
Il primo 2000 dell'anno è anche l'unico che non avevo mai scalato in Piemonte, quel Sestriere che avevo sempre scartato, un po' perché troppo lontano dalla mia idea di montagna, un po' per campanilismo cuneese che non mi fa mai apprezzare fino in fondo le montagne dei vicini torinesi, neppure quando si tratta di perle come il Nivolet. Se a questo si aggiunge che più di una volta in passato è stato il maltempo a rimandare l'appuntamento col 'Colle', ecco spiegato come mai una delle salite più facilmente accessibili fosse rimasta finora fuori dalle mie rotte. Quanto alla scelta del versante, opto per la val Chisone sostanzialmente perché permette un giro dal chilometraggio un po' più lungo, e poi perché la trovo meno trafficata e più panoramica rispetto all'alta valle Susa. In effetti, al di là degli ecomostri che deturpano il colle e le borgate che si susseguono lungo la strada, la val Chisone non ha poi molto da invidiare ad altre valli più selvagge e anche la strada, seppur troppo larga e dal tracciato poco spettacolare, non è male come mi era sempre sembrata in macchina.
Come punto di partenza, scelgo invece Villaretto, a poco meno di 30 chilometri dal colle, già testato positivamente in occasione della scalata al Finestre di un paio di anni fa. I primi sei chilometri verso Fenestrelle sono poco più che in falsopiano, poi, raggiunti i due tornanti in pavé ai piedi del forte, la salita diventa più impegnativa nei tre chilometri successivi fino al bivo per Usseaux, con pendenza media intorno al 7%. In particolare, poco dopo Fenestrelle si incontra una galleria lunga oltre 700 metri in discreta salita che nell'ansia di lasciarmi alle spalle affronto alla garibaldina, col risultato di trovarmi a corto di fiato nel chilometro seguente, uno dei più duri di tutta la salita; basta comunque ridurre un po' l'andatura per evitare brutte sorprese e arrivare senza problemi a Pourrieres, al chilometro 11.
Da qui a Pragelato, la strada spiana decisamente per circa sette chilometri che, complice un bel vento alle spalle, divoro a grande velocità spingendo il lungo rapporto. Quando arrivo all'altezza dei trampolini del salto sugli sci, ho ormai alle mie spalle quasi i 2/3 della salita, ma mancano gli ultimi dieci, se non proprio duri, certamente i più continui di tutta l'ascesa. Per circa cinque chilometri fino alla borgata Duc, la pendenza si assesta intorno al 5-6%: si sale molto regolare e si ha modo di apprezzare la verdissima valle in tutta la sua ampiezza.
Dopo l'attraversamento di Duc, si entra infine nella parte finale e più impegnativa della salita. Gli alberi nel frattemmpo si diradano velocemente e il sole caldissimo fa grondare sudore anche ad andatura relativamente bassa. Non ci sono più tornanti e ben presto i palazzoni del colle cominciano a spuntare in alto a sinistra, dando l'errata sensazione che la vetta sia ormai a portata di mano. in realtà, mancano quasi cinque chilometri, con la pendenza che fino al bivio per la borgata Sestriere raggiunge l'8%, per poi calare leggermente nei chilometri successivi, ma senza mai scendere sotto il 6-7% se non nel curvone finale. In qualche passaggio particolarmente esposto al sole, sento affiorare per la prima volta la fatica, ma manca ormai davvero poco e stringendo i denti per qualche minuto supero senza danni la crisetta.
Alla fine, ultime due rampette verso destra e sono ai 2035 metri del colle: il paesaggio intorno a me non è esattamente rurale e al posto dei fischi delle marmotte mi godo l'andirivieni di auto e rari villeggianti, ma quel che conta anche stavolta è essere arrivato fin dove l'asfalto conduce.
Qualche minuto per dissetarmi e godermi il fresco dei 2000 metri, poi comincio la discesa, ovviamente molto bella e sicura. Il vento adesso contrario in qualche tratto in falsopano rende addirittura faticoso sviluppare una velocità appena dignitosa, ma nel complesso si va che è un piacere, con la piacevole sorpresa nei pressi di Pourrieres di qualche goccia d'acqua a rendere meno traumatico il ritorno ai 30° della bassa valle. A Fenestrelle, poi, spettacolo assicurato con la splendida vista sul forte, poco prima di chiudere un giro se non memorabile certamente meritevole del sudore versato.
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