Masio - Cortiglione - Incisa Scapaccino - Nizza M.to - Calamandrana - Canelli - Bric Faidal - Castino - Bosia - Rocchetta Belbo - Cossano Belbo - S. Stafano Belbo - Canelli - Calamandrana - Nizza M.to - Incisa Scapaccino - Cortiglione - Masio (Km 98,2)
Saltata causa maltempo la prevista trasferta alpina al seguito del Giro, ripiego la domenica mattina su un percorso molto lungo sulle strade della bassa valle Belbo, con una sola vera salita da Canelli al bivio per Loazzolo, ma con tanto saliscendi nella parte centrale che finisce per generare un dislivello abbastanza considerevole pur senza arrivare mai a superare i 600 metri di altitudine. Per il resto, tanta, tanta pianura in testa e in coda al giro, buona per mettere un po' di chilometri nelle gambe e sondare la fattibilità di un giro nel Monferrato settentrionale che spero di portare a casa entro fine anno: responso tutto sommato positivo.
I primi 25 chilometri fino a Canelli, salvo il dente di Cortiglione, sono piatti, per cui cerco una piccola variazione percorrendo la strada vecchia da Nizza a Canelli: scelta azzeccata perché questa strada è decisamente più bella e meno trafficata, e anche perché nel paio di chilometri prima di Canelli c'è una serie di curve e dosetti che rompe la monotonia. Arrivo comunque nel paese dello spumante senza nessun problema e un paio di chilometri dopo aver imboccato la strada per Loazzolo, inizio l'unica salita del giorno: circa sei chilometri di ascesa regolare al 5%, con rari e brevi passaggi al 7-8%, intervallati da una dozzina di bei tornantini che risalgono colline solcate dai pregiati filari della zona. In teoria, l'ideale per impostare un'andatura costante e salire col pilota automatico; in pratica, sebbene la salita non mi metta mai in crisi, la sensazione è che l'azione delle gambe non sia efficace come vorrei, tanto vale dunque abbassare leggermente il ritmo e guadagnare di conserva lo scollinamento sul crinale tra le valli Belbo e Bormida, appena al di sotto del Bric delle Forche.
Quando arrivo al bivio per Loazzolo, che tralascio per prendere a destra la strada che mi porterà al Bric Faidal, comincia un lungo tratto di circa 15 chilometri di mangia-e-bevi in quota, seguendo sempre la cresta tra le due valli attraverso stradine secondarie deserte e silenziose, un vero paradiso per le due ruote, non fosse che le piogge dei giorni precedenti hanno lasciato frequenti strascichi di fango, pozze d'acqua e detriti. Superato un primo dosso, raggiungo intanto la provinciale che da S. Stefano sale al Bric Faidal, cima Coppi di giornata, di cui percorro gli ultimi e più facili quattro chilometri. Al bricco, invece di scendere a Vesime in val Bormida o a Cossano in valle Belbo, imbocco una stradina che prosegue sul crinale verso Scorrone: anche in questo caso, di tratti in piano ce ne sono pochi, ma ora prevale la discesa e, tranne un paio di tornantini nel bosco, ho modo di godermi il panorama della valle Belbo alla mia destra.
A Scorrone riguadagno la strada principale proveniente da Cossano e proseguo per tre chilometri in facile salita fino a Castino da dove imbocco la strada per Bosia, giro di boa del mio percorso. Da Castino, la strada propone un buon chilometro in discreta salita (o forse sono i quasi 50 chilometri già nelle gambe a farmeli sembrare più duri di quanto non lo siano in realtà), poi inizia la discesa per Bosia, ripida e tecnica ma per fortuna molto breve.
A Bosia, inizia di fatto un altro giro, quello che dovrà ricondurmi al punto di partenza ridiscendendo il Belbo fino a Incisa e poi ancora tornare in riva al Tanaro lungo la parte terminale della val Tiglione. Sceso velocemente da Bosia a Campetto lungo una strada filante ma freddina che mi costerà qualche giorno di tosse, raggiungo il livello del Belbo, in una veste insolitamente gonfia e tumultuosa. Mi aspettano ora quasi 35 chilometri pianeggianti attraverso Rocchetta, Cossano, S. Stefano, Canelli, Calamandra, Nizza e infine Incisa: man mano che macino chilometri sento le energie scemare lentamente, ma è la brevissima salita a Cortiglione, con ormai 90 chilometri alle mie spalle, a certificare che la benzina è terminata. Gli otto chilometri finali sono pertanto i più faticosi, ma il giro più lungo degli ultimi anni si chiude comunque in modo più che soddisfacente.
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