lunedì 10 settembre 2012

La valle Po


Paesana - Ostana - Pian da Charm - Ostana - Borgo - Pian del Re - Crissolo - Paesana (Km 53,5)


Arriva a inizio settembre il giro che vale un'intera annata, sia come percorso che (finalmente!) come gamba. L'uscita in valle Po baciata da condizioni meteo quasi perfette è di quelle da mettere in archivio con orgoglio e una certa nostalgia, perché non sarà facile ottenere di meglio da queste parti.
Quando parto in macchina da Torino, la pianura è avvolta dalla foschia e mi lascio aperto un piano alternativo, nel caso in cui il Monviso dovesse essere coperto, ma quando prima di Pinerolo vedo affiorare l'inconfondibile piramide del Re di Pietra, capisco che l'occasione è di quelle da non perdere. Troppe volte in passato mi ero dovuto accontentare dei nuvoloni che quasi sempre avvolgono la montagna simbolo delle Cozie, e dunque barra dritta su Paesana, da dove avrà inizio un percorso in buona parte inedito che non so se definire più duro o più spettacolare: alla classica meta del Pian del Re ho infatti deciso di aggiungere la scalata al Pian da Charm sopra Ostana, scelta che se da un lato aumenta dislivello e fatica, dall'altro premia l'azzardo con una serie di vedute indimenticabili.
La partenza da Paesana, dopo avermi regalato la prima cartolina della giornata, è tranquilla come si addice a un giro così impegnativo, ma dopo i primi tre-quattro chilometri necessari per spezzare il fiato, comincio a sentire le gambe rispondere bene e superare senza difficoltà anche i rari tratti in cui la strada si fa un po' più impegnativa. Una media al 6-7% con frequenti tratti in cui respirare permette infatti di macinare i primi nove chilometri sulla provinciale di buona lena, fino al rettilineo che precede il bivio per Ostana che mi obbliga al primo vero sforzo del giorno.
Fino a questo punto, la strada si snoda nel bosco di una vallata piuttosto stretta e il Monviso, dopo la prima apparizione, è nascosto dalla alture circostanti. Tutto cambia non appena svolto a destra e supero i primi tornanti che precedono Ostana. Adesso la carreggiata si è ridotta della metà, la pendenza si fa a tratti più dura pur senza toccare il 10% e - soprattutto - a sud-ovest comincia a svettare il Monviso nella sua versione più fotogenica.
Dal passaggio a Villa, capoluogo di Ostana, inizia il tratto più bello del giro, sotto tutti i punti d vista. Sotto l'aspetto cicloturistico, d'ora in avanti il Monviso sarà una presenza costante e 'magnetica' per gli occhi, mentre la strada si fa di chilomentro in chilometro più stretta e accidentata, attraversando prima una bella serie di borgatine (sorprendente, a S. Antonio, il passaggio nel sagrato della chiesetta) e quindi i verdi pascoli che portano fino ai 1635 metri del Pian da Charm, stupenda balconata sulla pianura piemontese, in quest'occasione purtroppo velata da una spessa cortina di foschia. Tecnicamente, dal tornante in uscita da Villa, iniziano i cinque chilometri più complicati del percorso: fino alla borgata Bernardi, tratti pedalabili si alternano a improvvise impennate a doppia cifra rendendo difficile impostare un ritmo continuo; da Bernardi al Pian da Charm, gli ultimi due chilometri hanno un pendenza media al 10%, con alcune rampe al 12-13% e almeno un paio di brevi passaggi superiori al 15%. Solo negli ultimi 200 metri la strada spiana premiando la fatica fatta pr guadagnarsi questa meta tanto sconosciuta quanto affascinante.
Il tempo di godersi per qualche minuto la splendida vista e la pace assoluta del luogo, e comincio a scendere ripecorrendo la strada appena affrontata in salita. La discesa, tecnica di suo, è resa ancora più insidiosa dal fondo stradale in cattivo stato fino a Bernardi e dalla presenza di un paio di cani da pastore che mi si fanno incontro piuttosto aggressivi, ma basta tirare dritti per lasciarmeli alle spalle in poche decine di metri.
Riattraversato l'abitato di Villa, dopo meno di un chilometro abbandono la strada principale per seguire sulla destra l'indicazione per Ciampagna, la prima di un'altra serie di borgate che incrocerò viaggiando a mezza costa su una stradina parallela alla provinciale, che mi farà peraltro evitare il passaggio in Crissolo.
Quanto a pendenze, nei primi due chilometri non scherza neppure questa strada, con punte al 12% e una media comunque prossima al 10%; i quattro chilometri successivi sono invece un tranquillo saliscendi nel bosco che attraverso i passaggi a Sagne, Fenogli, Brich e Borgo mi riporterà sulla provinciale all'altezza di Serre Uberto, tre chilometri prima del Pian della Regina.
Rientrato nella strada principale, la salita prosegue regolare per un paio di chilometri, mentre quello che precede il Pian della Regina è per continuità forse il più duro della giornata, con una pendenza media tra il 10 e l'11%, senza un metro in cui rifiatare. È l'unico vero momento di difficoltà del giorno: la salita alle mie spalle è già tanta, fa caldo e per la prima volta sento un leggero mal di gambe, pur mantenendo un ritmo più che accettabile. Cerco di ingannare la fatica ammirando la gigantesca mole del Monviso che ora mi appare incombente dal suo versante settentrionale, ma per qualche istante sono tentato di chiudere il giro al Pian della Regina, dove in ogni caso pianifico una breve sosta.
L'obiettivo di giornata di godermi una stupenda avventura nella poco ciclabile valle Po (il cielo è spesso coperto e non c'è la possibilità di inserirla in veri e propri anelli) è pienamente raggiunto, e se per una volta non spremo fino all'ultima goccia di sudore non sarà certo un dramma; eppure, una volta rinfrancato dalla pausa, letto il cartello '1800 metri' e fatto il punto della situazione, mi convinco a compiere l'ultimo sforzo affrontando anche i tre chilometri che mancano al Pian del Re.
In realtà, la salita prosegue molto dura solo nei primi due chilometri, con pendenza costante al 9-10%, nei quali si copre praticamente tutto il dislivello rimasto, con la vista che può ora spaziare su tutta la parte superiore della valle; l'ultimo chilometro è invece una sorta di premio alla costanza di chi si avventura fin quassù, con la strada che si inoltra nella roccia in falsopiano, permettendo addirittura di raggiungere il piazzale del Pian del Re in una sorta di volata al rallentatore.
Ai 2020 metri del traguardo di giornata, la vista sul Monviso e i suoi satelliti è purtroppo rovinata dalla foschia che comincia a infittirsi anche qui, ma nel complesso né la foschia né l'ampio parcheggio degli escursionisti riesce minimamente a scalfire la soddisfazione di aver raggiunto un altro 2000, per una volta con l'assistenza di una condizione all'altezza dell'impresa prefissata.
La ventina chilometri di discesa lungo la provinciale non ha altro da aggiungere a un giro da incorniciare, che da solo mette una bella pezza a un'estate cominciata male e proseguita alla meno peggio per forza di volontà, nella quale gli obiettivi sono stati raggiunti tra una rinuncia, uno spostamento e un esercizio di fachirismo.

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