Campetto - Borgomale - Benevello - Pedaggera - Serravalle Langhe - Bossolasco - Murazzano - Pedaggera - Mombarcaro - Niella Belbo - Feisoglio - Cravanzana - Bosia - Campetto (Km 65,5)
Ultimo giorno di marzo con trasferta in Langa su un percorso classico quanto spettacolare disegnato sulle due rive del Belbo. Chilometraggio in linea con i miei standard e dislivello per la prima volta nell'anno superiore ai 1000 metri promettono un'uscita abbastanza probante anche dal punto di vista tecnico, e fortuna vuole che la decisione di anticipare il giro al mattino mi risparmi il disturbo del forte vento che batterà tutto il Piemonte dal pomeriggio.
Parto di buon mattino dalla località Campetto, dove la provinciale della valle Belbo incrocia la Alba - Cortemilia. Il giro era stato pensato inizialmente in senso orario, alla fine decido per invertire il senso di marcia. Risultato: due salite continue di circa cinque chilometri l'una e il lungo versante destro del torrente percorso in discesa a fine giro. La durezza (media, per il periodo) dell'itinerario sostanzialmente non cambia, il senso antiorario mi permette semmai di godermi meglio le stupende panoramiche offerte dalla dorsale che unisce i due passi della Pedaggera, solo in minima parte limitate dalla foschia ancora depositata sulla pianura del cuneese alla mia destra e nella fondovalle del Belbo alla mia sinistra.
Fa abbastanza freddo quando inizio a pedalare, ma dopo poche centinaia di metri la strada inizia a salire verso Manera e bastano le prime pedalate per riscaldarmi. La statale per Alba, solitamente trafficata e percorsa da motociclette a gran velocità, il sabato mattina è deserta e baciata da un sole non ancora abbastanza caldo da spremere sudore a chi risale la china. Per quanto affrontata a freddo, l'ascesa non è mai impegnativa, la pendenza nei primi tre chilometri fino a Borgomale è sul 5-6%, quindi spiana ulteriormente in prossimità di un paio di tornanti e infine termina su un lungo falsopiano di circa un chilometro e un breve tratto in discesa che porta a Manera e al bivio per Benevello. Raggiungo il paese, a circa un chilometro sulla sinistra, dopo un altro paio di tornanti in salita, poi seguono altri tre chilometri in piano e ancora un paio al 3-4% prima del ricongiungimento con la provinciale Alba - Bossolasco, poco prima della località Tre Cunei e del primo passo della Pedaggera (quello che divide le valli Belbo e Talloria).
Ho percorso poco più di 15 chilometri ed è a questo punto che cominciano i 20 chilometri più spettacolari del giro, e che sicuramente rimarranno tra i più belli della stagione. Non so quante volte ho già percorso questa strada di cresta che si snoda fino a Montezemolo tra i 700 e gli 800 metri di quota, ma non finisce mai di emozionarmi. Anche in questo caso, mi piace sottolineare l'inusuale tranquillità della strada, le uniche macchine che incrocio sono praticamente una serie di auto storiche francesi che partecipano a qualche raduno in zona. Stavolta, causa tempi ristretti, devo però accontentarmi di percorrere questa meraviglia di strada fino al bivio per Monesiglio, ma ho comunque tempo e modo di apprezzare la visuale che a ogni curva si apre a un nuovo scenario tra gli Appennini e le Alpi in lontananza, mentre a bordo strada la pedalata è accompagnata dai prati verdissimi che degradano dolcemente verso la valle Tanaro o dalla fitta boscaglia che scende ripida al Belbo.
I chilometri in saliscendi passano veloci, ma è proprio in questo tratto che si accumulano circa 300 metri di dislivello, quasi invisibili all'occhio, ma che a lungo andare si faranno sentire nelle gambe. Attraverso senza forzare l'andatura Serravalle Langhe, Bossolasco, il passo della Bossola (che in questo senso è in realtà una cunetta...) e Murazzano, da cui vedo spuntare nella nebbia alla mia sinistra la collina di Mombarcaro, prossima meta del mio giro.
Sono al chilometro 30, un noioso vento laterale comincia a farsi sentire e la strada continua a salire con discontinuità fino al secondo passo della Pedaggera, da dove inizia la discesa verso la frazione Bragioli e il fondovalle del Belbo. I primi tre chilometri, ancora in cresta, sono quasi pianeggianti, poi al bivio per Monesiglio si svolta a sinistra e si scende rapidamente al ponte del Belbo, in questo punto poco più di un rigagnolo.
Oltrepassato il ponte, la strada comincia subito a salire con decisione lungo un paio di rampe piuttosto severe, ed è a metà della seconda che la mia fatica viene improvvisamente allietata da un bellissimo cerbiatto che attraversa la strada poche decine di metri davanti a me, per poi fermarsi per qualche secondo a bordo strada prima di sparire con un balzo nella boscaglia.
Nel frattempo, raggiungo il bivio per Mombarcaro, e proseguo lungo una salita che ora diventa più agevole per un buon chilometro e mezzo fino alla chiesetta di S. Luigi, da dove ha inizio l'ultima è più impegnativa parte dell'ascesa. Per gli ultimi due chilometri verso Mombarcaro, si sale all'8-9% con qualche breve puntata al 10%, lo sforzo si fa in qualche tratto severo ed è con sollievo che raggiungo infine lo scollinamento sulla provinciale, tralasciando l'ingresso in paese dal momento che questo settore della valle Belbo e ancor più quello della adiacente valle Bormida sono immersi nella foschia.
Non mi rimane dunque che percorrere in leggera discesa gli ultimi 20 chilometri abbondanti del giro, ma non rinuncio ad ammirare e immortalare le tre chiesette in pietra che sorgono a bordo strada tra Mombarcaro e Niella Belbo, dedicate a S. Rocco, a S. Bernardo e alla Madonna di Niella. A destra delle ultime due, si diramano inoltre un paio di belel stradine che scendono in valle Bormida e che mi riprometto di provare in futuro.
Superati velocemente i paesi di Niella, Feisoglio e Cravanzana, l'ultimo ricordo della bella mattinata nelle Langhe me lo regala uno scoiattolo rosso che mi si pianta in mezzo alla strada e che quasi rischio di travolgere con la ruota anteriore, non fosse che un reciproco scarto evita all'ultimo lo spiacevole incontro ravvicinato...
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