martedì 28 giugno 2011

Tra Acqui e la Liguria



Acqui Terme - Terzo - Castelletto d'Erro - Montechiaro d'Acqui - Turpino - Pareto - Mioglia - Cimaferle - Ponzone - Cavatore - Acqui Terme (Km 65,3)



Chiudo un giugno complicato in crescendo con un giro molto bello nella prima metà e comunque interessante anche nella seconda, ma la sensazione è che la forma migliore avrà bisogno di un clima meno torrido per ritornare.
L'itinerario di sabato mattina si snoda sulle colline tra Acqui e la Liguria (dove farò anche una breve escursione a metà percorso), in un territorio completamente inedito che si rivela pienamente all'altezza delle aspettative. Tecnicamente, il percorso risulta impegnativo soprattutto perché tra contropendenze, vento e caldo concede rarissime tregue, mentre l'unico vero passaggio difficile è la salita di Cimaferle, più dura di come la immaginassi.
La partenza è dal centro di Acqui, e dopo poche peddalate ho la prima sorpresa che mi obbliga ad allungare il giro di circa cinque chilometri rispetto a quanto segnato in mappa: il ponte che scavalca il Bormida verso la val d'Erro è chiuso per lavori e devo puntare verso Terzo, non prima di aver girovagato parecchio tra le strade della periferia cittadina; una volta a Terzo, poi, imbocco una strada senza uscita che mi costa un altro paio di chilometri aggiuntivi, ma poco male, è qualche minutino di riscaldamento in più prima di affrontare la prima asperità della giornata.
La salita per Castelletto d'Erro, paesino posto sulla sommità del versante ovest dell'omonima valle, è abbastanza lunga ma sempre pedalabile, l'ideale per iniziare il giro senza pericolosi sovraccarichi. Dopo un primo chilometro che propone alcuni agevoli tornanti, la strada sale costantemente di quota uscendo progressivamente dalla boscaglia e aprendosi a una vista molto suggestiva sulla valle Bormida. Per circa cinque chilometri si prosegue senza strappi e solo gli ultimi 1500 metri registrano una pendenza un po' più marcata, tra il 6 e il 7%. Una rampa presa con troppo vigore mi fa rischiare un fuorigiri, ma basta rallentare leggermente l'andatura per proseguire e raggiungere Castelletto senza ulteriori affanni. Sono a quota 530 mslm e da questo punto inizia una lungo tratto di oltre 20 chilometri con prevalenza di discesa, ma in realtà costellato da subito da una serie infinita di contropendenze.
Se i quattro chilometri che separano Castelletto da Montechiaro sono comunque piuttosto dolci, in linea con le pendenze riscontrate in precedenza, la musica cambia parecchio una volta imboccata l'affascinante stradina per Turpino e Pareto. All'accesso di questo tratto è segnalata strada bloccata per frana, ma un paio di uomini mi assicurano che non ci saranno problemi a transitare in bicicletta. Caratteristica principale di questo estremo lembo piemontese è la presenza costante di calanchi che conferiscono all'ambiente un aspetto vagamente inquietante. I continui avallamenti del terreno trovano peraltro pieno riscontro sotto le ruote, dove a ripide discese fanno immediatamente seguito risalite più brevi ma altrettanto difficoltose. Si prosegue attraverso Turpino e Pareto per più di dieci chilometri molto spettacolari su una stradina tortuosa di cresta che svetta sulle valli Erro e Bormida ragalando continui cambi di prospettiva e scorci di rara bellezza, se si tiene conto che si viaggia su altitudini intorno ai 400 metri: davvero una piacevolissima sorpresa, una delle strade percorse quest'anno che sicuramente lasceranno una traccia importante nei miei ricordi.
Quando infine raggiungo Pareto al termine di un'ennesima salitella, mi rendo conto che il continuo saliscendi è stato piuttosto dispendioso, ma sono consapevole che il peggio dal punto di vista altimetrico deve ancora cominciare. Il tempo di sconfinare simbolicamente in provincia di Savona attraverso il paesino di Mioglia, e svolto a sinistra verso ponte d'Erro. Sono sei chilometri in leggero falsopiano a scendere, ma battuti da un bel vento contrario che non mi lascia rifiatare come avrei voluto, sebbene abbia ancora una discreta quantità di benzina nel mio serbatoio.
Raggiunta la fondovalle dell'Erro, la percorro per un chilometro in direzione di Acqui, poi è il momento di girare a destra per affrontare la temuta salita da Fondoferle a Cimaferle. È una stradina stretta e rugosa che dopo un primo tornante pedalabile diventa molto cattiva per i successivi tre chilometri, con medie superiori al 10%. Avevo letto una recensione in Rete, ma devo dire che una volta sotto i pedali la salita mi sembra ancora più dura di come l'avessi immaginata, complice la totale esposizione a un sole che nel frattempo si è fatto caldissimo. Dopo un paio di rampe al 15% all'altezza del primo chilometro, la salita concede un breve tratto per respirare, ma è una breve illusione: nel chilometro e mezzo che segue non c'è più letteralmente un metro in cui tirare il fiato, bisogna soltanto lavorare di gambe e di testa in attesa di uno scollinamento che pare non arrivare mai. È senz'altro il passaggio più duro che abbia affrontato quest'anno, direi peggio di Albaretto, e anche quando finalmente la strada spiana decisamente nell'ultimo mezzo chilometro prima di entrare a Cimaferle, mi manca la forza per godermi appieno l'impresa, con la mente invece rivolta alle gambe improvvisamente pesanti e la gola riarsa che chiede la pietà di un po' d'acqua.
Purtroppo, nella borgatina non vedo fontane e l'unico bar è chiuso, per cui non mi resta che proseguire per Ponzone, distante cinque chilometri. La strada è in discesa e molto panoramica, una vera manna per il mio corpo che poco alla volta si raffredda, salvo l'ultimo chilometro ancora in contropendenza prima di arrivare in paese. La bella notizia è che finalmente trovo una fontana a cui dissetarmi abbondantemente, e quando riprendo le cose vanno molto meglio, sebbene prima di Cavatore ci sia anora spazio per l'ennesimo - ma stavolta ultimo - saliscendi.
Gli ultimi 5-6 chilometri prima di Acqui sono interamente in discesa, molto belli e filanti, poi è la chiusura di un anello non comodissimo, ma che valeva la pena di provare. In attesa del Tour all'Agnello, un valido banco di prova: a luglio mi concederò probabilmente un unico giro per recuperare la condizione fisica migliore.

Nessun commento:

Posta un commento