Dogliani - Bonvicino - S. Benedetto Belbo - Mombarcaro - Paroldo - Murazzano - Belvedere Langhe - Dogliani (Km 49,5)
Uno scenario che non delude mai e qualche breve excursus inedito per il sabato di Pasqua, prima e verosimilmente ultima uscita di aprile. Prima di una sosta difficile da stimare, rinuncio all'itinerario sulle strade coppiane e punto decisamente sull'usato sicuro, un bel percorso tra le alture delle Langhe, toccando alcune delle mete più classiche e suggestive (Mombarcaro, Murazzano) e altre molto più nascoste (Ca' di Lù, Paroldo) ma altrettanto affascinanti.
Fisso la partenza da Dogliani, che raggiungo dopo un'ora abbondante di macchina. Fa piuttosto freddo, il cielo è coperto e le previsioni danno peggioramento per le ore successive, per cui il primo provvedimento è un breve taglio nella prima parte del giro: niente Bossolasco, ma arrivo al passo della Bossola attraverso Bonvicino, circa cinque chilometri e un centinaio di metri di dislivello in meno. Differenze quasi insensibili, ma voglio evitare assolutamente di trovarmi in difficoltà in caso di condizioni meteo sfavorevoli. Resta comunque inalterato il senso anche tecnico del giro, più o meno 50 km con oltre 1000 metri di dislivello totale, il massimo fino ad ora e tutto sommato un mezzo azzardo dopo la faticaccia della settimana prima. Le sensazioni in avvio sono però buone e la scelta si rivelerà alla fine azzeccata e appagante.
Pronti via, e le prime pedalate in leggera salita per uscire dal paese chiariscono che non ci sarà da patire il caldo. L'aria è a dir poco frizzante, ma per fortuna ho optato per l'abbigliamento più pesante, e basta qualche minuto per scaldarsi e procedere per tutta la giornata in un clima quasi ideale grazie all'assenza del vento che l'anno scorso su queste strade mi aveva fatto penare non poco.
Raggiunto in breve il bivio per Bonvicino, giro a destra e imbocco la prima salita della giornata, la più lunga coi suoi quasi 8 chilometri, ma anche la più agevole, insomma quel che ci vuole per testare gambe e fiato. Dopo un primo chilometro di ascesa pedalabile ma continua, ne seguono un paio molto facili che presentano qualche breve contropendenza; il quarto chilometro, con attraversamento dell'abitato di Bonvicino preceduto e seguito da un paio di rettilinei abbastanza impegnativi, è invece il più duro, mentre l'ultima parte di salita, ormai in alta langa, è regolare e facilita l'impostazione di un ritmo costante fino al raggiungimento del passo, da cui si gode un magnifico panorama sulla valletta appena percorsa e sulla pianura retrostante.
Dopo lo scollinamento, la strada scende per un paio di chilometri abbastanza ripida fino al Belbo, ed è qui che abbandono la provinciale per S.Benedetto e Niella, e imbocco una stradina parallela che dovrebbe portarmi direttamente a Mombarcaro passando per Ca' di Lù, minuscolo borgo citato da Fenoglio. La scelta di rivela indovinata solo a metà, perché la strada è bellissima e solitaria, a tratti molto dura, Ca' di Lù presenta ancora qualche notevole casetta in pietra e il paesaggio circostante è in generale molto bello, con prati e boschetti che si alternano nella pace e nel silenzio assoluti; peccato solo che la parte centrale della salita, circa un chilometro, sia sterrata e che sia costretto a scendere dalla bicicletta proprio nel momento in cui le gambe sembravano rispondere al meglio. Difficle capire perché quel breve tratto non sia ancora stato asfaltato, non mi sembra che la bellezza del luogo ne risentirebbe in alcun modo, dal momento che poco lontane corrono altre stradine del tutto simili a questa e completamente asfaltate: fatto sta che quando posso finalmente ricominciare a pedalare manca poco al ricongiungimento con la strada principale per Mombarcaro, dove circa un chilometro dopo termina anche questa seconda asperità. La temperatura freddina e il cielo coperto mi sconsigliano per una volta di salire al centro del paese, e procedo quindi senza ulteriori indugi in discesa verso la fondovalle del Belbo, pochi chilometri più a monte di dove l'avevo attraversato la prima volta.
Scavalcato il torrente, è di nuovo ora di salire. Solo un paio di chilometri, ma l'attraversamento della frazione Bragioli, per quanto lo conosca benissimo, è sempre molto impegnativo. Lo affronto con la dovuta cautela e raggiungo abbastanza bene la statale di cresta dove svolto a sinistra in direzione di Montezemolo. Poco più di un chilometro in leggera discesa e abbandono la strada principale per imboccare a destra una strada secondaria che porta a Paroldo, a mezza collina sopra Ceva. È una deviazione che mi porterà nel giro di 7-8 chilometri alla Pedaggera, un tratto mai percorso in precedenza che da quanto ho capito dalle cartine presenterà nella risalita rampe a doppia cifra.
Per ora la strada è comunque in buona discesa e una volta a Paroldo, all'altezza del cimitero, mi immetto in una stradina che dopo poche centinaia di metri si butta improvvisamente all'ingiù lasciando presagire una salita altrettanto ripida.
Il primo tratto di ascesa è in realtà abbastanza facile, un chilometro e mezzo intorno al 6-7% intervallato da un paio di tornanti che supero senza particolari difficoltà. In uscita da una curva, la seconda metà della salita presenta però il conto che mi aspettavo: un paio di lunghi rettilinei che tagliano direttamente su per la collina senza nemmeno un metro per rifiatare. Anzi, complice la stanchezza che inizia ad affiorare, la sensazione è che le pendenze vadano man mano incattivendosi, costringendomi nel finale addirittura a zigzagare. Passato in qualche modo questo chilometro terribile, nell'ultimo tratto la pendenza torna a farsi accettabile e di lì a poco raggiungo l'agognata Pedaggera.
Qui riprendo la statale che mi riporterà a Dogliani dove i passaggi a Murazzano e Belvedere, qualche innocuo saliscendi nella prima parte, poi ultimi 8 chilometri interamente in discesa a concludere un giro bello e impegnativo al punto giusto.
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