venerdì 2 ottobre 2009

Le Langhe albesi / 3



Alba - Diano d'Alba - Montelupo Albese - Benevello - Borgomale - Bosia - Lequio Berria - Rodello - Ricca - Alba (Km 56,2)


Le Langhe non sono solo grandi vini, cantine rinomate, ristoranti di lusso, cascine trasformate in ville da svizzeri e tedeschi. Basta scartabellare un po' di cartine e nel raggio di una decina di chilometri spunta ancora la terra antica e avara di Fenoglio, punteggiata da case in pietra e attraversata da stradine talmente remote da mettere in crisi addirittura Google Maps, che stavolta mi costringe a spezzare il mio percorso domenicale in due tronconi.
La partenza è ancora una volta da Alba, ma questa volta l'itinerario si sviluppa verso sud, con obiettivo la media valle Belbo e successiva risalita a Lequio Berria, paesino appoggiato sulla cresta tra le valli Belbo e Talloria, a circa 700 metri di altezza. La giornata è quasi estiva, temperatura perfetta per pedalare in collina, vento quasi assente, peccato solo per la foschia che offusca i panorami straordinari che in quota si allargano su tutta la Langa e oltre.
Imbocco subito corso Langhe per uscire dalla città, quindi all'ennesima rotonda svolta a destra in direzione di Diano. Dopo un primo tratto in falsopiano, si inizia a salire per circa 6 chilometri: niente di particolare, pendenze leggere e regolari intorno al 5%, nessuno strappo, per cui si può salire col pilota automatico, praticamente senza cambiare ritmo di pedalata dal primo all'ultimo metro che coincide con l'ingresso in paese, da cui si gode una bellissima panoramica a 360 gradi. Uno degli errori da non fare lungo questa strada è di considerare chiusa l'asperità con la conquista di Diano, i 7 chilometri che seguono - a parte il primo in discesa - sono in continuo falsopiano, pendenze sempre intorno al 3-4%, ma intanto si riguadagnano quasi 300 metri di dislivello e soprattutto si rischia di disperdere un sacco di energie se non si azzecca il rapporto giusto. Dalla mia c'è l'esperienza delle tante volte che ho già percorso questo tratto in passato, e così ne approfitto per salire con passo tranquillo gustandomi la vista via via più ampia che regala il passaggio dalla bassa all'alta Langa, dove boschetti e prati verdissimi prendono il posto dei classici filari.
Quando arrivo al bivio per Benevello, constato che sta andando molto bene, i primi 500 metri di dislivello sono scivolati via in scioltezza, e anche in quota la temperatura mite giustifica la scelta di non andare oltre la giacca a vento senza maniche.
I chilometri che servono a raggiungere Manera sono molto divertenti, un continuo saliscendi in cresta su strada ampia ma tranquilla, dove non incontro praticamente traffico, soprattutto mancano i grupponi di motociclisti che mi hanno infastidito sulla Alba-Bossolasco e che torneranno sulla Alba-Cortemilia, alla quale mi ricongiungo proprio a Manera.
Per fortuna, stavolta la strada è tutta in discesa, passando per Borgomale, e in pochi minuti sono al ponte sul Belbo, oltrepassato il quale svolto a destra verso Bosia per attaccare il tratto più suggestivo del giro, quello che mi riporterà in quota a Lequio Berria attraverso una bellissima, e in parecchi punti durissima, stradina che si arrampica prima tra i noccioleti, poi nel fitto della boscaglia, e infine si snoda nuovamente in cresta liberando lo sguardo su scenari di una bellezza selvaggia e struggente.
La salita, una delle sei tra alta e bassa Langa catalogate 'salite dei campioni' e dedicata a Pantani, inizia appena superato un nuovo ponticello sul Belbo. La strada si riduce a una strisciolina di asfalto a tratti sbrecciato e subito si impenna lungo una serie di tornanti e traverse di rado intervallate da rampe più pedalabili. Ricordo bene le caratteristiche della salita per averla già percorsa l'anno scorso, e so dunque che la parte più difficile deve ancora arrivare, cosa che mi consiglia di non forzare quando le pendenze sono più dolci. Ne approfitto per apprezzare meglio l'armonia antica di questi luoghi: i pendii faticosamente coltivati a nocciole, le rare casette in pietra, il bosco di castagni e conifere, il tutto talmente nascosto e sperduto al mondo 'civile' da temere a momenti di fare qualche brutto incontro, tipo cinghiale o - peggio ancora - cani randagi.
Per fortuna, non succede niente di tutto questo, e arrivo infine al tratto più duro, una lunga rampa rettilineo che vira senza pietà all'insù, seguendo la pendenza naturale della collina: siamo al 15%, forse anche qualcosa in più, ma ho ancora abbastanza benzina da consumare e riesco a superare il breve ma difficile ostacolo senza troppi patemi. Segue una curva dove la strada spiana molto, quindi l'ultimo impegnativo strappo, quasi 10%, prima di raggiungere la cresta. Un po' di morbido saliscendi e sono Lequio Berria e poco dopo al ricongiungimento alla Alba - Bossolasco.
Giro a destra in discesa, oltrepasso il bivio per Benevello puntando dritto per Diano, ma poco dopo, a una rotonda, prendo nuovamente a destra per Rodello, iniziando di fatto la discesa che mi riporterà ad Alba. È una strada ampia e scorrevole, e in breve tempo arrivo alla frazione di Ricca, dove mi immetto nel lungo rettilineo che di lì a 3 chilometro mi riporterà in città.

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