lunedì 9 marzo 2009

Sulle strade dei vini



Neive - Coazzolo - Castiglione Tinella - Calosso - Castelnuovo Calcea - Mombercelli - Ronchi - Rocchetta Tanaro - Masio (Km 55,2)



Giornata limpida e soleggiata dopo le piogge dei giorni precedenti, ideale per la bicicletta.
Primo percorso in linea dell'anno, c'è il terreno adatto per avventurarsi in strade sconosciute e men che secondarie, scovate dopo una certosina ricerca tra cartine cartacee e on-line. Le linee guida che avevo in mente erano più o meno queste: lunghezza percorso attorno ai 50 chilometri, dislivello totale intorno ai 6-700 metri, altimetria nervosa ma non impossibile (alla fine i tratti in salita saranno sei, ma solo uno lungo più di tre chilometri e con dislivello superiore ai 200 metri), ma soprattutto strade immerse tra le colline e completamente fuori dal traffico per godermi in pieno panorami unici e per buona parte inediti.
Decido di partire dal ponte sul Tanaro sotto Neive, subito dopo pranzo. Appena superato il bivio per Barbaresco la strada comincia a salire morbidamente verso Neive, capisco subito che la temperatura è buona e che la giacca invernale non mi darà particolari fastidi. Tengo il mio solito ritmo tranquillo e in capo a pochi minuti sono alla rotonda di ingresso in paese che segna la fine del primo strappetto, proseguo diritto scendendo alla stazione e dopo un altro paio di chilometri pianeggianti lungo la strada per Castagnole arrivo al bivio per Coazzolo e Castiglione Tinella. È una strada che avevo già percorso anni fa in un anello bello e massacrante di quasi 100 chilometri da Bergolo, ma non lo ricordo bene, il che è già significativo del fatto che non può essere terribile. Sono comunque i 4 chilometri che rappresentano il passaggio più impegnativo della giornata, anche perchè sono abbastanza freddo e il pranzo gira ancora nello stomaco. La quasi totalità del dislivello è coperta da due strappi abbastanza violenti, il primo subito prima di Coazzolo che prosegue anche in paese, il secondo - più lungo - tra Coazzolo e Valdivilla, e qui è un bel chilometro che toglie il respiro. Quando scollino e rientro per un breve tratto in provincia di Cuneo sono alla canna del gas, il paio di chilometri che mancano a Valdivilla servono a rifiatare dopo l'apnea degli ultimi duecento metri.
Per fortuna alla durezza di questo tratto fa da contraltare il paesaggio che a ogni pedalata diventa più ampio e spettacolare, con la strada che s'infila stretta tra filari ancora scheletrici e tutt'intorno un susseguirsi di colline, più aspre a destra dove ci si affaccia sulle valli Belbo e Bormida, fino agli Appennini liguri, più dolci a sinistra dove degradano fino al Tanaro, e di lì tutta la pianura e in fondo la sagoma delle Alpi innevate.
Lasciata alle spalle anche Valdivilla, dopo un ultimo dosso, la strada disegna un paio di tornantoni all'ingiù che portano direttamente a Castiglione Tinella, l'ultimo paese della Granda, appena superato il quale si abbandona la strada principale per girare a destra, destinazione Calosso. da qui fino a Mombercelli saranno strade pressoché sconosciute, sperse tra colline tutte uguali, strette, talvolta dissestate e completamente prive di segnalazioni. Per almeno una decina di chilometri dovrò fidarmi più al senso dell'orientamento che alla memoria delle cartine precedentemente studiate. Come sempre in questi casi, conforta che anche in caso di errori si potrà al massimo scartare di qualche chilometro dal percorso definito.
Saranno la novità dei luoghi e la sensazione di perdersi in un ambiente tagliato fuori da qualsiasi itinerario - sono i classici posti dove non si può finire per caso -, certo è che la mezz'oretta che mi aspetta è la più appagante del giro, quella che mi farà catalogare in qualche angolo della momeria questa giornata come un pomeriggio speso bene, un piccolo tassello aggiunto al mosaico di emozioni che la bicicletta mi porta in dote da tanti anni. Chi non va in bici - ma anche chi ci va con obiettivi diversi dai miei - non può capire il senso di soddisfazione e al tempo stesso di pace con se stessi che possono regalare certi scorci conquistati al prezzo di piccoli o grandi sforzi ripagati dal piacere di gustare anche fisicamente ogni piega del territorio che si attraversa.
Raggiungo in buona sostanza contento come una Pasqua la fondovalle tra Castagnole e S. Stefano, oltrepassata la quale inizia la salita per Calosso, che da qualche chilometro svettava in punta all'ordine di colline al di là del Tinella. Sono un altro paio di chilometri molto belli, con solo l'ultima rampa che si fa più impegnativa prima di ricongiungersi con la circonvallazione, e di qui tornare a scendere. È il tratto centrale del percorso, quello in cui le gambe girano meglio, e in pochi minuti sono già alla provinciale Asti-Nizza che percorro per un paio di chilometri prima di svoltare nuovamente a destra per salire a Castelnuovo Calcea, poco più di un chilometro con pendenza progressivamente in aumento.
Da questo momento, riprendo strade più familiari, raggiungo Mombercelli e da qui risalgo verso il Bricco, ma prima di arrivarci c'è l'ultima variazione sul tema: una deviazione a sinistra che porta a Rocchetta attraverso la frazione Ronchi e una sorta di parco fluviale con la strada che adesso sfila nel bosco.
Sembrerebbe la degna conclusione di una giornata ideale, se non fosse che l'oste di una preparazione ancora molto abbozzata presenta il suo conto: sono ormai a circa 45 chilometri e la benzina è finita anche oggi, complice il vento che si è messo a soffirmi in faccia. Raggiungo d'inerzia il bivio per Masio e mi preparo all'ultima fatica di giornata, la salita per i Mogliotti, breve e tagliagambe. Il veleno sta nella coda, l'unica è non mandare la testa altrove, penso alla formazione per il derby, chi giocherà a destra e chi di punta in vista del Chelsea.
Poi è davvero finita, un'oretta di riposo e spunta una mezza idea per la settimana prossima.

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